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Scritto Mercoledì 13 ottobre 2010 alle 18:26

Merate: dal 23 in sala civica in mostra i vincitori del Premio Morlotti

Si intitola "LE PROFONDITA' DEL VUOTO" la mostra d'arte che sarà protagonista in sala civica a Merate a partire da sabato 23 ottobre. Protagoniste le opere di Maria Paola Grifone, Manovella ed Erika Riehle, primo premio ex aequo nella sezione "under 30" del Premio Morlotti - Imbersago edizione 2009.

"Questa che presentiamo è la mostra pensata dai tre giovani artisti che qualche mese fa hanno vinto ex equo il dodicesimo Premio Morlotti di Imbersago. Maria Paola Grifone, Manovella (alias Luciano Sozio) e Erika Riehle, difatti, hanno concertato tra loro un tema, quello del vuoto, che consentisse di mettere in comune sullo stesso terreno le loro diversità di poetica, di immaginazione e di linguaggio, per un confronto insieme tutto interno alle problematiche della loro generazione (la media delle loro età è di 28 anni), alle loro preoccupazioni, contraddizioni, speranze e aspettative di stretta attualità, ma anche capace di allargarsi a spunti più generali e complessi, a riflessioni che investono proprio l’arte contemporanea e l’intero suo specifico, la natura e il ruolo dell’immaginario nel nostro complicato presente." ha spiegato il curatore della mostra, Giorgio Seveso. "In fondo è proprio questa l’anima del nostro Premio: l’aver scelto ormai da anni di operare volutamente fuori dal circuito ufficiale del mercato e degli ambienti artistici accreditati, muovendo cioè come una sorta di scandaglio profondo, come una sonda capace di immergersi oltre gli strati già indagati dell’arte giovane, strati magari anche già “inquinati”, cioè già irrimediabilmente influenzati dal sistema dell’arte attuale, per promuovere così personalità e ricerche realmente inedite, fresche, incontaminate: giovani artisti capaci di ritrovare una vera densità di ruolo al loro lavoro. Capaci, o potenzialmente in grado, di dire parole nuove sul piano dei giudizi e delle idee. Con ben chiaro in mente e nelle scelte, inoltre, l’obiettivo della più alta qualità. E dunque il vuoto evocato dal tema scelto da questi tre giovani artisti non è solo assenza di peso e di scontorni, diluizione e annichilimento del senso, assopimento dei dettagli e degli spessori in una indistinta indefinitezza dell’oggettivo. È piuttosto un clima complessivo, il portato di un sentire etico che reagisce al frastuono estetico della nostra civiltà delle immagini e dell’effimero, che rifiuta un sistema alluvionale di icone e di mode artistiche sempre più svuotate di gravità, sempre più transitorie e provvisorie… Vuoto avvertito nelle sue diverse profondità, nei suoi motivi, nei suoi riflessi etici, capace insomma di tradursi in forme plastiche, in evocazioni d’immagine, in metafore conclamate o solo alluse. Ma quali sono le qualità di questo vuoto assunto dai nostri tre giovani artisti? Come si declina in ciascuno di loro? Nelle cose attuali di Maria Paola Grifone, al centro d’ogni preoccupazione c’è il volto. Il volto come imprimitura definitiva dell’identità, come sintesi e schermo complessivi capaci di registrare e trattenere le tracce dell’esistenza, i segni contraddittorio dell’umanità. Ma la rastremazione e la sintesi scavano l’immagine. E dunque il volto si scioglie, si scarnifica, si prosciuga d’ogni superfluo, si svuota, appunto, delle superfetazioni, delle impalcature, delle aggettivazioni: si riduce al nervo ultimo, al segno che sta oltre il segnale. E affiora in superficie, aggallando dal limbo sfatto e indistinto di una realtà lacunosa, in pochi tratti dolenti, assorti, melanconici e bellissimi, di forte suggestione plastica. Di diversa natura è il vuoto di Manovella. È piuttosto un’assenza di peso, un garbato rifiuto di gravità concettuale, un’affabile sospensione della realtà per immagini sottili e umorose come una canzonetta d’infanzia, come il ricordo di qualche fumetto: immagini lievi e crepitanti a ricordare un gioco sorridente di bambini. Quasi a fare da sponda ad un tenero, arruffato, istintivo, geniale Chagall metropolitano, le sue superfici senza pareti e senza ombre di contesto si aprono verso una dimensione d’altre logiche e d’altre magie rispetto a ciò che ci accade attorno, e divengono lo spazio di una sorta di camera delle meraviglie riservata a giochi d’amore e di sogno, di nostalgia e di meditazione, tra evocazioni e slittamenti del senso, tra gentili equivoci e vaghe metafore. Infine Erika Riehle, che esplora con limpida suggestione e persuasiva maturità uno spazio urbano tutto distillato e trattenuto sul registro dell’estraneazione e dello sgomento: spazio le cui prospettive sono percorse da una vertigine d’incombenza, da un moltiplicarsi statico di punti di vista puramente mentali ma non per questo meno concreti, nell’assoluta immobilità di ogni possibile vibrazione o movimento. Più l’immagine tende alla precisione oggettiva e più la città è pretesto, per lei, di una straordinaria, acutissima proiezione emozionale, sfondo per una vera e propria elegia dell’assenza. Qui il vuoto e il pieno si confrontano geometricamente in un contrappunto silenzioso, in un brivido d’ansia quasi scientifico, in cui l’esatta precisione delle scansioni si dissolve come in una nebbia d’ambiguità, assolutamente affascinante. Ecco dunque tre modulazioni del dipinto, tre diversi racconti dell’immagine e dell’immaginario che, però, non si fermano al piacere del guardare, alla mera “cucina” della pittura contemporanea. Il vuoto richiamato dal loro pretesto tematico è un vuoto vero, avvertito profondamente in senso esistenziale e lirico, dalle loro diverse sensibilità di protagonisti assolutamente consapevoli, fervidi, partecipi. La loro è una voce robusta e significativa, che siamo onorati di aver potuto amplificare".
Questa mostra è parte della storia del premio di pittura Morlotti-Imbersago. Istituito dall’amministrazione comunale nel 1996 e dal 2005 divenuto biennale è giunto alla sua dodicesima edizione nel 2009. La fondazione Granata-Braghieri di Imbersago, negli anni intermedi, organizza le mostre omaggio ai vincitori.
Ha chiuso i battenti il 10 ottobre scorso la personale di Renzo Ferrari, artista ticinese, vincitore del premio della «sezione invitati». Questa tripla personale è riservata ai vincitori ex aequo della «sezione under '30», finalisti tra i selezionati del concorso. Nel corso di questi 15 anni il premio intitolato a Ennio Morlotti è stato seguito ed apprezzato sia per gli artisti che hanno vinto sia per quelli che vi hanno partecipato, e tra questi, alcuni oggi sono sulla scena nazionale ed internazionale. L’impegno assunto dalla Fondazione Granata-Braghieri assieme all’Amministrazione Comunale è dunque teso a rinnovare nella continuità l’omaggio a questo nostro grande maestro del ‘900. Le mostre ordinate tra un’edizione e l’altra dimostrano di avere optato per una scelta giusta e coerente con le finalità e gli obiettivi preposti.
Il Premio e le mostre ad esso collegate sono un’opportunità di approfondimento della produzione artistica sia per gli artisti invitati che per le nuove generazioni e riservate ad un pubblico sensibile e attento agli sviluppi dell’arte contemporanea. La tripla personale che si svolgerà nella sala “Guido Frisia” della Scuola d’Arte Pura e Applicata della Società di Mutuo Soccorso tra gli Operai e i Contadini della Brianza di Merate rappresenta, inoltre, una felice sinergia tra enti che operano sul territorio. Accompagnerà la mostra un esauriente catalogo a cura di Giorgio Seveso che insieme a Domenico Montalto sono i curatori delle edizioni del premio.
La presentazione al pubblico si effettuerà sabato 23 ottobre 2010 presso la Sala Civica Fratelli Cernuschi di viale Lombardia 14 a Merate alle ore 16.00.
La mostra rimarrà aperta al pubblico nei seguenti giorni ed orari: giorni feriali, escluso il lunedì: 16.00/18.30 sabato e domenica: 10.00/12.00 - 16.00/18.30
e-mail: granatabraghieri@gmail.com
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