“Dal 3 maggio tutte le vaccinazioni anticovid 19 si effettuano presso
l'hub Technoprobe di Cernusco Lombardone”. É il cartello che campeggia sulle porte scorrevoli e sulle vetrate della portineria del
Mandic di Merate.
Le somministrazioni dunque non saranno più erogate né al fatidico quarto piano né al centro prelievi ma i cittadini si dovranno recare in via cavalieri di Vittorio Veneto, previo chiaramente appuntamento e seguire il percorso creato ad hoc, con tanto di parcheggio e corridoio coperto per l'attesa.
Una macchina organizzativa che si è messa in moto in pochissimo tempo, dove il privato (la famiglia Crippa) con la collaborazione del pubblico ha offerto alla popolazione un servizio assolutamente efficiente. Spazi, macchinari, servizio d'ordine che senza sosta accolgono, vaccinano, smistano i flussi di traffico con entrate e uscite differenti, parcheggi “riservati”, percorsi tutelati. Così è a Technoprobe. Così non è stato al Mandic.
A stigmatizzare come il servizio offerto in ospedale non fosse per nulla adeguato alle esigenze della popolazione era stata la stessa sindaca di Cernusco, Giovanna De Capitani, che presentando ai colleghi l'hub massivo aveva detto: “Non era preventivato che questi spazi diventassero un hub vaccinale. Quando abbiamo visto tutti quanti le immagini del centro vaccinale al quarto piano dell’ospedale Mandic di Merate ci siamo resi conto che quel servizio non fosse adeguato alle esigenze degli anziani e non solo”.
Basta ripercorrere il percorso fatto da centinaia di persone vaccinate nelle prime settimane a Merate, operatori del settore, insegnanti ma soprattutto grandi anziani, per notare le differenze.
L'ospedale ha a disposizione un parcheggio pubblico a disco orario proprio di fronte alla portineria, poco più di una ventina di stalli, e 7/8 davanti alle “Piazze” dove c'è anche il silos a pagamento. A smistare i flussi un paio di extracee che propongono qualche gadget e, tutt'al più, aiutano nelle manovre di parcheggio. All'interno del perimetro dell'ospedale sono due invece le aree a pagamento, si parte da 1,5 euro per frazione di ora.
Sole o pioggia l'attesa per accedere al quarto piano è stata per le prime settimane all'aria aperta, poi è arrivato un gazebo davanti all'aula scientifica dove all'interno sono state fatte accomodare le persone per la compilazione delle schede anamnestiche prima della somministrazione. La ressa e gli anziani in piedi avevano portato a prelevare dagli ambulatori le sedie per l'attesa e a piazzarle sul camminamento all'esterno della portineria, lo stesso dove si incrociano anche visitatori e utenza generica del presidio.
Al piano terra, di fronte all'ascensore alcune sedie e poi la salita fino al quarto piano: stesso ascensore, stessi pulsanti per la chiamata e l'apertura delle porte, nessun inserviente a sanificare ad ogni passaggio.
Le chiamate qui erano smistate dalle guardie della vigilanza privata: una per il primo appello e un'altra per l'accettazione al quarto piano con la consegna e il ritiro dei moduli. Prima dell'attivazione della sala scientifica come base di appoggio, utenti e accompagnatori si accomodavano sulle sedie e le ginocchia diventavano tavoli.
Varcata la soglia di quella che un tempo era la pediatria, nel corridoio erano state posizionate le sedie per l'attesa prima e dopo il vaccino. Poi nei locali ai lati la somministrazione della dose.
Ingresso e uscita dalla stessa porta. Discesa dallo stesso ascensore o dalla stessa scala (se abili e in forze). Ritorno al parcheggio con sosta alla cassa per il ticket o con esborso di 0,50 euro per frenare le insistenze del venditore ambulante.
Vaccino ricevuto, obiettivo raggiunto.
Ma il Servizio, con la S maiuscola, che ci sarebbe aspetatti dall'eccellenza lombarda è tutt'altra cosa.
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