
Giovanni Paolo II con Mario Gerosa e sullo sfondo Dom Walmir
Di quell'incontro Mario Gerosa non ne era assolutamente al corrente. Anzi a Castel Gandolfo si stava recando in pantaloncini corti, in qualità di semplice autista dell'amico Dom Walmir Alberto Valle, vescovo della Diocesi di Zè Doca (Brasile). L'alto prelato, però, volendo fargli una sorpresa si era limitato a dire:
"No, non venire così. Mettiti almeno i pantaloni lunghi scuri e la camicia". E lui aveva obbedito. Quella mattina del 14 settembre 2002 si era messo alla guida della sua utilitaria, aveva raggiunto l'ingresso della residenza estiva del Santo Pontefice e alla guardia svizzera che gli aveva sbarrato la strada chiedendo le credenziali e i dovuti permessi per oltrepassare il cancello, aveva detto di essere il segretario del Monsignore. Un controllo minuzioso dei documenti e poi via oltre quella soglia. Mario Gerosa, sacrestano meratese, portatore con tutta la famiglia di una lunga tradizione al servizio della Chiesa e della parrocchia di Sant'Ambrogio, aveva aspettato nell'anticamera mentre il vescovo era a colloquio con il Santo Padre. Un colloquio "ad limina apostolorum", riservato solamente agli ecclesiastici, vescovi, sparsi in tutto il mondo e che ogni 5 anni generalmente si recano a Roma per relazionare sull'andamento della propria Diocesi. Terminato il colloquio, Mario che aveva visto l'amico vescovo tornare verso di lui con un cerimoniere pensava di poter riprendere la via del ritorno e, invece, ecco l'invito a raggiungere il Pontefice nello studio privato.

"Siamo stati scortati da due guardie svizzere verso lo studio personale del Papa" ha raccontato Mario
"siamo stati introdotti e l'amico vescovo che era già stato ricevuto, si è messo in disparte e mi ha introdotto al Santo Padre. Io mi sono inginocchiato davanti a Lui che mi ha impartito la benedizione apostolica. Poi mi ha chiesto come mi chiamavo, cosa facevo e ha parlato un paio di minuti. Era già molto sofferente, colpito dalla malattia che tre anni dopo l'avrebbe poi costretto a letto, trascinava già le parole. Per il resto non mi ricordo davvero quasi nulla: se dovessi dire come era fatto lo studio non saprei. Ero talmente emozionato che nella testa avevo una grande confusione. Non mi ricordo nulla. Ricordo solo la sua voce lenta e affaticata e la sua mano appoggiata sulla mia spalla. È stato un incontro che non mi sarei mai aspettato e un regalo insostituibile che mi ha fatto l'amico Vescovo. Al termine del colloquio mi ha donato un Rosario e mi ha impartito nuovamente la benedizione". A pochi giorni dalla beatificazione di Giovanni Paolo II, che avverrà a Roma il 1 maggio a 6 anni dalla morte, Mario guarda con nostalgia e affetto quel quadro appeso nel salotto della sua abitazione di Via Cerri. Tre fotografie con ritratto l'uomo venuto da lontano, col volto già sofferente, il busto ricurvo e la mano che a fatica si alza per impartire la benedizione. E accanto un piccolo promemoria con quanto di "storico" avvenuto quel lontano 14 settembre 2002.
© www.merateonline.it - Il primo network di informazione online della provincia di Lecco