"Emilio Ruffoni, figlio del lattaio di Merate, nasce 79 anni fa in via Roma 10. Ben presto entra nell'aeronautica a Milano, dove per lo più si occupa delle torri di controllo". Si autopresenta così, con poche parole, in terza persona, definendosi anche
"tecnico per gioco", l'ideatore della particolare esposizione allestita nella "Sala del Capitolo", sul retro della chiesa parrocchiale di Osnago (con ingresso da via Sant'Anna). Non è la prima mostra di questo genere che "l'osnaghese per adozione" organizza ma, come lui stesso sottolinea
, "potrebbe essere l'ultima. E' stato il parroco a chiedermela, per i bambini dell'oratorio. Sa come si divertono con i miei telefoni!". Ed in effetti, non si fa fatica a crederlo. Gli apparecchi, tutti funzionanti e tutti realizzati artigianalmente da Ruffoni, hanno per lo più "sembianze" buffe perché realizzati con i materiali più disparati e rigorosamente a tema.
"Questo è il telefono dei Flintstones . E' stato realizzato, ai tempi del sindaco Perego, con i sassi utilizzati per la nuova fontana di piazza della Vittoria a Merate" ci spiega mostrando un congegno decisamente originale e... pesante.

A destra Emilio Ruffoni


Poi ci sono i modelli "del fattore" con un corno che fa da ricevitore e i campanacci che suonano per avvisare della chiamata in arrivo, "dei pirati" costruito intorno a un timone con tanto di faro illuminato, "del muratore" da utilizzare in cantiere con un di gancio per app oggiare comodamente gli attrezzi durante la conversazione e addirittura un modello "da bagno" con la cornetta ricavata della doccia e... il rotolo di carta igienica a portata di mano!
"Un telefono così me lo suggerì Enzo Tortora" racconta il signor Emilio che conobbe di persona il famoso presentatore, partecipando con le sue creazioni a Portobello e inventando appositamente per la celebre trasmissione "pezzi unici" come il telefono con botticella incorporata (utile per "farsi un drink" durante la conversazione), quello ricavato da un paiolo della polenta, quello a forma di gelato... Quello ottenuto da una gondola, utilizzato per prendere ulteriormente in giro un ministro già oggetto di parodia, venne poi ideato, come diversi altri, su richiesta della trasmissione Drive In.



"Vent'anni fa, invece da Mike (Buongiorno ndr) andai come concorrente e vinsi un'auto rispondendo a domande sulla storia di Meucci". La trasmissione era Pentatlon e, neanche a dirlo, ispirò un telefono: il modello "robot". Da una visita a Maranello, nacque invece il "disco volante" in onore della Ferrari mentre Fiorenzo Magni autografò il telefono "rosa Gazzetta", memore dei trionfi ottenuti al Giro d'Italia. L'amicizia con Enzo Bearzot venne invece suggellata con il modello "Mundial" con l'effige di tutti i campioni del mondo dell'82. Accanto a tutte queste "creazioni artistiche", in mostra a Osnago, ci sono anche esemplari storici o creati partendo da epi sodi di cronaca come la tragedia di Marcinelle, con un apparecchio ottenuto dalla garitta esterna della miniera.
"Questi telefoni sono di nazioni diverse, ognuno con una particolarità".



Ci indica dunque quello inglese con l'agenda incorporata, quello tedesco con la doppia linea, quello francese con il doppio ascolto e quello belga con la maniglia per essere trasportato.
"Questo invece è italiano e presenta il blocco meccanico del disco, così non ci si può giocare. E' prodotto dalla Siemens" precisa citando l'azienda per cui egli stesso ha prestato servizio. Ma legato al suo ambito lavorativo, in mostra, vi è anche un dispositivo: per 22 anni, Ruffoni ha infatti lavorato per il Corriere della Sera, facendo "il garante della privacy delle telefonate" spiega egli stesso e da via Solferino è quindi giunto a Osnago il telefono utilizzato da Missiroli a Ottone passando per Russo e Spadolini.



Il "pezzo" di cui però il suo inventore va più orgoglioso è il dispositivo che permette di "effettuare una chiamata con il pensiero", una vera chicca così come prezioso è anche il dispositivo creato per il regista Beppe Recchia e regalato poi al signor Emilio dopo essere stato utilizzato un anno intero in Austria.
"Se ho potuto realizzare questa mostra è grazie all'aiuto di Lella e Mario Pandolfi" sottolinea il "tecnico per gioco", mostrando anche il numero della rivista specialistica Nets, interamente illustrato con le sue opere. Opere che già i bambini del paese, nelle scorse settimane hanno avuto modo di ammirare, "sperimentandole", onere che è già stato riservato anche a un discendente della famiglia Arese che, in inglese, sul "libro dei ricordi" ha confessato a Ruffoni di essere disposto a scambiare il proprio cellulare con uno dei suoi originalissimi telefoni.



Per chi fosse interessato, la mostra sarà visitabile presso la "Sala del Capitolo", fino al 30 giugno con apertura il sabato e la domenica (dalle 10,00 alle 12,00 dalle 15,00 alle 19,00) e il mercoledì dalle 16,00 alle 18,00.
© www.merateonline.it - Il primo network di informazione online della provincia di Lecco