Si è costruito da solo un piccolo impero ma, giunta l’ora della pensione, ha mollato tutto e, dopo cinquant’anni in fabbrica, è tornato a zappare la terra. Questa in pillole la storia del signor Dante, ex proprietario di un’importante industria specializzata nelle conserve alimentari con sede a Brivio.
Il signor DanteTre anni fa, ceduta l’impresa (
“sono arrivati gli svizzeri, me l’hanno chiesta, gliel’ho data” come racconta lui in poche parole), l’arzillo settantenne ha iniziato una nuova attività: nel giro di breve tempo ha trasformato il piccolo appezzamento di terra che da via Bolona degrada fino all’area dell’ex fornace, in quella che oggi potrebbe essere definita la sua “tenuta”.
Viti, ulivi, alberi da frutto, l’orto, i fiori e poi loro, i suoi adorati cani e soprattutto un gruppo di oltre una decina di asini.
Fino a qualche giorno fa, nella serra, era ospitato anche un piccolo airone:
“L’ho trovato qui. Non riusciva più a volare allora ho chiamato la protezione animali. Quando sono venuti a prenderlo hanno detto che non aveva nulla di rotto o malattie particolari. Era semplicemente troppo denutrito per riuscire a spiccare il volo” narra con tenerezza il signor Dante a cui è inutile chiedere il cognome:
“l’ho dimenticato in ditta, ora sono solo Dante” scherza.
E scherzando risponde anche quando gli si domanda come mai abbia scelto di allevare proprio gli asini:
“Mi fanno compagnia e poi loro sono ubbidienti, non come certe persone in azienda che rispondevano a malo modo”. E effettivamente a Dante basta chiamarne una, Kira, per avere tutto il gruppo riunito davanti a sé.
“A parte gli scherzi, ho scelto gli asini perché mangiano i rovi e aiutano a tener in ordine. Quando ho preso questo posto era ridotto proprio male. Gli asini e io l’abbiamo ripulito. Ho spianato la terra, piantato gli ulivi e gli alberi da frutto. La vigna è già il secondo anno che da un buon raccolto”.
Non si fatica a credergli: i filari sono già pieni di grappoli pronti per essere raccolti. A breve Dante farà vendemmia e si cimenterà nuovamente nella produzione del vino: “
l’anno scorso è venuto anche buono” precisa,
“ma non era certo la prima volta che lo facevo. Ci avevo già provato più di cinquant’anni fa”.
Nel vedere il settantenne muoversi con agilità tra le vigne, dar da mangiare agli asini o raccogliere i fichi dalla maestosa pianta nel giardinetto della tenuta, si fatica a immaginarlo intrappolato dietro a una scrivania alle prese con le inevitabili “scartoffie” che la gestione di una ditta comporta.
Il suv parcheggiato nel vialetto, la polo in tinta con i pantaloni di marca e il sistema di videosorveglianza hi-tech con tanto di pannello fotovoltaico sono gli unici elementi che svelano il suo passato da imprenditore comunque ben celato dietro i nuovi panni di contadino solitario.
Nel suo “rifugio” a cielo aperto, Dante si gode una nuova vita scandita dai ritmi lenti della Natura, in compagnia dei suoi asini e dei tanti bambini che lo vanno a trovare.
“Peccato vengano solo con le nonne” commenta lui allegramente, ben consapevole di aver creato una piccola oasi di tranquillità.