
Il dott.Michele Cereda
La decisione assunta dal Consiglio di Gestione del Parco di Montevecchia di ridefinire i percorsi vietati al passaggio di biciclette e cavalli ha suscitato numerose reazioni da parte dei lettori. Come già segnalato, il divieto era già stato posto nel 2003, e poi modificato nel 2013.
«Dopo un discreto periodo di tempo - ha dichiarato il direttore del Parco, Michele Cereda -
abbiamo deciso di rivalutare quella delibera. Tutte le spese e le azioni del nostro Ente sono finalizzate a chi sceglie di godere delle bellezze naturalistiche presenti sul nostro territorio».
Il provvedimento (clicca
qui per visualizzare il precedente articolo) quindi vuole andare incontro ai visitatori del Parco che decidono di spendere del tempo per una camminata in contatto con la natura.
La ratio con cui si è proceduto all'individuazione dei tracciati banditi al traffico ciclo equestre non è legata solo alla loro grandezza, ma anche alla frequenza di utilizzo da parte dei pedoni.
«Tra i sentieri più piccoli - ha precisato il dott. Cereda -
abbiamo chiuso alle bici e ai cavalli quelli più frequentati».
Oltre al problema di sicurezza a causa dei ciclisti che sfrecciano in discesa, il loro passaggio rovina il suolo, rendendolo particolarmente accidentato. La delibera risponde perciò al Regolamento per la fruizione del Parco del 2016 che prevede di istituire tale divieto. Il comma 1 dell'articolo 2 recita infatti:
"Il transito di biciclette e cavalli non deve costituire pericolo per la pubblica incolumità, danno al patrimonio pubblico o privato o all'ambiente naturale; i cavalli devono essere condotti esclusivamente al passo, le biciclette devono essere condotte a velocità moderata ed adeguata al contesto, rispettando il movimento dei pedoni, ai quali deve sempre essere riconosciuta la precedenza".

In giallo i percorsi interdetti a bici e cavalli, in rosso la rete sentieristica, in verde i confini del Parco
Sulle differenze rispetto all'ultima cartografia del 2013 il direttore ha dichiarato:
«Di concerto con le GEV, il ragionamento è stato fatto ex novo, anche perché il perimetro del Parco si è ampliato. Ad ogni modo c'è una forte sovrapposizione con l'ultima versione».
Confrontando le cartine, effettivamente la lunghezza complessiva dei percorsi sottoposti a divieto per biciclette e cavalli ad occhio pare equivalersi. La maggior parte sono stati riconfermati, alcuni sono stati eliminati e ne sono stati aggiunti un paio (in zone che già rientravano nei confini del Parco nel 2013). È possibile visualizzare il recente aggiornamento sul Portale Cartografico del Parco, che sfrutta il Sistema Informativo Territoriale, disponibile online. Basta selezionare i dati che si desidera vengano evidenziati perché appaiano sulla mappa satellitare.

La cartografia aggiornata al 2013
L'indicazione di divieto verrà comunicata lungo i sentieri con la dovuta segnaletica. Le Guardie Ecologiche Volontarie sono preposte a vigilare che la norma venga rispettata e sono tenute a sanzionare i trasgressori con una multa di 26 euro.
Non solo divieti. Le azioni dell'Ente Parco sono tese principalmente a migliorare le condizioni del territorio, compresi i sentieri. Recentemente sono stati selezionati 11 soggetti, precedentemente candidatisi per occuparsi della manutenzione dei percorsi. Sono associazioni, privati cittadini e scuole. Se tutti confermassero, si tratterebbe di interventi su 26 percorsi, per un totale di oltre 46 km. In cambio l'Ente Parco si impegna a destinare complessivamente un contributo annuo - da intendersi come rimborso spese - di quasi 18 mila euro, differenziato caso per caso in base all'entità del lavoro previsto.
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