
In Tribunale le "scaramucce" tra vicini di casa, con dissidi più o meno marcati e più o meno gravi, sono quasi all'ordine del giorno. Il caso approdato nuovamente - dopo una prima udienza fissata nel novembre scorso - quest'oggi all'attenzione del giudice monocratico Salvatore Catalano ha però un "qualcosa di particolare", due "dettagli" non così secondari, tali da non far cadere la vicenda nel marasma delle disfide tra dirimpettai. Il primo, più "gossipparo": l'imputata al tempo dei fatti era la compagna del sindaco del paese. Il secondo: una delle due vittime delle condotte racchiuse in un sostanzioso quadro accusatorio, è spirata 35 giorni fa, vinta da quel brutto male che, a lungo, ha combattuto sottoponendosi ad un protocollo chemioterapico sperimentale. "Tutti i giovedì andavamo a Milano, per le cure. Uscivamo la mattina presto e tornavamo nel tardo pomeriggio. Scendendo dal treno a Cernusco per poi prendere la macchina per arrivare a casa, mia moglie si metteva a piangere al pensiero di quello che avremmo trovato. Dei soldi non me ne importa nulla, anche perché il risarcimento proposto andrebbe giusto a coprire le spese vive che ho sostenuto per dotarmi di videosorveglianza. Quello che sto facendo, lo sto facendo per mia moglie" ha spiegato, a margine dell'udienza, Giuseppe Colombo, arlatese 69enne, dopo aver rifiutato in Aula l'offerta di 1.500 euro avanzata dall'avvocato Roberto Corbetta, legale di Rita Balducci, la donna a processo, ammessa quest'oggi alla "messa alla prova" e dunque a 200 giorni di lavori socialmente utili presso il Comune di Calco, quale alternativa alla condanna. Violazione di domicilio, danneggiamento, deturpamento e imbrattamento di cose altrui: sono queste alcune delle accuse mosse nei confronti della signora a seguito dell'esposto presentato dall'uomo, residente nell'appartamento sottostante a quello abitato dall'imputata. I fatti risalgono al 2014 e sono incentrati prevalentemente (ma non solo) sul supposto utilizzo "improprio" da parte della calchese, documentato dai denuncianti, di un porticato di 30 metri quadri di proprietà dei vicini, inondato a più riprese - a detta del signor Colombo - da "pattume", senza alcuna giustificazione o autorizzazione. Nulla di questa vicenda verrà però raccontato in Aula, essendo stata disposta la messa alla prova, con sospensione del processo per 18 mesi, con l'udienza di verifica dello svolgimento del programma messo a punto per la donna dall'ente preposto fissata per il 17.12.2018.
Vana la sottolineatura dell'avvocato Cristina Colombo, legale di parte civile: dopo che il proprio assistito ha infatti detto no a "chiudere la partita" con un mero risarcimento economico, il legale ha altresì evidenziato come non ritenesse opportuno che la signora Balducci svolga i lavori socialmente utili presso il Comune di Calco, "retto" fino al 2015 dal compagno Gilberto Fumagalli. "Un'opposizione" - seppur il termine non risulti corretto - non presa in considerazione dal Giudice, confermando per la signora il programma già redatto dall'UEPE (l'ufficio per l'esecuzione penale esterna).
© www.merateonline.it - Il primo network di informazione online della provincia di Lecco