Nelle settimane scorse un’altra fabbrica storica è entrata in crisi: la Maggi Catene ha chiesto il concordato preventivo. La conseguenza, tanto per cambiare, è che 66 lavoratori dovranno aspettare per avere ciò che in un paese civile semplicemente spetterebbe loro di diritto: la retribuzione per il lavoro che hanno svolto. Non è certo il primo caso: alla Aerosol di Valmadrera hanno arretrato cinque mesi, alla ex-Eucasting di Monte Marenzo i 42 dipendenti sono senza stipendio e senza un centesimo di ammortizzatori sociali in attesa di passare formalmente ad un altro gruppo. La questione però, come negli altri casi, non si ferma agli stipendi arretrati: quantomeno nel medio periodo è la stessa sorte dell'azienda e dei posti di lavoro ad essere in questione. Leggiamo che la Maggi è un’azienda che ha mercato e i problemi sono di ordine finanziario. E allora ci chiediamo: chi sono i responsabili della crisi finanziaria alla Maggi?
Noi una risposta ce la siamo data: forse chi l’ha malamente gestita fino ad oggi non facendo investimenti da anni, non certamente i lavoratori che si trovano in difficoltà economica.
I responsabili sono quegli stessi padroni che oggi hanno scelto una forma di gestione del debito che ne scarica il peso sui lavoratori. Ma ciò che colpisce in tutte queste crisi aziendali è anche che ormai quasi nessuno sembra più indignarsi per il fatto che appena un’impresa entri in crisi possa impunemente scaricare le proprie difficoltà sui lavoratori. In una Repubblica fondata sul lavoro essere pagati per il proprio lavoro non è un optional ma un diritto da rispettare sempre e comunque.
E dunque la prima richiesta è che venga immediatamente liquidato ai lavoratori tutto ciò che a loro spetta, e che la politica e le istituzioni locali si diano da fare per spingere la proprietà ad adempiere al proprio dovere. Solo ieri per l'Aerosol, grazie alla tenacia dei lavoratori, si è aperto uno spiraglio sul futuro dell'azienda: bene, ma saremo vigili perché le promesse vengano mantenute e invitiamo istituzioni e forze sindacali a mantenere alta l'attenzione.
C’è però un’altra questione, più di fondo, che le vicende Aerosol, Maggi o Eucasting mostrano: una parte di borghesia e di classe dirigente di questo territorio, nonostante i ruoli di potere che occupa, ha fatto fallimento e si sta mostrando incapace di affrontare condizioni economiche che oggi si sono fatte più difficili. E questo è un problema che in primo luogo la politica deve affrontare, ridando sicurezza e prospettive ai lavoratori e alle loro famiglie. L’unica soluzione è cambiare modello produttivo, riprendere il controllo popolare sulle decisioni riguardo a cosa produrre, in che modo produrlo e per chi produrlo: per evitare che di crisi in crisi i padroni ci scippino del nostro futuro.