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Scritto Domenica 05 ottobre 2014 alle 08:35

Acqua/3 Collegio sindacale: la delibera di cessione è di straordinaria amministrazione e va approvata prima dai consigli comunali


Circa 63mila euro lordi complessivi annui. A tanto ammonta la voce relativa ai compensi dei membri del collegio sindacale nel bilancio 2013 di Idrolario. Una voce di spesa eccessiva? Mah, in un periodo in cui si parla molto dei compensi d'oro a certi livelli amministrativi non diremmo, se si considera che la somma è lorda e va divisa tra i tre membri effettivi dell'organismo (giusto per fare un paragone, il sindaco di Lecco da solo percepisce un compenso lordo annuo pari a 54mila euro). Ma si tratta comunque di una spesa che grava sulla collettività. Inutile? Anche in questo caso non diremmo.
L'obbligo di presenza di un collegio sindacale nelle società pubbliche è infatti stabilito dalla normativa che gli attribuisce una funzione estremamente importante, quella di "vigilare sull'osservanza della legge e dello statuto, sul rispetto dei principi di corretta amministrazione e in particolare sull'adeguatezza dell'assetto organizzativo, amministrativo e contabile adottato dalla società e sul suo concreto funzionamento".
Insomma, è quello che viene definito un "organo di vigilanza", non un compagno di bevute. Non esprime opinioni o suggerimenti ma "pareri" autorevoli. Se il collegio sindacale esprime parere favorevole significa che quello che si sta facendo è corretto e rispettoso della legge, viceversa se è contrario quello che si sta facendo è illegittimo. Qui c'è poco spazio per sillogismi e interpretazioni.
E' quindi estremamente grave il fatto che per ben due volte l'assemblea dei sindaci soci di Idrolario abbia deciso di procedere nelle proprie decisioni infischiandosene bellamente del parere nettamente contrario del Collegio, che ha messo in guardia sull'illegittimità di quello che si stava andando a fare per bocca di non solo uno ma ben due dei suoi membri che hanno inoltre definito il passaggio in consiglio comunale imprescindibile non soltanto per la delibera di Idrolario ma anche per quella di Lario Reti Holding che risulterebbe pertanto oggetto di una doppia forzatura (perché ha approvato una delibera bocciata da Idrolario che avrebbe dovuto essere dichiarata decaduta e perché lo ha fatto senza il previo passaggio nei consigli comunali).

Giovanni Perego, presidente del Collegio Sindacale

"Ritengo che una delibera di cessione non possa essere approvata questa sera in quanto non può essere ritenuta un atto obbligato conseguenza delle delibere precedenti. Una delibera che svuota una società pubblica (e che di fatto è una cessione d'azienda prevedendo il passaggio di persone e beni) ne muta l'oggetto sociale ed è pertanto un atto straordinario che senza dubbio necessita il previo passaggio in consiglio comunale. Nella relazione di accompagnamento della delibera dell'Ato di affidamento del SII la dottoressa Arena definisce "indispensabile il vaglio preventivo degli enti affidanti o la totalità dei comuni soci". E' necessario che la delibera venga approvata non soltanto da chi vende ma anche da chi compra e anche LRH deve acquisire le deliberazioni dei consigli comunali dei comuni soci. A breve sarà avviata una profonda attività istruttoria sul sistema idrico da parte della Corte dei Conti. Invito i sindaci a non procedere con l'approvazione di una delibera su cui il collegio sindacale ha espresso parere contrario".

Francesco Cantù membro effettivo del collegio sindacale

"Nutro forti perplessità sulla legittimità di una delibera di cessione del ramo idrico in data odierna. Che questa dovesse essere deliberata in un'assemblea straordinaria solo raggiungendo una maggioranza qualificata era già stato detto l'11 febbraio, una posizione condivisa allora anche dall'amministratore unico. L'assemblea doveva essere convocata con un preavviso di 30 giorni e i sindaci essere muniti di delibera consiliare. Nessuna delle due cose è avvenuta. Idrolario dopo la cessione cambierebbe inevitabilmente oggetto sociale diventando una patrimonialina. Un'operazione del genere può essere oggetto solo di natura straordinaria. Se non si seguisse questo iter la delibera potrebbe essere impugnata. La Corte dei Conti ha già chiesto tutte le delibere e potrebbe configurarsi il profilo di danno erariale. Esprimo preoccupazione per i sindaci e per l'amministratore unico: il danno eventualmente inferto al patrimonio di una società dagli amministratori è infatti riconducibile al danno erariale di fronte alla Corte dei Conti".

Marta Mazzolari
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