Dal 21 settembre 2006 al 27 novembre 2015 sono giunti all’Asl (oggi Ats) della Provincia di Lecco, inviate direttamente agli uffici o trasmesse dai comuni, 7.866 moduli NA/1 di segnalazione di presenza di amianto.
La “corsa” all’invio della certificazione, accompagnata da numerosi incontri pubblici promossi sull’intero territorio per informare sulle caratteristiche del materiale e la necessità di rimuoverlo in presenza di un determinato grado di deterioramento, si è avuta tra il 2012 e la fine di gennaio 2013, a seguito di una legge regionale che ha integrato l’esistente introducendo sanzioni per chi non si fosse messo “in regola” con le certificazioni.

L’area di Via Laghetto a Merate
Tre anni dopo lo scadere di tale termine, è stato completato il
“Registro notifiche amianto Provincia di Lecco”, liberamente consultabile sul sito dell’Ats Brianza. Il documento contiene la trascrizione di tutti i dati che sono stati inviati, frutto di stime promosse dai privati.
Vi si trovano aziende, abitazioni, case popolari, scuole, palestre, archivi comunali, ma anche lastre abbandonate a terra che qualcuno ha voluto segnalare. Alcune concentrazioni di eternit sono espresse in Kg, altre in metri quadrati (si tratta dell’unità di misura più utilizzata, ad esempio in caso di tetti o coperture), altri ancora in metri cubi. Ad alcuni luoghi fanno riferimento più schede, a seconda dell’unità di misura utilizzata o se diversi edifici sono stati censiti separatamente.
Ogni modulo riporta l’indicazione territoriale del luogo e in alcuni casi il nome dell’azienda cui si riferisce, se si tratta di materiale friabile o compatto, e lo stato di conservazione, attraverso un valore indicativo riportato nel registro come
“danneggiato più o meno 10%”.
Osservando i dati contenuti nella tabella pubblicata dall’Ats, emerge un computo totale di 11 milioni e 800.000 Kg di amianto, 1 milione 500.000 metri quadri e 11.500 metri cubi.
Non si tratta però di un fotografia reale, a partire dal fatto che alcuni valori molto elevati potrebbero contenere degli errori, e poiché nel frattempo diversi piani di bonifica sono stati avviati.

La zona industriale a Colico, Via Nazionale Nord
Tra le estensioni maggiori in termini di metri quadri risultano aree industriali: in Via Laghetto a Merate dove sono stati denunciati 97.500 metri quadri di materiale compatto, una zona di Via Como a Brivio (62.497) e una in Via Nazionale Nord a Colico (46.264).
Seguono un’area in Via dell’Industria a Viganò (20.583 metri quadri friabili), una a Colico in Via al Confine (20.400 compatti) e a Sirone in Via dell’Industria (19.490).
Tra gli insediamenti inseriti nel file risultano diverse officine attive, condomini (in alcuni di Olgiate Molgora sono stati indicati 4.000 metri quadri di amianto), aziende agricole, scuole (in una primaria di Lecco 1.589 metri quadri di eternit compatto), parrocchie e beni annessi come le bocciofile.
In generale, le estensioni maggiori sono connesse ad aree industriali, e solo una parte di tutti i moduli presentati si riferisce ad un indice di degrado che determina l’obbligo della rimozione del materiale.

L’area di Viganò di Via dell’Industria
In termini di peso, risulta essere stata dichiarata una quantità di 780.000 Kg in una attività industriale di Brivio in Via per Olgiate Molgora, 206.000 Kg in Via Don Brambilla a Sirone e 177.400 Kg in Via Repubblica ad Annone Brianza. Seguono una ditta di Via Cantù a Olginate (114.800 i Kg inseriti nella tabella Ats), un’area di Via Giovanni XXIII a Santa Maria Hoè (100.000 Kg) e una di Via Provinciale a Civate (92.800).
Per quanto concerne i metri cubi, le schede sono di gran lunga in numero inferiore. I valori maggiori si riscontrano a Casatenovo (Via San Gaetano, 1.500 metri cubi), Bulciago (Via Primo Maggio, 1.500) e Costa Masnaga (Via Leonardo Da Vinci, 1.050).
Come dicevamo, per alcuni luoghi le schede sono multiple e possono indicare concentrazioni con diverse unità di misura. Non mancano schede che riportano valori pari a zero, al pari di altre in cui i numeri indicati appaiono decisamente elevati.
“Sono stime effettuate dai privati, che noi abbiamo semplicemente inserito in un apposito programma al fine di creare un database” ha spiegato la dottoressa Rita Cattaneo del Servizio igiene e sanità pubblica dell’Ats.

La zona industriale di Via Cantù a Olginate
“La maggior parte delle schede sono giunte entro la fine di gennaio 2013, termine stabilito per il censimento, ma sono continuate anche nei mesi successivi. Alcuni dei siti indicati sono nel frattempo stati bonificati. Molti moduli sono stati inviati ai comuni, che hanno provveduto in caso di determinati indici di degrado ad emettere ordinanze per la rimozione dell’eternit. Altre volte le segnalazioni sono giunte, a noi o alle amministrazioni, da parte di privati cittadini preoccupati per l’esposizione al materiale, soprattutto in caso di estensioni molto grandi”.Al momento i dati sono stati solo raccolti, e la fase di rielaborazione – che potrà fornire una fotografia maggiormente “obiettiva” dei quantitativi di amianto presenti sul nostro territorio - deve ancora essere avviata.

Area industriale a Civate, Via Provinciale
“Nel corso del 2015 sono stati presentati 940 piani di bonifica, 949 nel 2014 e 1.200 nel 2013” ha spiegato la dottoressa Giuliana Saba del Servizio prevenzione e sicurezza ambienti di lavoro dell’Ats. “
La maggior parte dell’eternit presente sul territorio è di tipo compatto. Ora la cosa importante è che il Servizio igiene e sanità pubblica e quello di prevenzione e sicurezza si coordinino”. Per avere una fotografia realistica dell’amianto presente sul territorio lecchese, anche dal punto di vista dell’indice di degrado, sarà necessario dunque attendere l’elaborazione dei dati comunicati attraverso i moduli disposti da Regione Lombardia.
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- I SITI CENSITI IN BASE ALLA QUANTITA' DI AMIANTO IN KG CLICCA QUI
- I SITI CENSITI IN BASE ALLA QUANTITA' DI AMIANTO IN METRI QUADRATI CLICCA QUI
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