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Scritto Sabato 11 luglio 2020 alle 15:55

Osnago: il progetto ''Plastic New Deal'' in collaborazione col CNR per una eco-svolta

Il Coronavirus ha spazzato via molti temi che erano all'ordine del giorno prima dell'epidemia. Le piazze affollate nei Fridays for Future sono un gentile ricordo. Non si è solo spostato l'asse del focus mediatico. In altri termini, non è solo colpa della stampa che parla d'altro. Ci sono difficoltà oggettive nell'organizzare le tradizionali manifestazioni in corteo, con fotografi e reporter al seguito. E c'è poi il problema della crisi economica, che pone altre priorità per le aziende. Perché - pare un paradosso - ingegnarsi per consumare meno plastica e ridurre gli imballaggi costituisce un costo in termini di riorganizzazione di un pezzo della filiera produttiva. Difatti, pur restando fondamentali le scelte dei singoli, è a monte della catena che vanno innescate nuove strategie per sviluppare l'economia circolare. L'industria del packaging in Europa rappresenta il principale settore di impiego della plastica monouso, intorno al 40 % di tutta la plastica prodotta.

La sfida è titanica se si pensa che, proiettando il trend attuale al 2030, le emissioni di anidride carbonica dovute alla produzione di plastica aumenteranno del 50 % e triplicheranno quelle causate dal suo incenerimento (Report WWF). Nel Meratese potrebbe tuttavia concretizzarsi un progetto pilota a partire da Osnago, già denominato "Plastic New Deal". Il condizionale è d'obbligo in quanto si deve attendere l'esito del bando Cariplo "Plastic challenge: sfida alle plastiche monouso", che finanzierà progettualità per complessivi 950 mila euro.

Il comune di Osnago ha aderito a un partenariato che vede come capofila l'associazione Ambiente e Lavoro, che promuove la tutela dell'ambiente e la sicurezza nei luoghi di lavoro e di vita. Nel raggruppamento rientrano poi Legambiente Lombardia e persino il CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche). Verrebbe coinvolta anche Silea, la società partecipata che gestisce il ciclo dei rifiuti in provincia di Lecco. Al centro del progetto ci sarebbero quattro aziende del territorio, compresa l'osnaghese Top Glass. Le altre tre imprese sarebbero la Calvi S.p.A. di Merate, la Novatex Italia S.p.A. di Oggiono e la Novacart Italia S.p.A. di Garbagnate Monastero.

Grazie al contributo Cariplo, fino a un massimo di 90 mila euro, che potrà coprire non oltre il 60 % degli investimenti del progetto, le aziende sperimenterebbero soluzioni alternative all'attuale utilizzo di plastiche (in particolare monouso) per gli imballaggi e il packaging nelle fasi di produzione e commercializzazione dei propri prodotti. Per ottenere questo obiettivo le società collaborerebbero con il CNR e in particolare con il suo Istituto per i Polimeri, Compositi e Biomateriali (IPCB). Il cambiamento riguarderebbe poi gli spazi comuni delle aziende, come le mense. Secondo gli auspici del progetto, i dipendenti si sentirebbero parte integrante di una svolta che è pure culturale. Il riflesso si avvertirebbe così anche nelle famiglie dei lavoratori, con scelte di consumo sempre più consapevoli, a fronte di una campagna di sensibilizzazione delle imprese.

L'adesione del Comune di Osnago costituisce di fatto un impegno a portare all'esterno le buone pratiche adottate nell'ambiente aziendale, attraverso azioni eco-sostenibili. L'amministrazione comunale si farebbe promotrice di tavoli di lavoro, coinvolgendo associazioni locali e anche la Consulta Urbanistica e Ambiente. La collaborazione tra i diversi attori in campo potrebbe trovare compimento in un protocollo d'intesa, che farebbe scuola. Proprio durante l'ultima riunione della Consulta il sindaco Paolo Brivio ha dichiarato a proposito del progetto Plastic New Deal: "A noi chiedono di essere un partner istituzionale per valutare poi le ricadute in termini di sensibilizzazione e trasferimento delle prassi e di valutazione di come favorire questi processi all'interno dei Regolamenti comunali. È un progetto a cui abbiamo aderito ben volentieri".

In ogni fase del progetto, i partner monitorerebbero le diverse azioni e il loro impatto. In particolare sarebbe prezioso il supporto dell'Istituto STIIMA (Istituto di Sistemi e Tecnologie Industriali Intelligenti per il Manifatturiero Avanzato) del CNR. Metterebbe in atto una valutazione scientifica dell'impatto ambientale delle prassi del progetto, al fine di individuare e certificare gli effetti positivi in termini ambientali sia nel processo produttivo aziendale sia sul territorio.

I nuovi regolamenti comunali e il protocollo d'intesa potrebbero essere infine presi a modello dai Comuni limitrofi, allargando così lo spettro di una rivoluzione ecologica quanto mai urgente, presa in carico dall'intera comunità.

M.P.
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