Mauro Lovisari, Patrizia Monti e Roberto Pinardi
"La lunga penitenza è finita. Dopo il quinquennio Caltagirone toccava espiare, e abbiamo espiato. Ora la traversata si è conclusa". Con questa battuta fulminante uno dei più alti dirigenti ospedalieri ha salutato l'arrivo di Mauro Lovisari, Roberto Pinardi e Patrizia Monti.
"Ora si potrà lavorare liberi da vincoli e pressioni ideologiche che poco o nulla hanno a che vedere con la nostra attività". Chiaro il riferimento al tavolo del lunedì pomeriggio che impegnavano decine e decine di primari e dirigenti nell'ascolto della parola di Ambrogio Bertoglio, il più delle volte tratta o ispirata da testi sacri di Comunione e Liberazione. Nessuna volontà di disconoscere il lavoro svolto dal Dg uscente, ma ora c'è grande attesa per le prime mosse di Mauro Lovisari. L'impatto con il nuovo Dg è stato giudicato molto incoraggiante. L'entusiasmo è la cifra del dottor Lovisari. Unito a competenza ospedaliera specifica in virtù dell'esperienza maturata in diverse strutture sanitarie non solo lombarde, passione, desiderio di raggiungere obiettivi condivisi. Il nuovo Dg ha un taglio molto pratico, d'effetto immediato e di facile presa. Ricorda i primi approcci di Caltagirone con i lavoratori dell'Azienda ospedaliera, dopo l'era Rotasperti, caratterizzata da una forte personalizzazione del ruolo di comando. Il manager milanese aveva subito "aperto" il dialogo con la dirigenza, neutralizzando anche i rischi ereditati circa la chiusura di Bellano e la progressiva riconversione di Merate da presidio per acuti a centro di riabilitazione e lungodegenza. Il dottor Lovisari, sotto questo profilo, trova una situazione molto più tranquilla, in particolare a Merate, dove, tuttavia, le aspettative di maggiore attenzione sono alte.
Ma veniamo a quella che, inutile negarlo, è la notizia per definizione: la nomina di Patrizia Monti alla carica di direttore sanitario d'azienda. Un salto di carriera davvero significativo ma anche carico di incognite per le eccessive attese. La dottoressa Monti conosce bene i meccanismi aziendali avendo fatto parte del board di comando quando rivestiva il ruolo di direttore medico di presidio. E ora ha tutte le carte in regola per fare bene. Ma per il meratese la nomina della dottoressa Monti rappresenta qualcosa di più, ovvero il riconoscimento del valore e del ruolo del presidio nell'Azienda, di pari dignità col Manzoni. Nella consapevolezza che l'Azienda funzionerà bene se i due presidi per acuti sapranno veramente sviluppare forti sinergie, valorizzando reciprocamente le singole eccellenze. Toccherà a Lovisari ma, forse, ancor più alla Monti togliere le incrostazioni che ci sono, smussare le divergenze, convincere le parti - ma in particolare alcuni lecchesi - che l'un presidio è indispensabile all'altro e che non è più tempo di considerare Merate come la struttura sulla quale realizzare economie ma , al contrario, come fondamentale presidio di frontiera. La dottoressa Monti lavorerà certamente per l'Azienda ma, a differenza dei predecessori, conosce bene il Mandic e le sue potenzialità, che sono poi donne e uomini motivati che in larga parte fanno più di quanto loro richiesto; e saprà valorizzarle al tavolo strategico, quando si tratterà di redigere il Piano Organizzativo Funzionale. Diciamo anche, per concludere, e senza ipocrisie, che il territorio meratese-casatese è stato risarcito: si era chiaramente espresso, non già sulle singole persone, ma su un ben preciso profilo quando si trattò di scegliere il direttore medico di presidio. Ma Ambrogio Bertoglio tacciò di invadenza di campo la manifestazione di una libera aspettativa da parte di amministratori eletti e rappresentanti dei cittadini. Ora, la persona cui aderiva meglio quell'identikit è nello staff di direzione generale. Una bella soddisfazione.
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