Potrebbe essere tolto lo striscione giallo che chiede verità per Giulio Regeni a Osnago, Comune che ha aderito alla campagna di Amnesty International. L'insegna è stata affissa i primi di luglio scorso dai volontari del circolo Arci La Lo.Co. all'esterno dell'immobile della stazione ferroviaria. Un gesto di vicinanza alla famiglia del giovane ricercatore rapito e barbaramente ucciso in Egitto nel 2016, per accendere una luce di memoria su un episodio per cui non sono state ancora accertate le responsabilità. In occasione del terzo anniversario dall'assassinio del giovane triestino, l'associazione con sede nei locali della stazione osnaghese aveva organizzato una serata di approfondimento sul caso Regeni, in collaborazione con Amnesty International, promotore della campagna internazionale affinché si ottenga giustizia sul tragico episodio. Ospite della conferenza l'attivista per i diritti umani Paolo Pobbiati, già presidente nazionale di Amnesty, e in collegamento Skype l'avvocata della famiglia Regeni Alessandra Ballarini.

Un momento dell'affissione dello striscione
La prima segnalazione in Comune è arrivata circa un mese fa, direttamente dai funzionari delle Ferrovie a seguito delle ispezioni di prassi eseguite dai suoi addetti. Lo afferma il sindaco Paolo Brivio, che aggiunge: "Ho scritto a RFI chiedendo di sposare il messaggio di quella campagna e quindi di valutare se fosse possibile mantenere lo striscione per conservare intatta la memoria di Giulio Regeni. Come risposta RFI ha ribadito che, pur rispettando la nobiltà dell'iniziativa, lo striscione debba essere tolto in base alla policy dell'azienda che vieta di esporre striscioni nel raggio di 30 metri dalle linee ferroviarie". Dopo qualche giorno è giunta una seconda segnalazione, questa volta da parte di un cittadino. Un tempismo perfetto che stupisce, a meno che non si tratti di chi ha libero accesso agli atti che reguardano l'amministrazione locale, come i consiglieri comunali. La situazione poteva essere sull'orlo dallo scatenare un querelle politica, ma quindici giorni fa il Comune ha intimato al circolo Arci di rimuovere il simbolo di una battaglia di civiltà, pena una multa.
L'associazione culturale però non ci sta. "Noi quel cartello non lo rimuoviamo - dice con fermezza uno dei responsabili del circolo
Michele Cassanelli - Chiederemo un incontro con RFI, diremo di venire a vedere la riqualificazione dello stabile che abbiamo svolto negli anni scorsi spendendo 250 mila euro che nessuno ci restituirà. Vengano piuttosto i tecnici delle Ferrovie a vedere la condizione delle pensiline che si caricano d'acqua, con perdite che rovinano la struttura. Vengano a vedere la situazione del sottopasso o del ponticello pedonale. Il Comune dovrebbe pretendere che prima si risolvano questi problemi urgenti". E sulla scelta di esporre il cartello in solidarietà di Regeni precisa: "Il nostro non è stato un atto per rivendicare un'appartenenza politica. È stato il frutto di una collaborazione con altre associazioni che si occupano di pace e di diritti umani". Il sindaco Brivio fa sapere che le criticità relative alle pensiline sono già state fatte presenti alla
Rete Ferroviaria Italiana, anche in quest'ultimo frangente: "La risposta è stata: 'Stiamo studiando una soluzione'. Purtroppo il degrado orrendo dovuto alla tettoia che convoglia male l'acqua proprio sotto le persone è noto da tempo. Si potrebbe scrivere una tesi di laurea su come si possano progettare al contrario le soluzioni" dice con sarcasmo il primo cittadino, che però auspica al contempo si eviti un muro contro muro, prediligendo l'ipotesi di spostare altrove lo striscione, in un luogo ancora da stabilire. Il Comune di Osnago risulta di aver aderito alla campagna di Amnesty International, come tanti altri del Meratese amministrati sia da Giunte di centro-sinistra sia di centro-destra [l'elenco completo al seguente
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Paolo Pobbiati e l'ex sindaco di Osnago Paolo Strina alla conferenza del gennaio scorso al circolo La Lo.Co.
Amareggiato della notizia l'ex presidente nazionale di Amnesty International Italia, Paolo Pobbiati, che ha seguito da vicino tutta la vicenda di Giulio Regeni. Raggiunto telefonicamente dichiara: "Mi risulta difficile pensare che non si possa esporre uno striscione che chiede verità e giustizia per Giulio Regeni. Le leggi ci sono e vanno rispettate. Dopodiché le norme possono essere modificate, si possono prevedere degli aggiustamenti riuscendo a far rientrare nella legalità un manifesto che non dovrebbe dare fastidio a nessuno. Desiderare che si trovino i responsabili della morte di Giulio dovrebbe essere un imperativo per tutti, dovrebbe appartenere alla coscienza civile di tutti". Sorpreso dunque anche che un cittadino possa aver fatto una segnalazione in Comune con un chiaro intento politico: "L'idea che ci siano morti di destra e morti di sinistra non dovrebbe proprio esistere, premesso di non sapere quali fossero le posizioni politiche di Giulio. So che era un dottorando brillante dell'università di Cambridge che si trovava in Egitto nell'ambito di una ricerca per il suo dipartimento. Doveva essere rispettato come cittadino italiano in Paese straniero e come essere umano. Invece è stato sequestrato e ucciso violentemente".
Contro la decisione di rimuovere lo striscione in ricordo dell'omicidio Regeni è pure la referente di Amnesty International Lombardia, Beatrice Gatti: "Penso che mantenere l'insegna sia un atto di civiltà perché sostiene una campagna importante per le moltissime implicazioni che riguardano l'episodio di Giulio Regeni, scelto come simbolo fra i tanti Giulio Regeni che ci sono in Egitto e nel mondo. Visto che lo striscione non è ancora stato tolto, varrebbe la pena che rimanesse lì dove si trova". Gatti contatterà il gruppo Amnesty International di Merate, che risulta avere come luogo di ritrovo la biblioteca di Osnago, per chiedere di seguire da vicino la vicenda e di essere aggiornata sugli sviluppi del caso osnaghese.
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