Lecco: l’Arma dei carabinieri in festa per il 197° di fondazione. Riscaldati: ''Siamo difensori, confessori e tutori di chi soffre''

Il Palataurus di Lecco ha fatto da teatro questa mattina all’annuale festa dell’Arma dei Carabinieri che quest’anno ricorda il 197°anniversario della sua fondazione. Presenti all’evento tutte le massime autorità cittadine e provinciali che, insieme al numeroso pubblico che gremiva le gradinate del Palazzetto di Rivabella, hanno assistito alla suggestiva parata delle varie rappresentanze di tutti i Carabinieri del comando provinciale di Lecco, comprese le varie specialità dell’Arma della provincia quali gli sciatori e rocciatori, gli addetti alla motovedetta, le unità cinofile e il nucleo di protezione civile dell’Associazione Nazionale Carabinieri, tutte accompagnate dalle note magistralmente eseguite dalla Banda Giuseppe Verdi di Lecco.


“È per me un privilegio celebrare la festa dell’Arma nell’anno del 150° anniversario dell’Unità d’Italia”, con queste parole il ten. Col. Marco Riscaldati, che guida il comando Provinciale di Lecco, ha iniziato il suo lungo discorso, durante il quale, oltre a ripercorrere le tappe più significative che costellano la gloriosa storia dell’Arma celebra con la festa odierna, ha puntato l’attenzione sulla complessa e intensa attività che ogni giorno, anche nel nostro territorio, i Carabinieri sono chiamati a compiere, descrivendola con poche ed efficaci parole: “Oggi non intendo elencare i numeri che esprimono i risultati dei Carabinieri della Provincia di Lecco ottenuti nel corso di quest’ultimo anno. I numeri non raccontano e non descrivono la reale, concreta e quotidiana attività del carabiniere.

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Perché nessuna rilevazione, nessuna statistica, nessuna rendicontazione potrà mai quantificare la diuturna opera di vicinanza, considerazione, disponibilità verso le istanze più disparate della collettività, verso il cittadino disorientato, il genitore preoccupato, l’anziano angustiato dai pensieri e dalle complicazioni della sua vecchiaia e dei suoi disagi, nonché l’attenzione, talvolta estenuante e logorante, verso i conflitti condominiali o di confine, le incomprensioni familiari e generazionali, le ostilità tra adolescenti e, più in genere, la litigiosità di tutti i giorni.

I carabinieri sanno essere confessori, difensori e tutori, rivolti sia a chi è deviato nello spirito sia a chi è vittima offerta all’oppressore, nel terrore e nel soccorso, nel dolore e nel conforto. Sovente l’attività del carabiniere incide sul destino di uomini in situazioni di inferiorità o di sofferenza, vittime o delinquenti, schiavi di deviazioni e vizi. Ebbene, in presenza di tali circostanze, coscienza, sobrietà e discrezione non sono meno importanti di perizia, abilità e competenza.

E questo impegno spesso trova la sua unica, silenziosa gratificazione nell’apprezzamento e nell’affetto della gente”. In conclusione, dopo i saluti e ringraziamenti di rito alle numerose autorità presenti alla cerimonia, che ogni giorno affiancano l’Arma e le altre forze dell’ordine nella dura lotta per la tutela della sicurezza dei cittadini, il Colonnello Riscaldati ha voluto rivolgere un doveroso e commosso ricordo a tutti gli eroi che proprio indossando la divisa da Carabiniere hanno sacrificato la loro vita: “l’etica professionale che deve contraddistinguerci, non può rifuggire dal pensiero verso chi, ultimo di una fitta schiera, ha lasciato sul campo del dovere la sua vita, in Patria o, come soldato di pace, in terra straniera: da Scapaccino al Podgora, da Culquaber al fronte russo, da Salvo d’Acquisto ai 12 Carabinieri martiri delle Fosse Ardeatine, dai caduti nella lotta al terrorismo e contro le mafie a Nassirya ed a tutti coloro che la storia e le cronache faticano a ricordare ma che hanno lasciato una moglie senza un marito, dei bambini senza un padre e dei genitori senza un figlio, non ultimo il Ten. Col. Cristiano Congiu ucciso pochi giorni orsono in Afghanistan. Il nostro pensiero è perennemente rivolto a loro!”

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Rosa Valsecchi - Caterina Franci
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