Diverse sono le lettere ricevute in questi giorni in redazione sull’esito dei lavori di messa in sicurezza del cavalcavia di via Copernico a Osnago. Un intervento di ripristino costato intorno ai 700 mila euro, per 550 mila sostenuti da Regione Lombardia, il resto dal Comune. Con un’integrazione in corso d’opera la riasfaltatura è stata allungata su un tratto maggiore rispetto a quanto previsto sia verso Lomagna sia verso la Provinciale.
Le principali critiche riguardano l’assenza di un percorso ciclopedonale che possa consentire una corsia “privilegiata” e in sicurezza per chi opta per la mobilità dolce. Un dibattito che segnala l’attenzione crescente dei cittadini verso progettazioni che tengano conto dell’impatto ambientale e della cosiddetta mobilità dolce. Un incentivo per le politiche di eco-sostenibilità, che in questo caso riguarda l’infrastruttura viaria.

Allargare il manufatto, per quanto facile a dirsi, sarebbe stato difficile a farsi. Tanto che se questo fosse stato l’obiettivo primario sarebbe convenuto demolire e rifare il ponte ex novo in ferro. L’ipotesi di estenderlo in larghezza avrebbe richiesto soluzioni che avrebbe inciso in modifiche molto sostanziali e impattanti. “Sarebbe stata un’opera ingegneristica di tutt’altro tipo, con occupazione di spazi e allungamento delle tempistiche che difficilmente ci sarebbero state concesse da RFI, visto che il cavalcavia passa sopra la ferrovia. Non indifferente pure l’aspetto economico” commenta il sindaco Paolo Brivio. “È chiaro che prima il pedone poteva sfruttare la parte a bordo strada per camminare e anche noi siamo rimasti stupiti quando abbiamo visto le carte – prosegue il primo cittadino – ma il progettista ci ha detto che non si poteva fare altro. Comunque percettivamente la carreggiata può apparire più stretta, ma in realtà le dimensioni sono rimaste le stesse di prima”.


Brivio osserva infine che le zone più a misura di pedone o ciclista per andare verso Lomagna sono altre: dal centro, alla stazione alla Località Aurora. “Se potessi investire delle risorse per creare tratti ciclopedonali, in ottica di connessione intercomunale, guarderei ad altre zone, più aperte al paesaggio circostante e meno trafficate. Ai pedoni e ai ciclisti dico: ‘ci sono alternative, ci sono altri itinerari’”.
A chi evoca la nuova normativa “salva motociclista” viene precisato che non vi è un obbligo per il tratto di strada in questione, per i criteri di curvatura, per lo storico sull’incidentalità, per i limiti di velocità.
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