E' stata inaugurata venerdì sera – di fronte a quasi cento persone - e rimarrà in Palazzo Prinetti fino a domenica 21 la splendida mostra fotografica dedicata al Beato Don Carlo Gnocchi.

Il materiale documentario è stato concesso dall'Associazione “Amici di Don Gnocchi” di Montesiro – località dove il Beato trascorse l'adolescenza, - nell'ambito dei festeggiamenti per il primo anno trascorso dalla beatificazione del religioso.

La mostra – organizzata grazie all'impegno del Gruppo Alpini di Merate – vede esposti una cinquantina di scatti che ritraggono Don Gnocchi lungo tutto l'arco della sua indefessa attività di apostolato.
Ma la complessità della sua figura di uomo “a tutto tondo” è emersa chiaramente nella conferenza introduttiva alla mostra, a cui hanno presenziato in veste di relatori il capogruppo della sezione Alpini di Merate Giovanni Corti e di quella di Lecco Luigi Ripamonti, il parroco di Merate Don Luigi Conti, il sindaco di Imbersago e collaboratore della Fondazione Don Gnocchi Giovanni Ghislandi e Emanuele Brambilla, responsabile per la comunicazione della Fondazione.

“Volendo provare a mettere a fuoco la figura di Don Gnocchi – ha spiegato Brambilla –
vengono subito alla mente alcune possibili definizioni: 'educatore dei giovani', 'cappellano degli Alpini', 'assistente dei mutilatini', 'grande penna' e 'padre della medicina riabilitativa'. Si può dire che Don Gnocchi è stato il tipico rappresentante di quel sacerdozio ambrosiano che unisce a una profonda spiritualità l'impegno quotidiano e fattivo nel presente. Insomma piedi ben piantati per terra e lo sguardo rivolto al cielo, al futuro. Proprio per questo la sua Fondazione continua a essere solida e a operare in maniera eccellente in tutto il mondo. Perchè Don Carlo ha fatto della solidarietà una vera e propria 'impresa'. Quando a Roma incontrò l'allora sottosegretario del governo De Gasperi Giulio Andreotti Don Carlo gli disse che non era venuto 'per chiedere', ma 'per offrire'. Cosa? Il suo impegno, la sua fede e soprattutto l'esperienza specifica nell'ambito dell'assistenza e di quella che lui chiamava 'restaurazione della persona', che aveva potuto concepire ed esercitare prima di tutto in Russia, come cappellano degli Alpini, dopo la guerra coi piccoli mutilati e per tutta la sua vita in una svariata serie di ambiti, fino agli ultimi giorni, quando ormai morente coinvolse il professor Galeazzi di Milano in un'azione quantomai rischiosa: l'espianto e la donazione delle proprie cornee – nel '56 ancora illegale e condannata anche dalla dottrina cattolica. Risultato? A una settimana dalla sua morte il parlamento italiano varò una legge per la regolamentazione della donazione delle cornee e lo stesso Papa Paolo VI, all'Angelus, disse che Don Carlo – nonostante le prescrizioni della dogmatica - 'ha fatto bene a donare le proprie cornee'. E la serietà dei suoi intenti, insieme al pragmatismo di chi per una vita si è veramente 'sporcato le mani' con i bisogni veri dell'uomo, emergono nella familiare frachezza delle sue ultime parole: 'Amis, me racumandi la baraca'. Al suo funerale intervennero 100.000 persone. Il Corriere della Sera dedicò a Don Carlo 4 intere pagine E la 'baraca', la Fondazione da lui stesso creata, continua ad esistere proprio in ragione della sua testimonianza.”. 

La particolare devozione del Corpo degli Alpini per questa figura di religioso è stata espressa con chiarezza da Giovanni Corti, capogruppo della sezione Alpini di Merate:
“Don Carlo è stato il nostro cappellano militare, cappellano di noi Alpini nelle campagne di Albania e Russia. 
Ha fatto carte false pur di poter partire. Per stare al nostro fianco in quel vero e proprio inferno: abbiamo avuto 40.000 caduti nell'arco di pochissimi giorni. Si tratta di una testimonianza straordinaria, e credo che proprio quell'esperienza abbia contato moltissimo per la formazione di Don Gnocchi.
Abbiamo pensato questa mostra soprattutto per i più giovani. Infatti L'Istituto delle Dame Inglesi e il collegio Manzoni ci hanno già assicurato che porteranno i loro alunni alla mostra in settimana”.


La mostra sarà aperta al pubblico nelle giornate di sabato 13 e domenica 14, ma anche in settimana dalle ore 09:00 alle ore 19:00 con la possibilità di visite guidate riservate alle scolaresche.





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