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Scritto Lunedì 14 ottobre 2013 alle 20:17

L'Asl 'promuove' la rete idrica del distretto meratese: nel 2012 acqua potabile al 100%

La rete idrica del distretto meratese è in buone condizioni. E' quanto emerge della "Relazione sulle acque potabili nella provincia di Lecco" redatta dall'Asl prendendo in analisi i campionamenti effettuati nei 90 comuni nel periodo 2004 - 2012. Gli esiti analitici, sia microbiologici che chimici, evidenziati dallo studio, effettuato dal Servizio Igiene degli Alimenti e della Nutrizione (SIAN) sotto la supervisione del  Dr. Angelo Ferraroli, hanno infatti mostrato un trend provinciale caratterizzato da un andamento ondulante, ma comunque in costante miglioramento. Nello specifico, per quanto riguarda i comuni dell'ambito meratese-casatese, la "potabilità microbiologica" si afferma come una costante (non è così per il distretto di Bellano dove si sono registrate problematicità dovute alla presenza di acquedotti vetusti, di ridotte dimensioni ed estensione, con innumerevoli opere di presa, diramazioni, serbatoi, che rendono difficile l'attuazione dei necessari interventi di monitoraggio, bonifica e manutenzione) così come quella relativa agli aspetti "chimici", positiva in tutta la provincia con solo lo 0,7% dei campionamenti effettuati  nelle annualità prese in considerazione risultati "non potabili" (si trattava per lo più di situazioni isolate che hanno trovato risoluzione alla fine del 2012).
Ecco dunque il quadro completo comune per comune:

Robbiate è il comune del distretto meratese in cui, negli anni scorsi (2010 - 2011) vi sono stati il maggior numero di campioni "bocciati" e giudicati dunque non potabili (7 su 159). Nel 2012, ultimo anno di cui si dispongono i dati completi, non si sono però registrati problemi analoghi in nessuna delle municipalità del nostro distretto.

Per meglio comprendere, riportiamo integralmente il documento messo a disposizione dall'Asl:

La relazione riguarda il periodo 2004 - 2012 da quando il D. Lgs. n° 31 del 02/02/2001 «Attuazione della direttiva 98/83 CE relativa alla qualità delle acque destinate al consumo umano» ha modificato alcuni dei precedenti parametri e limiti di riferimento. Tra le principali innovazioni che la normativa sopra richiamata ha introdotto, quantomeno nella valutazione degli esiti e nella formulazione del giudizio di idoneità dell'acqua al consumo umano, vi è l'individuazione di 2 tipi di parametri: quelli per cui ogni superamento del limite previsto determina una non idoneità al consumo umano e quelli, parametri indicatori, per cui il superamento del limite comporta una valutazione sui rischi per la salute, prima di adottare provvedimenti. Per una migliore comprensione dei dati riportati nei grafici e nelle tabelle è necessario precisare che tutti i campioni vengono considerati non conformi ogni qualvolta viene superato il limite previsto dalla normativa per un determinato parametro. Il giudizio di non conformità riguarda quei parametri per cui il superamento dei limiti non comporta automaticamente un rischio per la salute pubblica, mentre il campione viene valutato non solamente non conforme ma anche non potabile quando si verifica un superamento dei limiti per i parametri microbiologici e chimici che comportano un rischio per la salute pubblica. In entrambi i casi, seppur con urgenza diversa, è sempre necessario che il gestore dell'acquedotto intervenga per ripristinare i limiti di legge.

VALUTAZIONE DEI RISULTATI
I risultati degli esiti analitici, come verrà esposto in seguito, evidenziano un tendenziale miglioramento della qualità dell'acqua destinata al consumo umano nel periodo 2004 - 2012. La Tabella 1 riporta il numero di campionamenti per la determinazioni dei parametri microbiologici e chimici effettuati nel periodo 2004 - 2012 sui punti rete. Il numero e la frequenza dei campionamenti sulle singole reti sono definiti dalla normativa sulla base del volume di acqua distribuito nell'arco dell'anno.

Il grafico evidenzia che la tendenza al miglioramento della qualità dell'acqua destinata al consumo umano, interrotta negli anni 2010 e 2011, è ripresa nel 2012, anno in cui si osservano i migliori valori di sempre. Questi dati complessivi non esprimono comunque le singole criticità in atto e pertanto è opportuna un'analisi separata per quanto riguarda gli aspetti microbiologici e chimici.
Problematiche di tipo microbiologico.
Le analisi microbiologiche sono mirate a determinare la presenza di batteri cosiddetti indicatori. Questi non sono batteri patogeni, cioè capaci di provocare una malattia, ma indicano che l'acqua destinata al consumo umano viene contaminata o da batteri che si trovano nel suolo o da batteri presenti nel materiale fecale (fogne, pozzi perdenti, pascoli...), che va ad infiltrarsi nell'acquifero. La loro presenza nell'acqua erogata per il consumo umano è in genere dovuta alla vulnerabilità delle falde acquifere, alla vetustà delle reti e al cattivo stato di manutenzione delle stesse. La contaminazione microbiologica dell'acqua con batteri indicatori di origine fecale, (Escherichia coli ed enterococco) che determina un giudizio di acqua non potabile, non è una problematica che coinvolge tutto il territorio dell'ASL, ma quasi esclusivamente i territori montani e quindi prevalentemente negli acquedotti situati nel Distretto di Bellano. Infatti la figura 2 illustra la situazione dei 3 Distretti: mentre negli acquedotti situati nei Distretti di Merate e Lecco la problematica è marginale altrettanto non si può affermare per gli acquedotti ubicati nel Distretto di Bellano, dove la situazione rimane tuttora critica. Comunque si assiste, dopo il peggioramento della qualità osservato nel 2010 e 2011, ad un miglioramento nell'anno successivo che trova conferma nei primi dati 2013.


Problematiche di tipo chimico

Le non potabilità delle acque destinate al consumo umano dovute al superamento dei limiti
previsti per i parametri chimici, sono riportate nella Tabella 2

La percentuale di campionamenti le cui analisi hanno evidenziato non potabilità per superamento dei limiti previsti per i parametri chimici è marginale e riguarda situazioni circoscritte. In particolare gli esiti di non potabilità negli ultimi 3 anni sono riconducibili al superamento del limite previsto per il parametro arsenico, osservato in acquedotti montani di piccole dimensioni. La presenza di arsenico oltre al limite è dovuta a cause naturali, in quanto questo metallo si trova naturalmente nelle rocce attraversate dalla falda acquifera. Su questa problematica l'Ente Gestore dell'acquedotto ha posto in atto interventi che hanno risolto la situazione; nel corso del 2013 infatti non si sono osservati superamenti del limite per il parametro arsenico. In diverse occasioni, si è assistito a non conformità conseguenti al superamento dei valori di parametro relativamente a sostanze chimiche definite "indicatori", quali il ferro. Il superamento di questi limiti non rappresenta automaticamente un rischio per la salute umana, anche se sussiste sempre l'obbligo di riportare tali parametri entro i limiti di legge previsti.

Problematiche legate alla presenza di cianobatteri
Come è noto, il lago di Lecco rappresenta una fonte di approvvigionamento idrico importante per la nostra Provincia e non solo (200.000 abitanti serviti nelle province di Lecco e di Monza e Brianza). Su questo approvvigionamento vengono periodicamente effettuate, oltre agli altri controlli, anche analisi per verificare la presenza di ciano batteri su campioni di acqua in ingresso ed in uscita dall'impianto di potabilizzazione ed anche sull'acqua di rete. I cianobatteri sono microorganismi algali che possono proliferare in determinate condizioni climatiche nei corpi idrici superficiali dando luogo a vere e proprie fioriture visibili, come accaduto anche nel recente mese di agosto, in molti punti del lago di Lecco e la loro pericolosità per la salute è legata alla liberazione di tossine. Per le acque destinate al consumo umano non sono attualmente previsti limiti di legge riguardanti sia i ciano batteri che le tossine da essi prodotte. Tuttavia, sulla base di quanto riportato nelle Linee Guida dell'OMS, i valori riscontrati sia di cianobatteri che di tossine non sono tali da costituire pericolo per la salute umana.

PROSPETTIVE DI LAVORO
Il D.Lgs n. 31/01 affida all'Asl funzioni di controllo esterno su tutta la filiera dell'acqua per uso umano al fine di assicurarne la buona qualità. In particolare l'Asl programma i controlli, effettua i campionamenti e le analisi, esprime giudizi di idoneità all'uso, mantiene rapporti con i soggetti interessati (Gestore, Comune, ATO...) per l'adozione di provvedimenti per la tutela della salute dei consumatori e vigila sugli interventi adottati. L'altro principale soggetto previsto dalla normativa è il Gestore cui compete la gestione dell'acquedotto compresi i controlli di qualità interni. Sempre nel rispetto dei diversi ruoli è fondamentale un flusso costante di informazioni fra i vari soggetti implicati. In merito a quest'aspetto si evidenzia una criticità: non sempre dopo la segnalazione al Gestore di esiti analitici non conformi riguardanti campionamenti effettuati dall'Asl, viene fornita riposta dal Gestore medesimo circa gli intereventi posti in atto, supportati anche da esiti analitici a prova della loro efficacia. Di questi interventi talvolta se ne viene a conoscenza in modo indiretto tramite la stampa locale. Questa mancanza di comunicazione, tra l'altro esplicitamente richiesta nelle nostre note, non permette all'ASL di avere informazioni costantemente aggiornate sulla situazione della qualità dell'acqua destinata al consumo umano. Si rileva comunque che, rispetto ai primi tempi, dopo l'insediamento del nuovo Gestore, le comunicazioni sono andate via via migliorando. A questo ha anche contribuito l'incontro promosso lo scorso anno dall'ASL con il Gestore. Si ritiene necessario continuare il percorso iniziato, infatti la collaborazione intrapresa, pur nel rispetto dei differenti ruoli, è la condizione fondamentale per garantire una gestione tale da fornire acqua di buona qualità.

CONCLUSIONI
Gli esiti analitici, sia microbiologici che chimici, nel periodo 2004 - 2012 evidenziano un trend caratterizzato da un andamento ondulante, ma comunque in costante miglioramento. Per i gli aspetti microbiologici il miglioramento si osserva su tutto il territorio, seppure in misura diversa: mentre per gli acquedotti del distretto di Merate e, in misura un po' meno evidente, del distretto di Lecco, la potabilità microbiologica dell'acqua è un dato pressochè costante, non altrettanto si può affermare per gli acquedotti del Distretto di Bellano. La problematica in quest'ultimo Distretto è la contaminazione microbiologica delle acque distribuite dovuta, alla presenza di acquedotti vetusti, di ridotte dimensioni ed estensione, con innumerevoli opere di presa, diramazioni, serbatoi, che rendono problematica l'attuazione dei necessari interventi di monitoraggio, bonifica e manutenzione. Tuttavia, i dati riguardanti il primo semestre 2013 relativi agli acquedotti del distretto di Bellano evidenziano un netto miglioramento, segno che sono in atto interventi efficaci sui vari impianti. Bisogna attendere comunque la conclusione dell'anno per formulare valutazioni complete. Per quanto riguarda gli aspetti chimici la situazione è decisamente migliore. La percentuale di campionamenti non potabili è del 0,7% e riguarda situazioni isolate che hanno trovato risoluzione a fine 2012. Il monitoraggio sulla presenza di cianobatteri nelle acque destinate al consumo umano prelevate direttamente dal lago, non ha evidenziato, al momento, rischi per la salute pubblica.
E' giudizio dello scrivente che il passaggio della gestione degli acquedotti ad un unico Gestore abbia contribuito significativamente al miglioramento della situazione generale. Questa è stata anche la condizione per cui si sono resi possibili interventi su piccole realtà non sostenibili economicamente dai precedenti gestori riguardanti, in alcuni casi, problemi rilevanti, quali, ad esempio, la presenza di arsenico.
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