“Ringrazio di cuore la vostra comunità, che ogni anno si ritrova in questo luogo per testimoniare la fede e la vostra vicinanza a me: un affetto che ricevo senza motivi particolari se non per la vostra generosità, all’insegna del più vero e puro significato del dono”.

Con queste parole il cardinal Gianfranco Ravasi ha accolto, nel tardo pomeriggio di mercoledì 31 dicembre, i numerosi fedeli che hanno gremito la piccola chiesa del monastero femminile delle romite di Sant’Ambrogio ad Nemus a Perego.
Seguendo una personale tradizione che sua Eminenza tiene a rinnovare di anno in anno, per amore dei luoghi religiosi della Brianza dove è nato e cresciuto, anche l’ultimo giorno del 2014 il Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura ha infatti deciso di celebrare l’ultima Messa del 2014 al convento della Bernaga, ricevendo l’abbraccio della comunità monastica e dei centinaia di fedeli accorsi per ricevere la benedizione cardinalizia ed ascoltare la lettura della Bibbia, come sempre illuminata dalla profonda conoscenza esegetica e dalla vastissima cultura teologica del cardinal Ravasi.

Dopo aver salutato le autorità presenti, tra cui i sindaci Paola Panzeri e Carmelo La Mancusa di Perego e Santa Maria Hoè, nonché del sindaco Bruno Polti che ha recentemente insignito il cardinale della cittadinanza onoraria a Oliveto Lario, il prelato ha incentrato la sua particolarissima omelia sul valore dei nomi.

“Conoscere il nome di una persona o di una realtà per diverse società significa conoscerle veramente”, ha spiegato ai fedeli sua Eminenza.
“Tant’è che la prima testimonianza della scienza la troviamo in antichissimi papiri egizi su cui venivano scritti lunghi elenchi delle cose del mondo, che venendo nominate erano così possedute dallo scienziato”.
“Le letture della Messa di oggi – ha continuato il cardinal Ravasi –
si concentrano tutte sul nome, che nella nostra cultura cristiana rappresenta l’eredità della famiglia. Il primo nome che abbiamo trovato è quello di Mosè, il quale diede la libertà al suo popolo. Essere liberi è però difficile, come scrive Dostoevskij: “Dà la libertà all’uomo stupido e si comporterà come i cani che al parco seguono il bastone, la riporterà al suo padrone”. Vi esorto quindi a non essere tentati dalla demagogia e da una libertà superficiale, ma a cercare quella libertà che permette a ogni uomo di realizzarsi pienamente; in questo, come Mosè, i nostri amministratori devono farci da guida e tenere presenti due virtù più di ogni altra: giustizia e pace”.
Il cardinale ha poi citato la figura biblica di Aronne, chiedendo ai fedeli una preghiera per i sacerdoti che sono chiamati a compiere al meglio il loro ministero.

“Chiederei a Dio di affidare alle suore, che oggi ci ospitano nel loro convento, tutti i pensieri e le sofferenze di ciascuno di noi perché nelle loro giornate, scandite dalla preghiera, ci presentino al Signore con tutto ciò che di pesante e oscuro abbiamo nel cuore, facendo da ponte per la Grazia”.
“Esse – ha continuato il cardinale Gianfranco Ravasi –
sono religiose ma anche donne, come Maria: nome di tutte le donne e le mogli, che hanno uno sguardo diverso e altrettanto necessario sul mondo, purtroppo non abbastanza considerato dalla storia. Il mio invito alle donne presenti è quello di custodire i valori della famiglia. La gloria di Maria fu, infatti, proprio quella di attraversare la quotidianità come voi tutte fate ogni giorno”.
Gli ultimi nomi citati dal Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura sono stati quindi quello di Gesù “
che si fece uomo umiliando se stesso, salvandoci con la fraternità e la sofferenza” e quello impronunciabile di Dio
“che nella Bibbia è trascritto con solo 4 consonanti: JHWH e che i cristiani hanno provato a leggere Yahvè, ma è un nome misterioso che ci lascia un ultimo messaggio: Dio è nostro fratello ma non possiamo usarlo e sfruttarlo come vogliamo, è il Dio buono e giusto che dobbiamo adorare, temere e rispettare”.
Al termine della funzione il cardinal Ravasi ha voluto lasciare ai tanti fedeli incantati dalla sue parole, come sempre ricercate ma alla portata di tutti i cuori, un ultimo augurio per iniziare al meglio il nuovo anno:
“L’augurio che faccio a tutti voi è che il vostro tempo non vi sfugga di mano come granelli di sabbia in una clessidra, ma sia invece come dei semi da spargere per il mondo affinché diventi un luogo verdeggiante e ricco di speranza”.

© www.merateonline.it - Il primo network di informazione online della provincia di Lecco