Ospedale Mandic, De Salvo: "La chiusura del punto nascite è l'inizio della fine e i sindaci col loro silenzio sono complici"

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Caro Claudio,

la chiusura della Neonatologia è l'inizio della fine.

Interrompere il ciclo della vita in un ospedale significa decretarne la morte. Ogni neonato che non nasce in ospedale significa una mamma in meno in Ginecologia, un bambino in meno in Pediatria, un ragazzino in meno in Ortopedia, un adulto in meno in Chirurgia o Medicina, un utente in meno in Pronto soccorso.... a meno che di non essere portati per emergenze in ambulanza dai soccorritori di Areu, che però mi pare dirottino invece i pazienti altrove.

Tra l'altro con la decisione demagogica e populista dell'assessore regionale al Welfare di bandire i gettonisti medici e infermieri delle cooperative, senza reali alternative e senza cambiare le regole di ingaggio per favorire il lavoro nel pubblico, sono a rischio la Rianimazione e il Pronto soccorso che diventerà solo diurno perché non raggiunge il limite dei 100 accessi medi quotidiani, come in Neonatologia non è stato raggiunto il limite minino dei 500 parti all'anno...

In una Regione dove si spendono milioni e milioni di euro in contributi a pioggia per chiunque, non si è in grado di deliberare un investimento per sostenere in un momento di crisi la continuità di un ospedale storico come quello di Merate, se necessario derogando a normative, decreti, indicazioni ministeriali per in quali in altri posti sono già state accordate deroghe.

E se Atene piange, Sparta non ride.

A Lecco chiuderà per cominciare il reparto di Psichiatria: in un'epoca in cui aumenta il bisogno di assistenza per il disagio psichico, i cittadini di un'intera provincia restano senza un reparto di cure psichiatriche, nemmeno fossimo in un Paese del Terzo mondo e non in una regione e in una provincia più ricche d'Italia.

Di questo a mio avviso occorre ringraziare l'ex direttore generale di Asst Lecco Paolo Favini, difeso e sostenuto tra gli altri anche dal sottosegretario regionale Mauro Piazza. Con pervicacia ha messo nelle condizioni di doversene andare tutti gli operatori sanitari che garantivano quantità e qualità di prestazioni.

Del resto quando uno si presenta sostenendo che “Merate non è Huston” è chiaro dove sarebbe andato a parare.

Non che gli operatori sanitari abbiamo brillato, a mio avviso. Mi pare anzi che molti di loro, specialmente i capidipartimento e i primari, si siano preoccupati più di preservare il loro ruolo piuttosto che provare a elaborare un progetto per rispondere alle esigenze di salute dei cittadini di un intero territorio. Vale lo stesso per i direttori delle unità complesse che sono stati nominati e sostenuti dall'ex dg, a dispetto dell'indice di mortalità e infezioni nei loro reparti, ma che ora lo criticano aspramente.

Il problema a questo punto non è comunque neppure più l'ospedale di Merate.

E' semmai che 70mila abitanti del circondario stretto del Meratese non potranno più godere del diritto costituzionale e universale di una sanità pubblica, perché le prestazioni offerte tramite gli ospedali di Vimercate e quel che resterà di Lecco non saranno sufficienti per tutti, specialmente per i più fragili, gli anziani, chi non è in grado di spostarsi... Mi spingo oltre: nemmeno i privati saranno in grado di rispondere a tute le necessità dei Meratesi, perché già ora le liste di attesa e le tempistiche nelle varie cliniche e poliambulatori si sono allungati a dismisura, posto che per le emergenze e gli interventi più complessi i privati non si sobbarcano l'onere perché non portano profitto.
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E i sindaci? Muti, silenti, assenti, sebbene siano loro i responsabili giuridici della salute pubblica.

Si illudono che le loro pasticciate mozioni interessino a qualcuno di chi governa in Regione, mentre in realtà sono solo carta straccia. Pensano di essere in grado con la diplomazia di modificare le scelte do Guido Bertolaso, beandosi che si è degnato di incontrarli sebbene li abbia solo rabboniti. Fingono di chiedere rassicurazioni che dopo la Neonatologia non chiuderanno altri reparti né verranno ridotti ulteriori servizi, mentre ormai sono conniventi, tutti, di un domino che nessuno è in grado ormai di fermare e porterà alla caduta di tutte le pedine.

Mi vengono in mente i versi di una canzone di Vasco Rossi, gli Spari sopra: “Se siete quelli comodi che state bene voi... Se altri vivono per niente perché i furbi siete voi... Se siete, ipocriti, abili, non siete mai colpevoli, se non state mai coi deboli, e avete buoni stomaci... È sempre stato facile fare delle Ingiustizie! Prendere, manipolare, fare credere!”.

Stiano tranquilli comunque, non ci saranno spari sopra grazie al cielo, buon per loro, gli spari sopra sono per noi, perché in fondo rappresentano noi elettori che non chiediamo mai loro conto di nulla.

Tuttavia, mi domando: “Però la dignità dove l'avete persa?”.

Perché in fondo basterebbe poco per convincerci che hanno a cuore la nostra salute, che comprendono che la chiusura del Punto nascita è l'inizio della fine e che a ciò si oppongono: ad esempio un'ordinanza per vietarne la soppressione, oppure una bella loro manifestazione tutti insieme in fascia tricolore, spingendo i passeggini davanti al San Leopoldo Mandic.

E' da anni caro Claudio che avverti come sarebbe finita e io a tua ruota.

Nessuno di loro può dire “Non lo sapevamo”.

Chi ha taciuto e non ha assolto al proprio ruolo è complice e responsabile tanto quanto l'ex direttore generale, chi lo ha nominato e lo ha protetto.
Daniele De Salvo
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