Già centinaia le firme per Gregorio del Boca e Anna Biffi. Una petizione simbolica ma di grande valenza "morale"

La petizione di Sarah Pezzotta per chiedere che i dottori Gregorio Del Boca e Anna Biffi tornino in un reparto ospedaliero a operare e a far nascere bambini, è sortita da quello che avrebbe potuto trasformarsi in una tragedia.

42 anni, residente a Olgiate, mamma già di due bambini, al quinto di mese di gravidanza di Cesare, si accorge che qualcosa non va e quello che scambia per un banale sintomo risulta essere invece qualcosa di più grave. Seguita dalla dottoressa Anna Biffi, Sarah si reca a Milano dove viene ricoverata immediatamente in ospedale per il rischio di un parto prematuro.
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Sarah con il piccolo Cesare

Sulla sua pelle scopre che ogni ospedale ha le sue “procedure” su cui il paziente non può intervenire tanto che quelle adottate da Del Boca e Biffi erano state all'origini delle loro dimissioni.

“Sono stata mandata a casa con la placenta in utero” ha raccontato la donna che ora stringe a sé felice il suo Cesare “sono stata male diversi giorni e sono andata in un altro ospedale dove ho perso un litro e mezzo di sangue. Ad agosto sono tornata dalla dottoressa Biffi che mi ha visitato e la situazione non era bella. C'erano ancora dei pezzi di placenta che andavano tolti. Fortunatamente io ho una assicurazione e ho potuto essere così operata dal dottor Del Boca e dalla dottoressa Biffi che mi hanno tolto l'utero e mi hanno salvata. È stata una gravidanza difficile, a differenza delle altre due dove avendo partorito con loro a Merate non ho avuto problemi, e dal quinto mese ho vissuto tutto con angoscia. È stata molto dolorosa, non mi sono potuta godere la nascita del mio bambino: sono stata dimessa da specializzandi e poi operata da professori che hanno seguito le procedure senza pensare che per il mio caso, che soffro di una particolare patologia, fosse necessario applicarne una personalizzata. Io ho rischiato la vita e il bambino un arresto cardiaco.

Dopo la mia esperienza e sentite altre mamme ho preso a cuore la situazione e ho lanciato la petizione per raccogliere il maggior numero di consensi.
Una volta si andava a partorire al Mandic perchè si sapeva che Biffi e Del Boca erano pronti a seguire determinate procedure. Ora non si può più scegliere. Hanno vinto coloro che li criticavano. Credo che sia giusto tornare ad avere una possibilità di scelta”.
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E' questa vicenda, vissuta sulla propria pelle che ha convinto Sarah a "fare qualcosa" come si dice.
Qualcosa di immateriale perchè è di tutta evidenza che Gregorio Del Boca e Anna Biffi mai torneranno nelle corsie del San Leopoldo Mandic. Ma è un qualcosa di straordinariamente importante per ribadire che a decidere è e resta la donna. Non una direttiva regionale, non un protocollo di indirizzo. Che ogni caso è un caso a sé e che la donna rimane la protagonista della propria avventura di mamma. Che non possono prevalere i dogmi, le statistiche, persino il credo in senso religioso. Il "partorirai con dolore" è un concetto biblico che secondo alcuni studiosi è stato volutamente forzato in chiave maschilistica nella logica - sempre presuntivamente biblica - che il marito ti dominerà.

La petizione ha un valore simbolico ma di grandissima valenza. Ribadisce la volontà della donna di autodeterminarsi e, per farlo, deve incontrare medici che pongono il paziente al centro e tutto il resto fuori dallo spettro operativo. Medici come Gregorio del Boca e Anna Biffi. Non infallibili, non avulsi da momenti di nervosismo, di tensione hanno portato taluni a formulare critiche anche dure nei loro confronti. Ma se già sono 600 le firme apposte su una petizione dal valore simbolico, vuol dire la Gregorio Del Boca e Anna Biffi hanno davvero posto la donna al centro del loro lavoro.

Pagandone anche le conseguenze, come poi è accaduto.
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