Merate: con la Semina e Calabrò si parla di cura e comunità, cardini per il post-covid

"Abbiamo bisogno di prendere atto della nostra fragilità e di andare oltre". Non si è discusso solo di economia nel webinar organizzato dall'associazione culturale La Semina. Si è oscillato tra benessere e disuguaglianze, futuro e  speranza, politica e scuola in una conferenza ricca di spunti e riflessioni. 

Il giornalista Antonio Calabrò


Ospite d'eccezione Antonio Calabrò, giornalista e scrittore per L'Ora, Il Mondo, la Repubblica, già direttore editoriale del gruppo Il Sole24Ore. Calabrò inoltre è direttore della Fondazione Pirelli, vicepresidente di Assolombarda, Presidente di Museimpresa, Presidente de Il Cittadino e membro dei board di numerose istituzioni e società. Il giornalista ha presentato il suo ultimo libro "Oltre le fragilità" che, partendo dalla volontà di indagare la crisi economica dovuta al Covid, approda allo svelamento dei limiti del nostro modello economico.    La pandemia ha costretto ad accelerare processi che avremmo dovuto tenere in considerazione già a partire dal 2008. "Con questa nuova crisi molti hanno ripensato allo sviluppo economico, un cambiamento che avremmo dovuto prevedere da tempo. Bisogna ripartire da due parole cardine: cura e comunità - ha spiegato Calabrò. - In questa crisi gli anziani sono diventati il nuovo ceto debole: la corsa alla ricchezza, infatti, non garantisce una famiglia che possa prendersi cura degli anziani".
Tanti i punti toccati dal giornalista: ambiente, qualità della vita, disuguaglianza, welfare, lavoro, politica, scuola, Europa. "Già nella prime giornate della pandemia sapevamo che questa condizione avrebbe potuto riguardare chiunque di noi. Abbiamo fatto i conti con due cose antichissime come la malattia e la morte". Il giornalista, nel suo intervento appassionato, ha analizzato brevemente la gestione del Covid e ha sottolineato come il nostro sistema sanitario, nonostante le tante falle, sia stato in grado di porre un freno alla pandemia. "Ci sono stati molti errori. Ma è facile affermare questo dopo l'emergenza. La sanità italiana - ha spiegato Calabrò - ha tenuto perché esiste il senso di una responsabilità pubblica". Il relatore ha poi parlato della città di Milano che, per molti anni, è stata l'orgoglio d'Europa, la locomotiva d'Italia e che oggi è oggetto di forti critiche, soprattutto sui social.  "Questo è un errore da non fare: Milano è una città aperta, che accoglie, che include attraverso il lavoro e la qualità del lavoro. Qui milioni di persone hanno trovato cittadinanza e benessere. Ma attenzione: non bisogna raccontare Milano solo come la corsa ai soldi, la frenesia del denaro".

Il presidente della Semina Stefano Covino e Pierangelo Marucco

Ad una domanda del pubblico, Calabrò ha risposto con la lettura di un breve passo del suo libro. "Siamo cambiati, nel nostro tempo incerto e tagliente. Non migliori, forse. Non peggiori, speriamo. Comunque diversi, più consapevoli non solo di «ciò che non siamo, ciò che non vogliamo», ma soprattutto di quello che ci tocca fare per tenere insieme benessere e solidarietà, sicurezza e democrazia. Rilanciare l'economia e il lavoro, pensando alla sostenibilità ambientale e sociale, con un'attenzione particolare per il ruolo fondamentale della Ue. E costruire comunità più equilibrate. Per non perdersi troppo d'animo e non disperdere conquiste e valori".  Calabrò ha poi criticato in maniera dura la politica italiana che "vuole rispondere all'emergenza con l'emergenza". Il giornalista ha denunciato la miopia della classe politica, incapace di guardare oltre una legislatura. Come ricostruire, dunque, lo sviluppo del Paese? La risposta non lascia spazio a dubbi: digitale e green economy. Infine, è stato toccato anche il tema dell'importanza del linguaggio, "capace di cambiare il mondo e di incidere sui processi". 
B.V.

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