La vampa d'agosto - giusto per fare il verso a un famoso libro di Camilleri - ha sfornato un provvedimento firmato dalla Giunta regionale lombarda destinato a innescare effetti a dir poco preoccupanti, già dai prossimi mesi, nel comparto della sanità che da solo, ricordiamolo, assorbe quasi i 4/5 del bilancio regionale. L'obiettivo di Roberto Formigoni - obbligato perché in filiera con le scelte governative nazionali - è quello di ridurre sensibilmente le spese e, al tempo stesso, di salvaguardare il "modello sanitario lombardo" che si basa su una sorta di "concorrenza" fra pubblico e privato raggiunta mediante la separazione dei programmatori provinciali della spesa (Asl) e degli erogatori (aziende ospedaliere e cliniche accreditate). Formigoni ha parlato apertamente di un taglio di circa 1 miliardo di euro nel 2012. Inevitabile che buona parte di questo maxi taglio colpirà la carne viva del settore sanitario. Con i provvedimenti dello scorso mese il Presidente della Giunta regionale ha di fatto messo le mani avanti.

Roberto Formigoni, governatore della Lombardia
L'arma indicata per salvaguardare l'equilibrio a livello regionale si chiama "regressione tariffaria" e vanta una pluriennale sperimentazione. E' stata finora utilizzata nel campo delle prestazioni ambulatoriali. A fronte di una iper produzione oltre una certa soglia venivano ridotte le tariffe e conseguentemente i ricavi delle aziende. Garantendo invece alle aziende ospedaliere piena libertà in alcuni settori strategici come l'urgenza, l'oncologia e gli interventi a favore di cittadini
residenti fuori regione. Queste prestazioni sono, o meglio erano escluse dai rigidi contratti imposti dalle Asl. Ma la manovra di agosto ha invertito la rotta. Anche per queste attività viene introdotta la regola della regressione tariffaria. La regione non pagherà per queste attività un centesimo in più della spesa storica 2010. Se gli erogatori sfonderanno questo tetto scatterà in percentuale la riduzione dei ricavi da D.R.G. Come dire: i conti regionali sono salvi e ora il cerino passa nelle mani dei Direttori Generali.

Il direttore generale dell'azienda ospedaliera Mauro Lovisari
Questi ultimi nel redigere i Bilanci 2011 hanno puntato molto sui ricavi "extra-budget". Con queste entrate hanno finanziato il piano assunzioni e parecchie innovazioni. Una vera boccata d'ossigeno per le spese considerate "correnti".
In autunno i top manager dovranno tenere conto di queste nuove regole che fanno diventare incerte le risorse fino ad ora ritenute sicure, e mettere in discussione alcune scelte operate con il documento di programmazione. Per le aziende ospedaliere come quella lecchese che negli ultimi anni hanno registrato un crescendo di prestazioni extra-contratto si tratta di un problema enorme.

L'ospedale Manzoni di Lecco e il Mandic di Merate
Una frenata obbligatoria sul fronte delle spese potrebbe avere riflessi negativi nel campo delle assunzioni autorizzate dal Piano per il 2011, giudicato al di sotto delle aspettative e delle necessità reale da Mauro Lovisari. Non certo con riferimento ai posti di Primario concessi dalla regione nel numero di quattro, con precisa indicazione dei reparti di riferimento. Entro il mese di febbraio dovranno necessariamente completarsi le procedure per dare una guida definitiva ai reparti di Ortopedia e Pronto soccorso retti oggi, rispettivamente da Giuseppe Minnici e Giovanni Buonocore.

Giuseppe Minnici e Giovanni Buonocore
In tal senso è difficile temere qualche "scherzo". Le indicazioni regionali sono chiare: quelli sono i reparti da dotare di "primario" e sono di diritto del San Leopoldo Mandic. I problemi di bilancio potrebbero invece condizionare le scelte in merito alle altre figure mediche e del comparto (infermieri, amministrativi ecc) per le quali la Regione ha definito solo il numero lasciando alla Direzione Strategica il compito di individuare i presidi e i reparti di assegnazione. Attenzione perché il passaggio è assai importante. Se il bilancio lo permette, alcune aziende, in particolare per i medici e gli infermieri di reparti strategici arrivano a sfondare anche il tetto delle assunzioni autorizzate. I conti in regola in passato hanno permesso anche questo. Ma lo scenario prospettato più sopra non autorizza a pensare che questo sfondamento potrà avvenire per l'anno in corso. E' invece prevedibile che i Direttori Generali - e quindi anche il nostro dottor Lovisari - rispetteranno alla lettera le determinazioni regionali. I Piani di assunzione di norma non permettono né il turn-over né la stabilizzazione degli operatori precari. Nel campo medico la stabilizzazione tramite concorso per l'assegnazione di un incarico a tempo indeterminato non può certo considerasi conclusa. Al Mandic, per esempio, un buon numero di collaboratori che i primari considerano indispensabili e che i cittadini-pazienti reputano quasi "storici", sono invece titolari di contratti annuali o al massimo triennali, in scadenza il prossimo dicembre. Si sa di certo che non tutti potranno contare sul concorso. I numeri concessi dalla regione e la situazione di bilancio che si profila lo escludono.
In altre parole potremmo non vedere più medici che ci hanno assistito per anni. Un esempio per capire meglio? Eccolo qua: Anna Biffi, "braccio" destro prima di Roberto Zagni e oggi di Gregorio Del Boca, colonna portante della Ginecologia del Mandic, in servizio permanente effettivo a Natale e ferragosto. Ebbene alla dottoressa Biffi scade il contratto triennale e una scelta mal combinata potrebbe estrometterla dall'ospedale. Al di là di immaginare la rivolta delle centinaia di donne che sono state curate o sono tuttora in cura, per il reparto, autentico fiore all'occhiello dell'ospedale di Via Cerri, sarebbe un colpo molto grave. Mauro Lovisari e i capi-dipartimento - in questo caso Rinaldo Zanini - si debbono assumere una grossa responsabilità nell'esercizio della scelta alla luce dell'individuazione di priorità che vadano nella direzione di salvaguardare gli interessi complessivi dell'azienda e non di un singolo presidio. Il criterio ispiratore dovrebbe essere quello di premiare le Unità Operative che da anni registrano risultati positivi nonostante, anzi grazie allo zoccolo duro degli "incaricati".

Il dr. Gregorio Del Boca e la dott.ssa Anna Biffi
Le prossime settimane occorrerà raddoppiare l'attenzione su questi temi e, per quanto non di stretta competenza, sarebbe auspicabile anche un confronto tra l'assemblea dei sindaci e la direzione generale dell'azienda ospedaliera, nel solco dell'invito dell'assessore regionale alla sanità Luciano Bresciani rivolto ai top manager di rafforzare il colloquio col territorio e quindi con i rappresentati elettivi della popolazione.
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