La scelta di fare quel corso di laurea era stata dettata dalla passione per l'uomo;quella passione che ancora oggi mi fa continuare a svolgere la professione.
Ma io sono solo uno dei tanti che come me hanno scelto di fare e cercano di svolgere questo lavoro secondo quanto ordinato nel giuramento di Ippocrate.
Ma negli anni qualcosa è cambiato.
La pratica della medicina oggi non è quella che ci eravamo prefigurati al momento di intraprendere la professione.
Stretti dalla morsa della burocrazia e dalla ricerca continua di sostenibilità economica i medici oggi sono sempre più investiti da un sentimento di frustrazione
Oggi si rischia di passare come " coloro che prescrivono."
Colpa di un sistema che sempre più ha esautorato il ruolo primo del medico che è quello di curare.
L'eccessiva burocratizzazione è la prima causa di questo cambiamento. Una burocrazia spesso fine a se stessa; una medicina amministrata che pone vincoli ; un inadeguato finanziamento del SSN.
Poi arriva la pandemia: i medici, gli infermieri, fanno quello che devono e sanno fare; la parte, che in tempi normali detta le regole, difetta.
E allora rivediamole queste regole nel rispetto della professione e nell'interesse del cittadino.
Non vogliamo subire il cambiamento, ma governarlo.
Il rapporto fra medico e paziente non può essere inficiato dalla medicina di carta e dalla zavorra burocratica che pesa per due terzi del tempo medico.
Siamo e vogliamo essere i custodi del diritto dei cittadini alla tutela della salute.
Non vogliamo essere "eroi" per una stagione e "soldatini" per le altre tre.
Il paziente prima di tutto, il suo bisogno,la sua domanda di salute.
È per tenere fede a questa missione che continuiamo a metterci passione.
Il resto è qualcosa d'altro.