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Scritto Venerdì 26 giugno 2020 alle 14:27

Chi ha ingannato il cielo ad Ustica?

La presentazione del film del regista Renzo Martinelli in anteprima assoluta cinque anni fa, a Merate.
“Chi ha ingannato il cielo ad Ustica?”. Canta così Claudio Baglioni nella sua “Naso di falco” del 1990. Con cadenza quinquennale ad ogni ricorrenza ci si chiede la stessa cosa. E quest’anno sono quaranta.


Cinque anni fa proprio a Merate, debuttavo “col botto” (absit iniuria verbis) alla guida della scuola di via Mons. Colombo, ospitando il regista Renzo Martinelli, che presentava in anteprima assoluta il suo film “Ustica”. In un auditorium gremito di studenti, docenti e famiglie provenienti non solo da Merate veniva svelata la locandina e proiettato per la prima volta il trailer del film che dal giorno seguente avrebbe fatto il giro dei media, per un film, come molti di Renzo, condannato a dividere, far riflettere, far parlare di sé.


Scartata l’ipotesi di una bomba nella stiva, di un cedimento strutturale del DC-9 Itavia, di un missile libico, Martinelli guidava il pubblico nell’appassionata indagine che l’aveva portato, sulla scorta delle carte dell’inchiesta del giudice Rosario Priore, a formulare la quarta ipotesi, la quarta verità. Non ci interessa qui svelarla (il mio amico Renzo non mi fulminerà se dico che il film soffre di qualche ingenuità nel doppiaggio, nel montaggio e negli effetti speciali ma merita assolutamente di essere visto, e non lo rovineremo spoilerandolo), né discuterla.


Mi piace ricordare il clima teso di quella sera, in cui le parole del regista, financo i gesti delle mani con cui mimava le manovre di volo del caccia libico e degli F-16 americani al suo inseguimento, hanno condotto un’inchiesta dal vivo, dipanando le nebbie di quell’inganno cantato da Baglioni. Mi piace ricordare quella stagione in cui insieme all’assessore alla cultura Giusi Spezzaferri, che le foto di cinque anni ritraggono sul palco insieme a me, abbiamo cercato di gettare i semi di una cultura non solo territoriale o folkloristica o autoreferenziale.



Stefano Motta, Renzo Martinelli e Giuseppina Spezzaferri


Rivedo quella serata e mi dico che era la strada giusta. E dopo cinque anni in cui a Merate e in Italia sono cambiate un sacco di cose, e non sempre in meglio, il segreto su Ustica e sui fatti di quegli anni (nel ’78 il sequestro Moro, nel giugno ’80 Ustica, ad agosto dello stesso anno la strage alla stazione di Bologna) rimane solido e stolido. In attesa del quarantacinquesimo anniversario. E poi del cinquantesimo, intanto che la cronaca diviene storia, poi memoria, poi revisionismo, poi noia, poi più nulla.
Una scuola serve a fare in modo che questo non accada. Anche un assessorato alla cultura. Anche un film. E un giornale.


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Stefano Motta
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