Si chiamerà semplicemente "Vita e opere del Beato don Gnocchi" la mostra fotografica che sarà allestita presso il salone d'onore di Palazzo Prinetti a Merate, dal 12 al 21 novembre. L'evento è stato organizzato dal Gruppo Alpini di Merate in collaborazione con la sezione A.N.A. di Lecco (gruppo della Bassa Brianza) e la Parrocchia S. Ambrogio di Merate. Questo il programma della mostra, i cui materiali sono stati concessi dall'associazione "Amici di Don Gnocchi" di Montesiro:
Venerdì 12 novembre ore 21.00 apertura della mostra. Presentazione a cura del dottor Emanuele Brambilla, responsabile della comunicazione per la Fondazione Don Gnocchi, preceduta da una introduzione del Prevosto di Merate, don Luigi F. Conti.
Sabato 13 e domenica 14 novembre apertura al pubblico dalle ore 9.00 alle 19.00
Da lunedì 15 a venerdì 19 Visite guidate riservate alle scolaresche
Sabato 20 e domenica 21 novembre apertura al pubblico dalle ore 9.00 alle 19.00
Sono già una decina le scolaresche che si sono prenotate per vedere la mostra.
Qui sotto un intervento sul Beato e la mostra apparso sull’ultimo bollettino parrocchiale, a cura dell’Alpino meratese Ulderico Dell’Era:
“Prima ti dicevo: ciao don Carlo. Adesso ti dico ciao, San Carlo” Queste parole, uscite dalla bocca innocente di un bambino, sintetizzano, più di ogni altro e lungo discorso, il sentimento che aleggiava fra l’immensa folla, più di centomila persone, che gremiva piazza del Duomo a Milano il 1° marzo 1956, giorno dei funerali di don Carlo Gnocchi. Io, allora adolescente, colpito dalla notizia ed anche dall’ultimo atto di don Carlo, la donazione delle cornee a due ragazzi, chiesi a mia madre chi fosse quel prete di cui tanto si parlava; e mia madre, nella sua semplicità di casalinga, mi rispose: “era il papà dei mutilatini”. Era chiaramente una definizione riduttiva, perché quell’esile prete aveva fatto molto di più. Era stato educatore nelle parrocchie dove era stato assegnato, assistente all’Istituto Gonzaga di Milano ed ancora, dal 1940, allo scoppio della guerra, cappellano militare volontario, ritenendo suo dovere assistere i “suoi ragazzi” mandati al fronte: sul fronte greco-albanese e poi in Russia con gli alpini della Tridentina. Scampato quasi per miracolo a quella tragica ritirata, aveva iniziato il suo pellegrinaggio nelle valli alpine, alla ricerca dei famigliari dei caduti, per portare loro un conforto morale e materiale, senza disdegnare un aiuto a chi volesse, negli anni della Resistenza, rifugiarsi in Svizzera. Cominciò poi ad accogliere, nella casa di Arosio, a partire dal ’45, i primi orfani di guerra ed i piccoli mutilati, guadagnandosi così, il titolo di “papà dei mutilatini”, cui si era riferita mia madre. E gli alpini, da quelli che avevano con lui vissuto le tragiche giornate della ritirata, e che avevano goduto del beneficio del suo conforto, a quelli che, in quel 1° marzo, trasportavano il feretro e reggevano sulle spalle i mutilatini in lacrime, non potevano non condividere quel sentimento, espresso dalle parole di un bambino. Erano consapevoli di avere perso un Santo ed aspettavano con fiducia il momento di poterlo venerare come loro Patrono. Seguirono molteplici iniziative cui, anche noi, alpini di Merate, abbiamo aderito. Nel 1964 abbiamo allestito una manifestazione a favore dei piccoli ospiti della casa di Arosio, nel 1971 abbiamo intitolato una via a “don Carlo Gnocchi – Cappellano degli Alpini e filantropo”, con la presenza di ragazzi assistiti dalla Pro Juventute. Ed infine, nel 2003, la stessa via è stata arricchita con una scultura in bronzo. Ed ecco perché abbiamo accolto con favore l’invito, rivoltoci dal Prevosto don Luigi, ad allestire una mostra, in Palazzo Prinetti, sulla “Vita ed opere del Beato Carlo Gnocchi”. L’iniziativa, aperta a tutti, è rivolta principalmente alle scuole, perché i giovani di oggi possano conoscere quello che un uomo solo, un esile prete, munito solo di una grande forza di volontà e di una immensa carità, sia stato capace di realizzare.
Ulderico Dell’Era
Gruppo Alpini di Merate