Assolta perchè il fatto non costituisce reato. E' con questa formula che il giudice monocratico Salvatore Catalano ha messo la parola fine nel pomeriggio odierno, alla vicenda giudiziaria innescata dalla morte del centauro 41enne Massimiliano Farina, dentista residente a Gorgonzola ma con studio a Calolziocorte, deceduto nel luglio 2012 a seguito di un tragico incidente stradale avvenuto a Robbiate.

Unica imputata nel procedimento penale Simona Boiani, informatore scientifico residente in provincia di Sondrio che quella mattina stava percorrendo l'arteria resasi scenario del sinistro, per ragioni di lavoro. La Bmw R1200 in sella alla quale viaggiava Farina, era entrata infatti in collisione con la Volkswagen Passat condotta dall'imputata, oggi 45enne, cadendo rovinosamente a terra. Rimasto schiacciato sotto il peso della sua due ruote, dopo aver strisciato per alcuni metri sull'asfalto, il centauro era andato a sbattere contro la recinzione di una palazzina. Inutile la corsa al vicino ospedale Mandic di Merate, dove i sanitari si erano prodigati per tenerlo in vita. Una tragedia della strada che in pochi secondi aveva spezzato l'esistenza di un giovane uomo.
Il giudice per le udienze preliminari aveva sentenziato il rinvio a giudizio della conducente della Passat, affinchè potesse essere il dibattimento a stabilirne l'eventuale responsabilità penale. In effetti è stata proprio la dinamica dell'incidente costato la vita al professionista, al centro delle udienze svoltesi dinnanzi al giudice Gian Marco De Vincenzi al quale, con il trasferimento a Grosseto, è subentrato il collega Salvatore Catalano.

Nel luglio 2015 il vice procuratore onorario Pietro Bassi aveva già chiesto l'assoluzione della donna, ma con il cambio del giudice la discussione è ripartita da capo e stamani è toccato al vpo Alessandro Figini, chiamato quest'oggi a rappresentare la pubblica accusa, pronunciare le conclusioni. Sottolineando la scarsità di prove a carico dell'imputata, soprattutto per quel che concerne la dinamica del sinistro - apparsa da subito particolarmente confusa - il pubblico ministero ha chiesto l'assoluzione della Boiani ai sensi dell'articolo 530 secondo comma (cpp), in mancanza di prove sufficienti a dimostrarne la colpevolezza.
Ben più articolata l'arringa della difesa, rappresentata dagli avvocati Richard Martini e Michela Pizzatti Sertorelli. Il difensore lecchese ha rilevato come il processo sia nato - a suo avviso -
''da qualche errore commesso inizialmente dai verbalizzanti'', riferendosi alle posizioni contrastanti rispetto alla dinamica del sinistro espresse in aula dal brigadiere e dall'appuntato dei carabinieri del nucleo operativo e radiomobile della Compagnia di Merate, intervenuti sul posto per i rilievi.

La collega del foro di Sondrio ha invece esordito ricordando come lo stesso pubblico ministero Paolo Del Grosso, titolare del fascicolo d'indagine, avesse chiesto l'archiviazione al Gup Paolo Salvatore, poichè la perizia effettuata in fase di incidente probatorio non aveva fatto emergere a suo dire, responsabilità certe a carico dell'imputata. L'avvocato Pizzatti Sertorelli ha poi richiamato le dichiarazioni rese dall'unico testimone oculare presente al momento dei fatti, secondo il quale, quando è avvenuto l'impatto la Passat condotta dalla Boiani ''non era in movimento''.
''Significative sono state le testimonianze dei due carabinieri, soprattutto dell'appuntato intervenuto per primo sul luogo del sinistro, che hanno confermato come non ci sia stata la possibilità di localizzare il punto d'urto esatto, così come è stato evidenziato nella sua perizia, anche dall'ingegner Gilberto Muzzi, consulente del pubblico ministero'' ha proseguito il legale, parlando di
''superficialità e lacunosità'' di tutti i rilievi effettuati dai militari.
I difensori hanno quindi chiesto l'assoluzione della loro assistita perchè il fatto non sussiste o perchè non costituisce reato, formula quest'ultima pronunciata al termine della camera di consiglio dal giudice Catalano, che ha accolto così le richieste avanzate da pubblica accusa e dalla difesa.
Presenti in aula anche i familiari di Farina, in particolare il padre e la moglie, accompagnati dal proprio legale, l'avvocato Paola Gallarotti del foro di Milano che proprio nelle scorse settimane ha revocato la costituzione di parte civile, a seguito della definizione della vicenda in sede civile.
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