Tagli posti letto ospedalieri

Sono Lombardia, Emilia Romagna e Lazio le regioni che dovranno ridurre piu' posti letto ospedalieri, sia in termini relativi che assoluti, in virtu' della spending review. Lo si evince dallo schema di regolamento sulla "Definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all'assistenza ospedaliera", inviato alla Conferenza Stato-Regioni dal Ministro della Salute Renato Balduzzi di concerto con il Ministro dell'Economia Vittorio Grilli. L'Emilia dovra' tagliare 2.543 posti letto (2.007 per acuti e 536 per post-acuti); la Lombardia 2.337 1.426 per acuti e 911 per post-acuti) e il Lazio 1.963 (1.644 e 319).
Ancora una volta i cittadini saranno costretti a subire lunghe code per essere ricoverati per mancanza di posti letto.
Già ora le liste d'attesa per i ricoveri in alcuni reparti del Manzoni sono kilometriche.
E' da anni che Rifondazione Comunista si batte perché la salute pubblica che è forse il principale bene comune non sia snaturata e posta al servizio del mercato.
In questi anni la Sanità da diritto universale e fondamentale sancito dalla nostra Costituzione è diventata un insieme di norme e procedure al servizio del mercato, del potere politico e a volte della criminalità che vi affonda fauci avide e corruttrici.
Ci sorprende il ritardo di una parte della cosiddetta "sinistra" nel difendere il diritto universalistico della Salute. Sarebbe stato lecito, infatti, aspettarsi che questi tagli non fossero votati da chi siede in Parlamento e che dovrebbe difendere questo diritto universale.
Noi ci aspettiamo che il totale fallimento del processo che ha visto diventare e considerare gli ospedali come Aziende sia rivisto.
L'insieme dei provvedimenti avviati da questi decreti non ha fatto altro che mercificare la salute per raggiungere l'obiettivo agognato del pareggio di bilancio. Ora, a parte il fatto che la salute non può essere considerata una merce, invece che il pareggio di bilancio si è ottenuto un crack economico di proporzioni spaventose che ha imposto in molte regioni piani di rientro lacrime e sangue. Questi piani, semplicemente, stanno strangolando la Sanità pubblica che appare ormai boccheggiante. Un fallimento totale del quale i teorici del neoliberismo mercatista dovranno un giorno finalmente darci conto.
Politicizzazione esasperata nella selezione dei direttori generali che hanno assunto il potere di monarchi assoluti, al di fuori di qualsiasi controllo che non sia quello dei governatori; assoluta discrezionalità nella gestione delicatissima degli accreditamenti; affossamento definitivo della Sanità territoriale; depotenziamento dei dipartimenti di prevenzione e abbandono della prospettiva stessa della prevenzione; fallimento completo dei DRG, come regolatori di spesa ospedaliera; prolungamento scandaloso delle liste di attesa facilitato dalla pratica iniqua dell'intramoenia che, invece di rimuoverli, riproduce e amplifica i ritardi e le disfunzioni; taglio dei posti letto ospedalieri in assenza di qualsiasi rafforzamento del territorio che, al contrario, viene sistematicamente depredato; pessima gestione del problema colossale della cronicità che invece di essere combattuta viene obiettivamente alimentata per foraggiare l'enorme business che vi ruota attorno; deriva funzionale dell'attività dei medici di medicina generale che seguono il destino dei Distretti sanitari, questi ultimi dovrebbero essere il teatro delle cure primarie e invece stanno diventando la scena di un delitto, quello perpetrato nei confronti della Sanità pubblica: sono queste le questioni che devono entrare nell'agenda di ogni partito.
Su questo scenario disastrato si abbatte la scure dei tagli: 20 miliardi nei prossimi tre anni, mentre le cliniche private hanno guadagnato negli ultimi dieci anni il 25,5% in più del passato e nove milioni di persone hanno smesso di curarsi perché non più in grado di sostenerne la spesa (dati Censis). Non può sfuggire, evidentemente, che l'attacco alla Sanità pubblica è la punta di diamante di un più generale attacco al Welfare e che la crisi rappresenta un elemento di accelerazione e anche un formidabile alibi per portarlo sino alle estreme conseguenze.
Il decreto sulla spending a parte diversivi sulle bibite gassate, il fumo e il gioco d'azzardo, solleva con una spregiudicatezza, che oscilla fra la cialtroneria e il disprezzo per l'intelligenza di chi ascolta, una cortina fumogena demagogica e propagandistica che serve a mascherare le vere intenzioni di un governo al servizio delle banche e del capitale privato, smantellare il sistema sanitario pubblico. Come giudicare altrimenti il proponimento agitato di rifondare il territorio, dimenticando del tutto i Distretti sociosanitari che della Sanità territoriale dovrebbero essere il fulcro, facendoci credere che i medici di medicina generale, come per incanto, si assoceranno in studi insieme a specialisti e a supporti infermieristici che consentiranno, 24 ore su 24, di sopperire a larga parte della domanda sanitaria, decongestionando (udite udite!) gli ospedali?
Ora. a parte il fatto che l'idea è molto discutibile in sé. Anche volendo tralasciare le obiezioni di merito, come pensa Balduzzi, visto che il decreto non "obbliga" ma "permette" ai medici di associarsi (cosa che - forse il ministro lo ignora - è già ora possibile), di ottenere la disponibilità a costo zero di un numero così grande di medici, , infermieri e amministrativi (e di edifici) come quello che sarebbe necessario per realizzare questo strampalato progetto? Senza considerare che i medici sono dei liberi professionisti e non dei dipendenti e il loro contratto non consente di disporre di loro a piacimento in quanto a orari ed a scelte logistiche.
Si tratta di nodi già emersi che hanno ferocemente contrapposto i principali sindacati medici alla Consulta delle Regioni. Quest'ultima ha ribadito la assoluta impossibilità di spendere anche solo un euro per questo progetto. Perché allora agitare una possibilità che si sa essere inutile e irrealizzabile? E' semplice: per confondere le idee della gente, scippargli il pezzo più pregiato del Welfare e prepararsi alle prossime elezioni, confidando nell'inadeguatezza di un'opposizione che in larga misura non esiste o non esiste ancora.
Quella della Sanità è una questione cruciale, insieme politica e culturale, che ci obbliga a denunciare quei politici che a Roma votano tutto e sostengono il governo Monti e sul territorio fanno finta di piangere per le conseguenze.

RIFONDAZIONE COMUNISTA Fed. Lecco
per Dipartimento Sanità e Stato Sociale
Claudia Valsecchi
Walter Quintini
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