Ma cosa succede se ci sono degli animali domestici a far parte della famiglia in crisi?
Il tema della tutela giuridica degli animali di affezione è stato oggetto di attenzione da parte della dottrina e, di recente, finalmente anche del legislatore italiano: in Parlamento giace, infatti, da ormai qualche anno, una proposta di legge, che vorrebbe l'introduzione nel codice civile dell'art.445 ter, volto a regolamentare, per l'appunto, l'affido degli animali familiari in caso di separazione/divorzio dei coniugi (applicabile anche in caso di scioglimento dell'unione civile) o nell'ipotesi di conclusione della relazione tra conviventi.
Ad oggi, però, manca ancora una specifica norma di riferimento, che disciplini le modalità di "affidamento" dell'animale domestico e, pertanto, per capire come ci si deve comportare e come poter tutelare al meglio il nostro animale da compagnia, occorre guardare ai precedenti giurisprudenziali.
Nella maggior parte dei casi, i provvedimenti assunti nelle aule di giustizia recepiscono accordi raggiunti direttamente dalle parti nella definizione dei loro rapporti a seguito della crisi dell'unione familiare: questo, quindi, consente che le parti si separano consensualmente, possono decidere di inserire, all'interno dell'accordo che regolamenta, in generale, i loro rapporti, anche le condizioni relative all'affidamento dell'animale da compagnia, nonché la ripartizione delle spese per il suo mantenimento e per le sue cure.
Il problema si pone quando l'accordo delle parti non c'è. Il Giudice, infatti, non è obbligato a pronunciarsi sul collocamento dell'animale da compagnia: a chi ci si deve rivolgere, quindi, per ottenere un provvedimento che statuisca con chi deve stare l'amico a quattro zampe?
In assenza di una normativa specifica al riguardo, non mancano casi in cui la decisione relativamente alle sorti degli animali, nell'ipotesi di conflitto tra le parti, sia stata assunta lo stesso dai Tribunali in sede giudiziale, nell'ambito proprio dei giudizi di separazione e divorzio.
L'orientamento giurisprudenziale maggioritario tende, infatti, a prestare sempre più attenzione ai legami affettivi dell'animale con i membri della famiglia, che devono essere preservati, e ciò indipendentemente dall'effettiva intestazione dell'animale stesso: se, infatti, in passato, le pronunce prevedevano la restituzione immediata dell'animale al suo intestatario (al coniuge o convivente proprietario a cui era riconducibile, per esempio, il microchip), di recente i Tribunali sembrano essere orientati verso una maggiore tutela dell'animale, in quanto titolare di diritti autonomi, ponendo, quindi, l'attenzione sull'interesse che la coppia mostra nei confronti dell'animale stesso.
Da qui l'applicazione, per analogia, agli animali domestici della disciplina prevista in tema di affidamento condiviso dei figli: in alcuni casi, i Giudici della separazione hanno statuito unicamente sulle modalità di ripartizione delle spese di mantenimento e di cura dell'animale, in altri, si sono spinti oltre, decidendo anche sull'affidamento.
Alcuni giudici, invece, hanno ritenuto di non poter decidere in merito all'affidamento dell'animale domestico, ritenendo che non sia possibile applicare, in via analogica, alla fattispecie in esame, le norme del codice civile relative all'affidamento ed al mantenimento dei figli.
L'assenza di una norma specifica in punto "affidamento" degli animali da compagnia all'interno del nostro ordinamento lascia, pertanto, inevitabilmente aperti alcuni quesiti: cosa succede se una delle parti non rispetta le intese raggiunte? A quale soggetto occorre rivolgersi per dirimere eventuali controversie in merito alla gestione dell'animale, che dovessero insorgere successivamente?
L'intervento del legislatore è, dunque, più che mai auspicabile.
Avv. Roberta Zucchi - Avv. Annalisa Banfi
Studio Legale Zucchi
Redazionale a cura dello
STUDIO LEGALE ZUCCHI
Via A. De Gasperi, 84
23807 – Merate (Lc)
http://avvocatozucchi.it/
studio@avvocatozucchi.it
roberta.zucchi@lecco.pecavvocati.it
Tel. 039. 9284878
Fax. 039. 9332957