Con la Semina e la prof.ssa Formenti un incontro sull'apprendimento permanente

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Che cosa si intende per apprendimento? Perché un adulto decide di intraprendere un nuovo percorso di formazione? Quali sono le strategie che utilizziamo? Per rispondere a queste domande l'associazione La Semina ha organizzato un incontro online dal titolo "Cosa imparo oggi? Le sfide dell'apprendimento permanente". Ospite del webinar è stata Laura Formenti, docente di Pedagogia generale e sociale all'Università degli Studi di Milano Bicocca, presidente della Rete Universitaria Italiana per l'Apprendimento Permanente (RUIAP) e coordinatrice della Rete di ricerca europea "Life History and Biography in Adult Education Research".

Come ha sottolineato la professoressa, l'Italia ha 13 milioni di cittadini adulti privi di diploma e il 70% non ha le competenze necessarie per esercitare la cittadinanza attiva. "Nel nostro Paese c'è molta disinformazione e questo porta una buona parte dei cittadini a non avere un pensiero critico. La formazione è dunque vista con diffidenza. Inoltre, le politiche e le pratiche per l'accesso degli adulti all'offerta formativa sono deboli e di fatto questo aspetto si configura come una vera e propria ingiustizia sociale: la formazione in Italia non viene premiata" - ha esordito Formenti.

La professoressa ha spiegato come l'offerta formativa per gli adulti deve essere ad hoc, pensata su misura per ogni singolo discente. "Gli adulti tendono ad imparare solo se forzati, un aspetto evidente anche in questi mesi di emergenza Covid-19. L'insieme di conoscenze, capacità, atteggiamenti formano le cosiddette competenze. Inoltre, gli apprendimenti spontanei, auto o eterodiretti, sono quelli più importanti".
Formenti ha poi affrontato il concetto di "apprendimento permanente", un'idea che affonda le radici negli anni Settanta e oggi viene presa in considerazione anche a livello internazionale ed europeo come la chiave di volta per la trasformazione profonda non solo di un singolo individuo, ma di una comunità, di un'impresa e di un'intera società.

"Quando una persona apprende, cambia anche la sua identità. Con la legge 92 del 2012 l'Italia si è impegnata a garantire il riconoscimento delle conoscenze pregresse, anche acquisite in ambito informale. Peccato che questa legge non venga applicata. Di fatto, la conoscenza permanente nasce per una scelta professionale e si focalizza su un interesse d'apprendimento individuale. Con gli anni mi sono accorta che non è importante cambiare contesto ma avere una nuova visone del mondo".

Formenti ha poi illustrato i quattro livelli di apprendimento dello studioso Gregory Bateson e ha provato ad applicare queste categorie all'emergenza Covid. "Di fatto l'uomo è un animale economico: l'adulto tende a non cambiare nulla se non costretto. Una crisi, come quella che abbiamo vissuto in questi mesi, genera dilemmi, porta a chiedersi che cosa è veramente importante e l'esperienza spesso genera un cambio radicale. Gli adulti hanno dei valori, dei punti di vista. Questi ultimi, quando non servono, devono essere abbandonati. Alla fine di questa emergenza, il gap tra i cittadini si allargherà sempre di più non solo per la facilità di alcuni di apprendere più velocemente, ma anche per fattori socioeconomici: non tutti infatti hanno a disposizione una connessione o un pc".
Inoltre, facciamo spesso l'errore di associare l'età adulta all'autonomia personale, all'autodeterminazione e all'autosufficienza. In realtà, come ha evidenziato la professoressa, "gli adulti dipendono da tantissimi aspetti o persone, come ad esempio dal proprio datore di lavoro. L'apprendimento e il cambiamento sono spesso difficili, dolorosi. Si tratta di ritrovare la propria voce con un processo lento e tortuoso".

Tante le domande del pubblico collegato al webinar. Una docente della scuola secondaria, ad esempio, ha chiesto come smuovere gli alunni dal torpore e come convincere gli insegnanti a cambiare il loro metodo di insegnamento.
"Ciò che è importante è il feedback - ha risposto Formenti. - Gli alunni non devono solo essere portati ad agire, ma devo avere un riscontro del loro lavoro. Spesso i professori non sanno chi è lo studente che hanno davanti o non capiscono le dinamiche di una classe. Ma se l'adulto, in questo caso il professore, non vuole mettersi in gioco, come si pretende che i ragazzi percepiscano il cambiamento?".

B.V.

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