Scritto Sabato 21 gennaio 2012 alle 19:04
Per salvare il Paese, situazione internazionale permettendo, occorre una vera rivoluzione liberale ''tradita'' dal precedente governo
Caro Direttore,
provocato dalle ormai costanti notizie che testimoniano il drammatico evolversi della crisi economico - finanziaria in atto, e da Lei ben documentato in più occasioni anche per il nostro territorio (aziende edili storiche che chiudono, banche che non sono più in grado di sostenere le imprese con revoche del credito o applicazione di tassi esorbitanti, inevitabile disoccupazione ecc....), nonché il costatare personalmente, in aziende medio piccole della zona, crolli di fatturato a colpi del 30/40%, oltre all'ormai cronico azzeramento di margini di redditività e difficoltà ad incassare i propri crediti; mi chiedo, immagino in buona compagnia, se la raffica di provvedimenti messi in atto del Governo negli ultimi tempi, misure che incideranno radicalmente al ribasso sulle nostre abitudini di vita, saranno in grado di invertire questo processo di decadenza in corso da circa 15 anni, e via via apparso sempre più inesorabile. Al di là del ben noto contesto internazionale, che gravemente sta condizionando la nostra vita, vorrei partire da una personale considerazione sulla politica economica intrapresa dall'attuale Governo, quale accademica espressione delle prestigiose Università Bocconi e Cattolica. A mio avviso l'Esecutivo sta intervenendo con ricette economiche in assoluta continuità con quelle degli ultimi 15 anni, ed anche prima, ben rappresentabili dal Giano bifronte Visco - Tremonti. Da sempre, tutte le manovre che periodicamente hanno tentato di rimettere in sesto i conti pubblici, sia con Amato, Visco o Tremonti, hanno agito sull'aumento della pressione fiscale e mai, dico mai, riducendo realmente le spese. La spesa pubblica è da decenni in costante aumento, nonostante i proclami per una sua riduzione. I c.d. provvedimenti volti a diminuirla hanno sempre ridotto la spesa c.d. "tendenziale", e non quella reale. Per fare un esempio, se nell'anno "x" ho speso 100 e per l'anno successivo prevedo di spendere 110, e poi opero un taglio di 5 sulle uscite previste di 110, spenderò realmente 105. Così sono stati effettuati i tagli negli anni scorsi. L'agire quindi solo sui flussi in entrata, ha determinato una pressione fiscale sul Pil da record mondiale, e livelli di reale incidenza fiscale - contributiva sulle imprese che sfiora il 70%, oltre ad un cuneo fiscale sulle retribuzioni da capogiro. E' ovvio quindi, senza essere luminari dell'economia o presunti tali, e affidandosi semplicemente a dati di esperienza, che con tale indirizzo in un contesto di crescita economica si cresce meno degli altri, e nelle fasi recessive si va irrimediabilmente a fondo. Per molte realtà quindi, soprattutto le piccole, l'evadere il fisco o il cercare di farlo, diventa l'unica via per la sopravvivenza. So che l'affermare questa semplice verità fa inorridire i più, ormai plasmati dal can can professoral - mediatico ma, se hanno ancora la pazienza di leggermi, suggerirei loro di dare un'occhiata ai seguenti dati. Su un'imponibile fiscale presuntivamente evasa e/o elusa di 316 miliardi di euro annui (dato reperibile in diverse fonti ufficiali), c.a. 200 pare provengono dall'economia totalmente sommersa ( i c.d. evasori totali, ovvero realtà che nemmeno hanno la partita iva per intenderci), c.a. 100 dall'economia malavitosa, c.a. 10 dall'elusione delle grandi imprese e c.a. 6 dalle piccole - medie imprese (il negozio che non fa lo scontrino, l'idraulico che non rilascia la ricevuta, il dentista ecc...). Ebbene, con i provvedimenti in corso e in quelli passati, assistiamo ad un continuo accanimento nei confronti dei 6, ad un'azione ad intermittenza verso i 10, e quasi nulla per i 200 e i 100. E ciò a prescindere dall'incidenza territoriale, tema sul quale occorrerebbe un capitolo a parte. D'altronde, anche per dare una notizia che è rimasta nella ristretta cerchia degli addetti ai lavori, e che a mio parere meritava ben altro risalto, banca Intesa nel dicembre scorso ha concordato una transazione con il fisco, per il periodo 2005 - 2009 gestione attuale Ministro Passera (che oggi tanto tuona contro gli evasori, quelli piccoli però), di €. 320 milioni c.a., a fronte di una contestazione di c.a. 450 milioni. E passiamo infine all'ultima parolina magica: "liberalizzazioni". La montagna ha partorito il classico topolino: 500 notai in più, 5.000 farmacie in più, l'abolizione delle tariffe professionali (di fatto, per quel che mi consta, sono anni che nella realtà nessuno più le applica), vaghi incentivi per favorire i giovani nel costruire imprese. Nulla sulla riforma del mercato del lavoro, nulla sui lacci della burocrazia, nulla sull'arretramento dello Stato nell'economia, nulla sulla rivisitazione delle norme ossessive che opprimono il settore edile. Una vera rivoluzione liberale, che il precedente Governo, oltre ad altri disastri, ha clamorosamente tradito, è indispensabile per risollevare questo Paese, se siamo ancora in tempo, situazione internazionale permettendo.
Giovanni Corno
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