Scritto Giovedì 02 aprile 2015 alle 18:03
L’esito della vicenda Lovisari conferma che la Lega lecchese è inesistente e la politica provinciale conta meno di zero al Pirellone
L'esito della vicenda che ha visto, suo malgrado, protagonista Mauro Lovisari, reintegrato dopo la sentenza della Cassazione (che ha respinto con dure critiche la richiesta di provvedimenti cautelativi) ma spedito all'Asl di Sondrio anziché nel suo posto naturale ossia a capo dell'azienda ospedaliera provinciale dimostra almeno due assunti che sosteniamo da tempo: 1) La Lega lecchese non conta più nulla a livello regionale; 2) la politica della nostra provincia è talmente di basso profilo da non essere tenuta nella benché minima considerazione dalla Giunta di centrodestra che governa la Lombardia. Ci sarebbe anche da aggiungere una critica alla classe medica e in particolare ai capi dipartimento che hanno sottoscritto una lettera di una banalità sconcertante ma mai hanno preso posizione specifica non già contro la commissaria, da questo punto di vista incolpevole, ma per reclamare ciò che tutte le azienda ospedaliere o sanitarie hanno: un direttore generale in servizio permanente effettivo. Parlano, si lamentano arrivano persino a scrivere stupidaggini retoriche come fuori la politica dalla sanità ma non fanno una piega quando la politica impone il proprio volere sulla sanità. Ed è ciò che è accaduto ieri. La Giunta ha preso atto che Lovisari andava reintegrato - lo doveva essere da un mese - ma ha deciso che comunque l'avrebbe punito in qualche modo per ragioni che possiamo soltanto supporre (l'amicizia con Gianstefano Frigerio e con Stefano Galli, ma sono solo ipotesi) e pertanto l'AO di Lecco prosegue con il commissario, almeno fino a maggio, quando scadrà l'anno di durata massima del commissariamento, mentre Lovisari, notoriamente in quota Lega prende il posto di Paolo Grazioli, notoriamente in quota Forza Italia, che va a dirigere l'AO di Melegnano in sostituzione della commissaria Gerini, in servizio anche lei da maggio come la dottoressa Giuseppina Panizzoli. Con buona pace dei capi dipartimento la cui iniziativa, perché nessuno è fesso, aveva ben altre ragioni e ben altro tenore che quello di ribadire ovvietà. Ora non resta che attendere il 10 aprile quando la Giunta regionale esaminerà il "caso" Lecco. In teoria l'incarico della dottoressa Panizzoli scade il 21 maggio prossimo a un anno dal mandato regionale. Rinnovarlo non pare possibile. Altre modalità per confermarla in servizio almeno fino a fine anno non se ne conoscono. Logica quindi avrebbe voluto rimandare Lovisari a Lecco per fargli terminare l'incarico quinquennale. Ma come si è visto non è andata così. Dunque non resta che attendere il giorno 10. Nel frattempo riflettere su come è ridotta la politica in provincia. Il caso acqua è esemplare: anni e anni di decisioni fuori legge, anti economiche, inefficienti e inefficaci per il buon svolgimento del servizio è ancora si sta a discutere i teorici rischi di sostenibilità della proposta di Merate proiettata su 30 anni quando chiunque fa impresa sa bene che oggi un business plain a tre anni è già un azzardo. E nella sanità è la stessa cosa. Nell'area lecchese l'unico sindaco che avrebbe potuto avere un peso è Virginio Brivio ma è troppo preso con la campagna elettorale e le vicende di metastasi, per quanto non indagato. Nell'area meratese Andrea Massironi, sindaco della seconda città della provincia che peraltro ospita il secondo presidio ospedaliero per acuti ha preferito delegare la complessa materia a un neofita come John Patrick Tomalino che, diciamolo chiaro, di sanità non sa esattamente un..... cavolo. Non è colpa sua, naturalmente. Da consigliere semplice nella passata legislatura è stato promosso assessore ai servizi sociali - incarico già irto di complessità - con l'aggiunta anche del servizio sanitario. L'inesperienza l'ha portato a affermare che il problema dell'organico del pronto soccorso è stato risolto quando la situazione è tuttora preoccupante. E lo sarà ancor più quando scatterà il piano ferie estivo. Che lo ha indotto ad avventate previsioni sull'entrata in servizio della Risonanza magnetica e sulla nomina dei quattro primari mancanti dimenticandosi però che ci sono tre reparti da ultimare (Dialisi, Psichiatria e Pneumologia) e che tra i numerosi problemi aperti ora c'è anche quello della mancanza di anestesisti che finirà inevitabilmente per ridurre le sedute operatorie. Altri tempi e altri uomini. La Lega Nord senza Roberto Castelli e, perché no, anche senza Stefano Galli, con Giulio de Capitani relegato al comune di Lecco non ha più uomini di prestigio. L'unico che avrebbe aperto un contenzioso con la Regione sarebbe stato Andrea Robbiani ma l'ex sindaco di Merate ha preferito tornare in azienda che restare nell'agone politico dove sopravvivono quelli che si defilano, tipo il consigliere regionale Antonello Formenti di cui, dal giorno dopo le elezioni regionali, si è persa ogni traccia. Pari discorso vale per i sindaci: Dario Perego aveva impugnato la bandiera del Mandic ponendo la questione al centro delle assemblee distrettuali; Giovanni Battista Albani accettava volentieri di essere coinvolto. Robbiani non aveva bisogno di stimoli per calzare gli anfibi. Massironi, invece, si è chiamato fuori. E il resto dei sindaci che compongono l'assemblea distrettuale e quella del circondario non hanno evidentemente idea di che cosa esattamente si stia parlando. Tolto Ambrogio Sala, Dio lo conservi in salute, non c'è uno straccio di sindaco che prenda carta e penna almeno per chiedere notizie di come stanno davvero le cose dentro le mura del Mandic. E ma una ragione c'è: al centro del confronto ci sono le fusioni tra comuni; volete mettere l'interesse dei cittadini per questo argomento rispetto alle futilità dei problemi ospedalieri?
Claudio Brambilla
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