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Scritto Lunedì 05 giugno 2017 alle 22:32

Osnago: ciclista morì per lo scontro con un furgone, il conducente condannato a 2 anni

Due anni di reclusione (pena sospesa e non menzione). Questa la condanna irrogata nel pomeriggio di oggi, lunedì 5 giugno, nei confronti di Ilie Delea, 29enne rumeno accusato di omicidio colposo (ai sensi dell'articolo 589 del codice penale) per la morte di Giuseppe Colombo, che il 3 dicembre 2012 fu travolto dal furgone condotto dal giovane mentre transitava lungo la Sp 342 a Osnago in sella alla sua bicicletta.


L'impatto tra il mezzo e la due ruote era stato violento e il ciclista, allora 56enne, era spirato in ospedale nonostante il pronto intervento di medici e soccorritori volontari e il trasporto in elisoccorso.
L'intero processo, come ha evidenziato stamane in aula il Pubblico ministero Pietro Bassi, si è incentrato attorno al confronto tra le conclusioni dei tre periti chiamati a far luce sulla dinamica del tragico sinistro.
Il dottor Gilberto Muzzi, incaricato dal giudice Gian Marco De Vincenzi di effettuare una perizia cinematica, ha sostenuto la tesi in base alla quale il conducente del furgone, che probabilmente non aveva rispettato lo stop, avrebbe investito il ciclista osnaghese (che procedeva lungo la 342 dir in direzione Lecco) nell'immettersi in Via Martiri della Liberazione.
Una tesi questa su cui il consulente della difesa, dottor Stefano Alifano, aveva espresso più di una perplessità in merito alla tipologia dell'urto e il punto nel quale si sarebbero scontrati furgone e bicicletta. La sua ipotesi ha riguardato invece un cambiamento repentino di direzione da parte del ciclista, con l'impatto avvenuto non sulla Provinciale ma in Via Martiri della Liberazione.
Il consulente di parte civile, dottor Mario Lombardi, aveva evidenziato come a seguito dell'urto il corpo del ciclista sarebbe stato proiettato in direzione angolare, finendo a sinistra rispetto al mezzo condotto dall'imputato. Lo scontro sarebbe avvenuto lungo la "342".
"Le ricostruzioni, unitamente alle testimonianze, hanno permesso di ricostruire quanto accaduto. Ritengo raggiunta la colpevolezza dell'imputato, nonostante la bicicletta sia stata spostata dalla sua posizione originaria" ha concluso il dottor Bassi chiedendo per l'uomo 3 anni di reclusione (senza alcun beneficio di legge) e la restituzione degli atti per quanto riguarda uno dei testimoni, che a suo dire avrebbe dichiarato il falso.
"Sono stupito dalle conclusioni del Pubblico Ministero" ha ribattuto l'avvocato difensore Federico Maggioni del foro di Milano. "Questo processo va guardato nella sua totalità, a 360 gradi. Le indagini preliminari sono state svolte male, la bici è stata posta sotto sequestro mentre il furgone è rimasto libero di circolare. La nostra perizia ha dato inoltre risultati ben diversi. Il consulente tecnico d'ufficio ha ricondotto la responsabilità penale ad una formula matematica. Le testimonianze sono state confuse, non abbiamo certezza su nulla, dalla dinamica al punto di impatto. Non capisco su quali basi inoltre si definisca la testimonianza falsa" ha concluso il legale chiedendo l'assoluzione per il rumeno perché non è stata accertata la responsabilità penale e in subordine il minimo della pena e la concessione delle attenuanti generiche.
Il giudice Enrico Manzi, "alleggerendo" la pena rispetto alla richiesta del Pm, ha condannato l'uomo.
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R.R.
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