Scritto Venerdì 20 ottobre 2017 alle 19:17
Lomagna: condannato a 5 mesi il tunisino arrestato dalla Digos nel mese di luglio
Una condanna a 5 mesi di carcere, convertiti con la misura degli arresti domiciliari, e il pagamento delle spese processuali. Questa la pena irrogata dal giudice monocratico Enrico Manzi per Ghaith Abdessalem, il giovane di Lomagna espulso con decreto ministeriale il 3 dicembre 2015, rientrato in Italia lo scorso luglio e arrestato dalla Digos presso l'abitazione della mamma in via Milano.
L'imputato classe 1995 doveva rispondere di inottemperanza alle prescrizioni di legge in relazione all'allontanamento dai confini italiani e di resistenza a pubblico ufficiale e lesioni a danno di una poliziotta intervenuta nel blitz, spintonata dall'imputato per liberarsi dalla sua presa. Presente oggi in aula, il giovane ha voluto rilasciare alcune spontanee dichiarazioni prima delle conclusioni: "Per quanto riguarda i fatti avvenuti a luglio" ha esordito rivolgendosi al giudice e indicando la madre, presente in aula, "trovo che sia ingiusto doversi procedere nei confronti di mia mamma. Qualunque madre, al posto suo, avrebbe cercato di salvare il figlio dal suicidio. E in merito ai fatti avvenuti quel giorno io non ho posto alcuna resistenza all'arresto e non ho provocato lesioni a nessuno degli agenti". E sul decreto di espulsione emesso nel 2015, a firma del ministro Alfano: "Ho subito un'ingiustizia e non ho mai avuto l'opportunità di difendermi. Allora avevo solo vent'anni e la mia vita è stata rovinata. Io sono cresciuto in Italia, ho studiato qui, mi sono integrato perfettamente con gli usi e la cultura italiana. In Tunisia mi recavo solo per le vacanze: ritengo l'Italia il mio unico e primo paese d'origine. Non ho mai ottenuto la cittadinanza italiana per aver avuto problemi con la giustizia nel 2009 e sono il primo a riconoscere il mio errore, compiuto in età infantile. Tutti sbagliano. Ma in questo caso sono stato accusato di un fatto gravissimo, sono stato etichettato come un terrorista: chiedo solo la possibilità di dimostrare quello che sono veramente, so di dover intraprendere una strada giusta. Non riuscirò mai a vivere in nessun altro Paese, solo qui mi sento a casa. Quando sono stato espulso, in Tunisia sono stato torturato per 15 giorni, processato e dichiarato non colpevole. Ecco perchè sono tornato: vorrei solo potermi difendere in occasione del ricorso al Tar che ha presentato il mio avvocato in merito al decreto di espulsione".
Nella sua requisitoria il Vpo Mattia Mascaro ha chiesto la condanna dell'imputato argomentando come sia "pacifico che il suo movente era quello di non farsi arrestare dagli agenti, uno dei quali ha subito lesioni nel corso dell'operazione; per quanto umanamente comprensibile, la deposizione della madre dell'imputato avvenuta nella scorsa udienza sia da non prendere in considerazione. Il primo capo d'imputazione ha come conseguenza gli altri. Per questo richiedo la condanna a 3 anni e 3 mesi di reclusione e il pagamento di 3000€ di multa previa unificazione dei capi d'imputazione. Chiedo inoltre il non riconoscimento delle attenuanti generiche in quanto l'imputato non si è risentito di quanto commesso". "Non c'è stata alcuna colluttazione quel giorno, come abbiamo appreso dalle deposizioni degli agenti" ha invece controbattuto l'avvocato difensore Monica Gnesi nella requisitoria, "la madre del giovane si è interposta tra la poliziotta e il figlio, che era in procinto di buttarsi dal balcone. In quel momento le due donne, venute in contatto, si sono provocate le lesioni. Cosa c'entra lui che era intento a fare altro? Le lesioni, se ci sono state, se le sono provocate solo le due donne. Inoltre Ghaith non ha posto alcuna resistenza, lui è solo scappato; una volta fermato dagli agenti ha arrestato la sua azione, non opponendo alcun tipo di resistenza. Il ragazzo è consapevole di aver violato l'ordine del questore ma ci ha spiegato poc'anzi il motivo della sua inottemperanza. Lui si assume le sue responsabilità, chiede solo di rimanere in Italia, anche da detenuto, per potersi difendere". L'avvocato ha poi concluso rimettendosi alla decisione del giudice per quanto riguarda il primo capo d'imputazione e chiedendo l'assoluzione dell'imputato per i capi successivi per la non sussistenza dei fatti. Dopo la camera di consiglio, il giudice Manzi ne ha sentenziato la colpevolezza riconoscendogli le attenuanti generiche e condannandolo a 5 mesi di reclusione, convertiti ai sensi dell'articolo 275 comma 2 bis del codice di procedura penale in arresti domiciliari, e al pagamento delle spese processuali. Ora Ghaith Abdessalem attende il ricorso al Tar del Lazio presentato dal suo difensore. In caso di rigetto, il giudice Enrico Manzi sarà chiamato a dare il nulla osta per l'espulsione del tunisino.
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