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Scritto Lunedì 26 settembre 2016 alle 21:30

Merate: dopo vent'anni la Cassazione mette la parola fine alla vicenda delle camice verdi. Robbiani: ''Perseguitati per le idee''

Andrea Robbiani
Si chiude definitivamente dopo vent'anni esatti la vicenda giudiziaria relativa alla guardia nazionale padana. Con sentenza depositata dai giudici della Cassazione lo scorso 22 settembre e comunicata quest'oggi agli interessati, è stato definitivamente respinto il ricorso che il pubblico ministero di Bergamo aveva presentato contro la decisione del novembre 2015 con la quale il GUP dr. Tino Palestra aveva disposto il non luogo a procedere.

Ci sono voluti due decenni, centinaia di intercettazioni e milioni di euro per mettere la parola fine a una vicenda che aveva visto sul banco degli imputati ben 36 camicie verdi tra cui l'ex sindaco di Merate Andrea Robbiani e il montevecchino Alberto Bosisio. L'indagine, che aveva preso in esame l'operato delle cosiddette «camicie verdi» e che aveva coinvolto anche i vertici del Carroccio, tra i quali il leader Umberto Bossi, Roberto Maroni e Roberto Calderoli - poi usciti definitivamente dall'inchiesta - faceva riferimento al periodo tra il 1996 e il 1997. L'inchiesta era stata avviata dall'allora procuratore Guido Papalia. Secondo l'accusa - che nel corso delle udienze ha prodotto una lunga serie di intercettazioni telefoniche - la Guardia Nazionale Padana sarebbe stata allestita con l'obiettivo anche di organizzare attraverso un'organizzazione armata la resistenza e pianificare l'eventuale secessione e, dunque, agli imputati era constato di "aver promosso, costituito, organizzato o diretto un'associazione di carattere militare". Dopo passaggi di competenze tra tribunali, pareri richiesti alle Camere, alla Corte Costituzionale e all'Europarlamento si era infine arrivati a Bergamo dove nel novembre 2015 c'era stata la sentenza del giudice con il non luogo a doversi procedere. A questa decisione si era appellato il pubblico ministero ma la Cassazione ha rigettato la sua richiesta. Si attende ora di leggere le motivazioni della Suprema Corte ma chiaramente la soddisfazione è tanta, unita ad altrettanta amarezza per gli anni vissuti e i soldi, anche dei contribuenti, spesi. "Ci sono voluti due decenni affinchè in questo Paese gli innocenti fossero riconosciuti come tali" ha risposto Andrea Robbiani, allora giovanissima camicia verde sul prato di Pontida "Nonostante la sentenza del giudice, il pubblico ministero aveva deciso di appellarsi e la vicenda si era protratta nuovamente. Adesso è arrivata la parola fine. Questo processo è costato milioni di euro alla collettività e si è concluso in un "nulla". È stato un processo farsa dove si sono volute perseguire le ideologie e le linee di pensiero di un movimento. È una vergogna che in Paese democratico e sviluppato possano ancora accadere queste cose. Eppure è successo: siamo in uno Stato che persegue le idee e non invece coloro che commettono i reati. Non posso che essere felice per come la vicenda sia terminata e devo ringraziare il movimento che ci ha sostenuto in tutto dall'inizio alla fine. Resta davvero l'amarezza per questi anni trascorsi dove uno Stato di diritto come il nostro non ha tutelato gli onesti ma li ha perseguitati per le loro idee".
S.V.
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