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Scritto Lunedì 27 giugno 2011 alle 19:55

Merate, trasgressione delle regole o rispetto dei diritti: quando torna utile l’olio di ricino

Ci chiede il lettore Alex di dedicare spazio alla notte bianca, per lui un successo, aggiungendo che se la città è morta la colpa è degli ottusi (ma il termine è un altro) che protestano ostacolando la movida solo per poter riposare. Alex vorrebbe che fosse festa tutto l'anno e possibilmente tutte le notti. Naturalmente con l'ormai classica formula del "non nel mio giardino". Perché, pur non conoscendolo siamo certi che se la festa fosse tutto l'anno e tutte le notti sotto la sua casa, al terzo giorno scenderebbe con la doppietta. Inutile, tuttavia, dare troppo peso a questi interventi di sconcertante superficialità. Ci sono casi per i quali l'unica cura utile è olio di ricino e manganello.  Più assennatamente il lettore Carletto accusa di demagogia coloro che si strappano le vesti per le mancate autorizzazioni. Chi risponde penalmente, oltre che politicamente, se dovesse succedere qualcosa nel corso di una manifestazione priva dei necessari requisiti di sicurezza? Giusta domanda e la risposta se di buon senso, determina la decisione finale di negare l'autorizzazione.  Le due lettere rispecchiano fedelmente le due Italie: quella approssimativa, provvisoria, precaria, che è fondata più sulla deroga che sulla regola; e quella che della legalità cerca di farne il basamento della pacifica convivenza. Inutile dire che è la prima, l'Italia dominante. Al di là di chi sta nella stanza dei bottoni. Si è ritenuto, a torto o a ragione, che l'ex comandante Donato Alfiniti fosse, per usare un eufemismo, di manica larga nel concedere le autorizzazioni, in specie agli organizzatori della notte bianca. La quale, per inciso, investe e foraggia soltanto il centro della cittadina mentre commercianti e artigiani che operano fuori dal quadrilatero ne beneficiano in maniera del tutto marginale. E anche questo è un aspetto tutt'altro che secondario sia per quanto riguarda il futuro della manifestazione, sia, più modestamente, per il filo del nostro ragionamento. Dunque Alfiniti era di manica larga, dicevano. Per taluni perché fin troppo contiguo ai commercianti, per tal altri soltanto per aiutare il settore già colpito dalla crisi più generale. Ma l'edizione 2011 della Notte Bianca è forse cambiata nella sostanza ora che a guidare la Polizia locale c'è la dottoressa Monica Pezzella? Assolutamente no. Una vasta porzione di centro è diventata inutilmente off limit, sin dalle 14 e fino all'alba del giorno dopo; nessuno si è posto il problema dei parcheggi pur potendo prevedere con medio-bassa lungimiranza un afflusso eccezionale di auto, tanto che nella serata di sabato le macchine in palese e pericolosa sosta vietata si contavano a decine e decine. Quanto al rispetto delle regole sanitarie, che ad esempio vogliono gli addetti alla somministrazione di cibi dotati di cappellino, guanti ecc. ecc. neanche a parlarne. Nonostante fosse la stessa dottoressa Pezzella a ispezionare l'area espositiva. La deroga. Ecco la parola magica. E' una volta l'anno, al diavolo le regole. Benissimo. Ma che raccontiamo poi all'artigiano che il giorno dopo subisce una ispezione dell'Asl e viene pesantemente multato perché il frigo-vetrina non espone la temperatura interna del prodotto, oppure per il fatto che un addetto all'impastatrice è privo di guanti e copricapo; o ancora perché nell'angolino in basso del pavimento ci sono due piastrelle sbrecciate e quell'inevitabile deposito di piccola sporcizia che non se ne va neppure a fregarlo ogni giorno? Quell'artigiano non può invocare la deroga. Paga e basta. Come lo sprovveduto automobilista che il lunedì dopo la festa parcheggia con una gomma fuori dallo stallo. Il vigile, cieco e sordo la notte precedente diventa inflessibile e sanziona senza pietà. A nessuno di quanti "comandano" in Municipio, del resto è venuto in mente di convenzionare i parcheggi Auchan e Esselunga organizzando un giro di navette. Sforzo inutile, avranno pensato a Palazzo, ognuno risolverà come crede, come riesce e come vuole il problema della sosta. Tanto è un giorno in deroga. E la Polizia locale è autorizzata, verbalmente si intende, a guardare da un'altra parte. Va tutto bene, ma almeno si abbia la consapevolezza che  questa piccola trasgressione è come il forellino che si crea nell'imponente diga: esiste il rischio che il foro si allarghi fino a provocare lo squasso della struttura. Quasi ogni notte nella zona centrale pure sottoposta al controllo delle inutili telecamere si consumano infrazioni in quantità industriale a partire proprio dalla sosta selvaggia. Ma i vigili non ci sono e i carabinieri passano senza voltarsi. Così il foro si allarga. Domenica è stata allestita una bellissima mostra di pittura della celeberrima scuola di Massimo Bollani. Ma a nessuno, oggi come ieri del resto, è venuto in mente di comunicarlo. Creando così disagi sia agli espositori sia ai muniti di permesso di transito in ZTL.  Approssimazione, pressapochismo, precarietà: ecco l'Italia dominante. E non sono i nomi altisonanti dei responsabili comunali a cambiarla. Se lo si volesse basterebbe partire dal basso, ognuno con in testa un'idea precisa: se voglio che la regola sia rispettata, incomincio a rispettarla io. Ma di Alex è piena la città: oh, intendiamoci, se in gioco ci fossero i suoi diritti state pur certi che li farebbe rispettare; ma se i diritti sono quelli degli altri si può soprassedere. Sopra tutto c'è l'esigenza primaria di mantenere viva la città. Come se trasgredire le regole fosse la sola via per ottenere questo scopo. E' vero che tra democrazia e libertà il passo è ampio. Ma talvolta saremmo disposti a sacrificare un pezzo della seconda per vedere pienamente realizzata la prima. Anche a costo di tornare all'olio di ricino e al manganello. E senza attendere interventi risolutivi di ghisa o carabinieri. Non arriveranno mai.
Claudio Brambilla
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