50 anni e non sentirli. E' indubbiamente un traguardo importante quello idealmente tagliato, nella mattinata di domenica 28 settembre, dal monumento in onore di tutti i caduti di tutte le guerre, eretto ormai mezzo secolo fa in Valletta.

"Lui" l'Alpino di vedetta - questo il nome dato alla statua, oggi chiamata ancora affettuosamente "l'alpino" dagli abitanti dei tre paese e da quanti si trovano a passarvi dinnanzi - resistendo alle avversità meteorologiche continua "a rappresentare i nostri valori, a dettare la via" come evidenziato nel corso della solenne manifestazione promossa dalle penne nere del San Genesio dal capogruppo Carlo Brambilla, prendendo la parola dinnanzi ad un nutrito gruppo di commilitoni giunti anche da altri comuni del circondario, di autorità e di semplici cittadini che non sono voluti mancare al "compleanno" di una statua che incarna quegli ideali per i quali soldati, spesso poco più che bambini, hanno donato la propria vita così come sottolineato invece dal Presidente dell'Unione Paola Panzeri che ha esordito condividendo con i presenti un proprio ricordo personale.

Il capogruppo Carlo Brambilla
Prendendo la parola, il primo cittadino pereghino, ha infatti citato le fotografie di tre giovanissimi che, da piccola, si fermava ad osservare a casa di conoscenti. Si trattava di tre combattenti di appena 17, 18 e 20 anni "andati avanti nel cammino della vita" dopo una brevissima permanenza al fronte. Morti in guerra insomma così come tutti quei soldati il cui sacrificio è poi servito per "elevare l'Italia da territorio a Patria", una Patria che, attraverso la propria Carta Costituzionale, all'articolo 4, chiede ad ognuno di "continuare a fare la propria parte" anche oggi, in tempo di pace ma soprattutto anche oggi dinnanzi alle nuove sfide dettate dalla crisi economica: "ci si può rialzare anche dopo la tempesta" il messaggio di speranza lanciato dalla presidentessa rilanciando lo spirito che animò quei concittadini che, nel lontano 1964 decisero di costruire un nuovo monumento alle vittime di guerra dopo la tragedia che sconvolse la comunità solo qualche anno prima, quando cioè era in corso l'edificazione di una prima opera, mai terminata a seguito della sconvolgente scomparsa dell'alpino Giorgio Perego schiacciato dal masso che si voleva porre sulla cima della struttura.

Dopo la santa messa officiata da un cappellano militare presso la parrocchiale di Rovagnate, il corteo prima di raggiungere la baita a Santa Maria e il vicino "Alpino" ha fatto così sosta al cimitero santamarinese dove è stato reso omaggio, alla presenza delle Autorità e dei parenti, al morto.


L'omaggio a Giorgio Perego

"Quale era lo scopo di coloro che l'hanno inaugurato?" si è domandato il presidente provinciale Marco Magni parlando del monumento, definito più volte come "punto di riferimento da seguire per i valori che rappresenta, per la fede e l'amore, per l'umiltà e la semplicità anche in una società difficile come la nostra". Lo zaino dell'alpino - ha ripreso infatti Magni - "è fardellato di valori. Noi dobbiamo andare avanti stando vicino alle amministrazioni e alle forze dell'ordine, dobbiamo essere riferimento per i nostri giovani dicendo loro che non tutto gli è dovuto, quello che vogliono se lo devono guadagnare come hanno fatto i nostri veci".

Anticipando la sorpresa preparata dagli alpini del gruppo San Genesio - una mostra fotografica dedicata al sodalizio - il presidente provinciale ha poi pubblicamente ringraziato per la propria presenza anche i membri del Coro Stelutis che esordì appunto 50 anni fa in occasione dell'inaugurazione della statua dell'Alpino. Nato a Rovagnate, mantenendo fede alle proprie origini, si è poi trasferito a Brivio continuando a proporre un repertorio di canzoni "che contengono i nostri valori" ha proseguito Magni. "E se cantati, questi valori raddoppiano".

Il coro Stelutis

Ecco quindi che i cantori hanno intonato "Stelutis Alpinis" prima di rimettersi in marcia verso il monumento dinnanzi al quale, dopo l'esecuzione dell'Inno e del Silenzio da parte della Banda Verdi di Airuno che ha accompagnato il corteo, è stata deposta una corona d'alloro, ulteriore omaggio all'Alpino e ai suoi ideali nonché a tutti i caduti che eli rappresenta.
La giornata di festa si è conclusa con il "rancio" in oratorio.
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