Nulla di trascendentale, intendiamoci. Se alcuni sindaci non si fossero messi di traverso ostacolando la piena attuazione del piano di rilancio predisposto nel 2018 del precedente CdA guidato da Alessandro Salvioni, tutto il caos che è seguito sarebbe stato evitato.
Alessandro Salvioni
Per la verità forse anche l'attuale CdA avrebbe potuto muoversi con maggiore prudenza anche perché le evidenze ormai emerse con chiarezza confermano che non ci fu né dolo né tanto meno distrazione di fondi. Semmai irregolarità di tipo contabile, ma non più gravi di pareri professionali e approvazione dei soci in relazione ai vari bilanci licenziati in pareggio o con un utile di (evidente) facciata.
Alessandra Colombo
Invece la bomba è esplosa e ora si profila sempre più chiaramente lo spettro della liquidazione. La società di revisione e certificazione "BDO" non ha ancora completato il lavoro di riclassificazione dei conti dal 2015 al 2018 ma che questi esercizi siano tutti in perdita è quasi certo. E secondo l'interpretazione dominante - soprattutto dei segretari comunali che in qualche caso "contano" più dei sindaci - in queste condizioni non c'è alternativa alla liquidazione volontaria. Altre interpretazioni, invece, puntano alla continuità aziendale in presenza di un piano industriale solido e credibile e di una accertata capacità di rimborso dei debiti. Che nel nostro caso sono per lo più verso i soci medesimi, oltre a qualche pasticcio con l'Ambito.
Massimo Panzeri
L'assemblea societaria convocata dal presidente Massimo Panzeri per il 19 novembre dovrà esprimersi in un senso o nell'altro. Posto che anche in caso di liquidazione l'attività può continuare anche a lungo ed essere poi revocata dall'assemblea dei soci in presenza di elementi economico-patrimoniali sufficienti a garantire tutte le obbligazioni che l'azienda assume.
Restano ad oggi i fatti concreti: il budget triennale approvato a luglio dimostra chiaramente che Retesalute ha tutte le carte in regola per continuare la propria attività e, al giro di agosto, quindi otto mesi di rendicontazione, la ASP mostra in risultato di circa 100mila euro migliore rispetto al budget 2020.
Seguire le indicazioni dei segretari comunali di Merate e Casatenovo, per citarne due dei più determinati, significa imboccare una strada pericolosa e molto costosa, senza per questo ottenere alcun risultato positivo. I debiti, per quelli che sono rimasti, vanno pagati in qualunque caso però fornitori, banche, sindacati alzeranno l'asticella davanti a un'azienda in liquidazione. Azienda che, tuttavia, non può smettere di erogare servizi - e servizi davvero di alta qualità - perché si tratta di servizi indispensabili per i cittadini con fragilità, difficoltà, minori, anziani.
Chi tra i sindaci, pur di non sconfessare il parere dei rispettivi segretari, se la sente di pregiudicare il lavoro di un'azienda così strategica per la collettività?
La strada della liquidazione rischia di far perdere importanti risorse umane che, inevitabilmente cercheranno altrove un impiego, di rendere più costose tutte le prestazioni esterne.
E di questi tempi, con una crisi economica e sociale sempre più devastante affossare Retesalute è davvero una follia.