La situazione attuale
Per arrivare all’obiettivo fissato da Roma, tre, come ormai è noto, sono le strade: il Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali (decreto legislativo 18 agosto 2000 n. 267) prevede infatti l’esercizio associato di funzioni (art.30) ovvero il minimo richiesto ad oggi dalla Spending Review, la creazione di Unioni di Comuni (art.32) e, soluzione più drastica, la Fusione di due o più municipalità contigue per dare vita a un’unica nuova realtà (art.15).Il possibile scenario futuro
Come ben evidente nella tabella sopra riportata, se andasse in porto la fusione tra i comuni di Lomagna, Osnago, Cernusco e Montevecchia, questa nuova realtà diventerebbe, infatti, la più grande del distretto sia in termini di estensione territoriale sia (e soprattutto) in termini di popolazione arrivando a superare quota 16.200 abitanti (i calcoli, meramente indicativi, sono stati fatti utilizzando i dati relativi ai residenti al 31-12-2011). Si tratta solo, ovviamente, come già detto in apertura, di una congettura (come tutte le altre di seguito riportate) che non tiene conto di eventuali cambiamenti nella normativa statale, dell’esito del referendum consultivo (ma non decisionale) che dovrà essere indetto per “sentire” i cittadini e delle elezioni che nel 2013 e nel 2014 porteranno al rinnovo dei diversi consigli comunali come quelli ora guidati, nel caso specifico, da Paolo Strina (che non potrà ricandidarsi personalmente) e di Stefano Fumagalli (sindaco da appena un mandato e quindi riproponibile). La nuova entità che si potrebbe venire a creare “fondendo” Lomagna, Osnago, Cernusco e Montevecchia diventerebbe, se tutto andasse in porto, la seconda della provincia alle spalle solo dell’irraggiungibile Lecco, surclassando dunque di colpo sia Merate che Calolziocorte (14.278 abitanti). Ma che nome dare ai 4 comuni divenuti uno solo? Difficile ipotizzare il mantenimento di un nominativo a cui “aggiungere” gli altri sulla scia di “Gravedona e uniti”. Si userà quindi un acronimo del tipo CerOsMoLo? Oppure si risolverà l’empasse trovando un “filo conduttore”? Quale? Valle del Curone? Mah! E soprattutto, cosa che sicuramente preme di più ai cittadini, come riorganizzare le strutture territoriali? Un palazzo municipale unico o più poli all’interno degli immobili al momento già utilizzati? In questo secondo caso, come economizzare effettivamente? Tanti gli interrogativi, estendibili anche agli altri comuni in rampa di lancio per la fusione con esclusione, almeno per quanto riguarda il nome, dei due Verderio per chiare ragioni. “Problemi” questi che rimarrebbero, poi, anche se si optasse per la creazione di un’Unione piuttosto che compiere il passo più lungo. Optando per questa possibilità intermedia inoltre si dovrebbe arrivare alla creazione anche di una Giunta e di un’Assemblea che andrebbero ad aggiungersi ai consiglio comunali dei singoli comuni senza comportare però spese aggiuntive. Gli amministratori di un’Unione, per legge, non percepiscono infatti indennità. La Giunta dovrebbe poi essere composta da assessori e sindaci dei singoli comuni con uno di questi che viene nominato presidente. Per quanto riguarda invece l’Assemblea, la composizione è più discrezionale. In Valletta, ad esempio, si è scelto che vi siedano 4 rappresentati per comune (indipendentemente dalle dimensioni): il sindaco, membro di diritto e 3 consiglieri/assessori scelti dal consiglio comunale di cui 1 esponente della minoranza.La cartina con la probabile situazione futura
Tornando “all’analisi” dello scenario futuro del nuovo assetto distrettuale, Merate, dunque, diverrebbe la seconda città, seguita, in termini di popolazione dalla municipalità che potrebbe nascere dall’abbattimento dei confini tra Paderno, Robbiate e Imbersago, con all’incirca 12.500 abitanti all’interno di una superficie di 11,4 kmq. Più esteso ma meno popolato e per questo quarto in classifica, il secondo comune che potrebbe crearsi sull’asse dell’Adda e quindi quello che potrebbe essere originato dall’accorpamento di Brivio e Airuno.