Sartirana: Giovanni Perego racconta di quando il Lago era il serbatoio degli Gnecchi e le canne si usavano per fare sedie

C'è stato un tempo, nemmeno troppo lontano, in cui il Lago di Sartirana veniva svuotato ogni estate per favorire l'approvvigionamento d'acqua dei ricchi signori di Verderio, gli Gnecchi, che dovevano irrigare i loro campi agricoli attorno alla Cascina Bergamina. Era allora che i contadini della frazione riuscivano a tagliare dalla base le canne che con l'acqua alta fuoriuscivano appena, lasciandole poi asciugare perché tornassero utili per impagliare le sedie o accendere un fuoco.
Erano tempi profondamente diversi dagli attuali, certamente più complicati se si raffrontano i mezzi di cui si poteva disporre all'epoca a quelli che abbiamo oggi. Ma non sempre l'evoluzione tecnologica che ci differenzia da chi eravamo sessant'anni fa sembra essere andata di pari passo con un'elevazione del benessere collettivo. Il Lago di Sartirana e il modo in cui veniva vissuto nell'immediato dopoguerra è un esempio di ciò e Giovanni Perego, sartiranese 'doc' di 75 anni, ne ricorda ancora i dettagli.


Giovanni Perego

Suo papà comprò un terreno attiguo al Lago quando lui di anni ne aveva appena 13 e da quell'appezzamento, di cui si prende cura ancora oggi, Perego ha vissuto tutta la storia più recente del Lago.
''Non ricordo con precisione quando gli Gnecchi di Verderio smisero di prendere l'acqua, ma cinquant'anni fa di sicuro lo facevano ancora'' ha raccontato. ''La Roggia andava fino al laghetto di San Rocco, passava nella proprietà del Principe Falcò, scendeva dal Respiro di Robbiate e arrivava alla Bergamina a Verderio. Oggi quel tracciato esiste ancora ma lo scolo del Lago passa sempre da San Rocco e poi scende all'Adda attraverso la Ruschetta di Imbersago. Un tempo l'acqua veniva usata per i campi e quando veniva prosciugato i contadini andavano a raccogliere le cannette. Ricordo ancora che venivano messe sugli asini e usate per fare le sedie''.
Il prosciugamento del Lago, che poi in autunno si riempiva attraverso la pioggia e le sue sorgenti, favoriva sicuramente - ha aggiunto Perego - una corretta ossigenazione dell'habitat che allora come oggi proliferava di pesci. ''Allora c'era un continuo ricambio dell'acqua, oggi dubito sia lo stesso. Quando ci tuffavamo e nuotavamo nel lago mi ricordo che se si passava vicino al punto dove sgorgava la sorgente si usciva con le gambe congelate. Oggi è possibile che quelle sorgenti siano anche tappate. Il sabato, ad ogni modo, si andava tutti a fare il bagno. Per molti era anche un modo per lavarsi, perché nelle case non c'era tutta l'acqua che c'è oggi''.
Il Lago era allora molto più vissuto e non strettamente legato all'attività della pesca. ''Quando d'inverno ghiacciava ci si poteva salire con un trattore'' ha spiegato Perego. ''Noi giovani andavamo sopra, staccavamo le canne che uscivano e accendevamo il fuoco per scaldarci. Il ghiaccio non si scioglieva abbastanza nemmeno per creare una crepa. Per pescare, d'inverno, si facevano dei fori nel ghiaccio e si metteva una lenza attaccata ad un legnetto che poi veniva appoggiato più staccato rispetto al buco. Si lasciava lì qualche ora e quando si tornava il legnetto era quasi sempre finito sopra il buco, con il pesce che aveva abboccato. Ne prendevamo a centinaia''. Con le immagini rievocate da Perego, la moria di pesci del Lago di Sartirana dovuta alla mancanza di ossigeno nell'acqua fa ancora più pensare che negli ultimi anni la riserva sia stata tristemente trascurata.
A.S.
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