
L'abitazione di VIa Milano dove si sono svolti i fatti
Seppur durata una manciata di minuti, essendo proprio la primissima udienza del procedimento penale a suo carico, non ha voluto mancare, comparendo al fianco del proprio legale, l'avvocato Monica Gnesi del foro di Monza. Si è aperta infatti questa mattina l'istruttoria dibattimentale che vede imputata Rachida Naceur, tunisina classe 1971, chiamata a difendersi dalle accuse di lesioni personali colpose e resistenza a pubblico ufficiale. Secondo il quadro accusatorio ancora tutto da dimostrare la donna - quasi un anno fa - non avrebbe esistato ad interporsi tra il figlio e gli agenti della Digos di Lecco, cercando di impedirne l'arresto. I fatti risalgono al luglio della scorso anno quando la Polizia effettuò un vero e proprio blitz nell'appartamento di Via Milano a Lomagna, fermando Ghaith Abdessalem, classe 1995. Il giovane infatti, non avrebbe dovuto trovarsi lì: un provvedimento a suo carico ne disponeva l'allontanamento dall'Italia in quanto un paio di anni prima, quando era appena ventenne, era stato espulso poichè ritenuto legato all'Isis. Il fratello Ghassen dal 2013 risultava essersi unito - quale foreign fighter - alle milizie islamiche e dunque ai combattenti siriani. Solo pochi mesi fa fra l'altro, è stata ufficializzata la notizia della sua morte.
Tornando invece alla posizione del fratello Ghaith, incurante del provvedimento a suo carico, l'estate scorsa il giovane tunisino aveva solcato per ben due volte il Mediterraneo sbarcando una prima volta al Sud, per poi essere "riconosciuto", processato, condannato e rispedito in Patria. Aveva ritentato "l'impresa" una manciata di giorni dopo, con successo. Il primo viaggio risulta datato giugno: a fine mese l'intelligence lo aveva individuato a Linosa. Arrestato, in Tribunale a Palermo aveva rimediato una condanna a un anno e sette mesi, accompagnata alla notifica dell'espulsione immediata dal territorio italiano. A Punta Raisi era così stato caricato su un aereo e riportato in Tunisia: era il 3 luglio. Risale invece al 13 dello stesso mese il fermo a Lomagna dove gli agenti della Digos si erano recati dopo aver individuato alcune fotografie postate sul proprio profilo Facebook dal ragazzo, che ne indicavano la presenza a casa dei genitori nel meratese. Un blitz scattato all'alba e decisamente movimentato: il giovane era stato scovato - secondo quanto poi reso noto dalla Polizia - all'interno di un armadio posto sul balcone, e aveva persino tentato di gettarsi nel vuoto pur di sfuggire all'arresto. Un ruolo decisivo lo avrebbe avuto in questo parapiglia anche la madre che - a detta degli operanti - si sarebbe scagliata contro di loro, per evitare appunto sia che il figlio venisse ammanettato, sia che si lanciasse dal balcone, mettendo così a rischio la propria vita.
Della vicenda, già nota in tribunale in quanto in parte sviscerata durante il procedimento penale a carico del figlio Ghaith, si parlerà più approfonditamente nel corso dell'istruttoria dibattimentale che proseguirà il prossimo anno. Il giudice monocratico Nora Lisa Passoni ha infatti aggiornato l'udienza al 22 maggio 2019. Bisognerà attendere ancora diversi mesi prima che il procedimento possa entrare nel vivo.
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