25 aprile e divisioni

Come è possibile dividersi ancora sul 25 Aprile e sull'Antifascismo?

E' questa la domanda che ogni cittadino italiano penso si possa, o meglio si debba, porre oggi.

Quei sottili bizantinismi e giravolte lessicali tese a giustificare una non piena presa di posizione rispetto all'abominio fascista ( come a quello della dittatura Staliniana) non reggono più se veramente si è contro sopraffazioni, prepotenze, violenze indicibili, legittimazioni discriminatorie, negazioni delle libertà fondamentali e quant'altro il regime mussoliniano ha saputo produrre.

Basta vedere questo recente video di documentata ricostruzione storica per rendersene ulteriormente conto, se si è veramente mossi da una sincera difesa di ogni uomo e di ogni bene collettivo:

https://www.la7.it/una-giornata-particolare/rivedila7/mussolini-il-capobanda-25-04-2024-539194

La storiella del fascismo dal doppio volto, condannabile per l'entrata in guerra e per le leggi razziali ma in qualche modo giustificabile per alcuni aspetti positivi, crolla come un castello di carta se si conoscono esattamente i fatti storici che l'hanno caratterizzato.

Per chi sia realmente in buona fede troppi sono gli oggettivi episodi storici intessuti da una logica di prevaricazione sistemica e da una ideologia che mette al centro l'uso sistematico della violenza, l'annichilimento delle opposizioni, la sudditanza della donna, il primato della razza bianca, l'aumento delle disuguaglianze, e quant'altro di inumano può rappresentare l'arroganza del Potere dietro qualsiasi colore esso si mascheri.

Come si può avere nostalgia di questa barbarie?

A chiunque voglia sinceramente eccepire chiedo, se mosso da sincera ricerca del Giusto e del Vero, di vedere il video e poi di costruire, se vorrà, su ogni singola attestazione di fatti storici oggettivi e così pure sull'insieme di essi una giustificazione che possa reggere.

Quindi perché ancora farsi risucchiare da logiche di contrapposizione strumentale tese a confutare quanto di oggettivo è storicamente avvenuto solo per il mal interpretato senso del non voler favorire la parte avversa? E come non considerare altrettanto negativamente le ammiccanti derivazioni culturali che traggono linfa dall'ideologia e dalle prassi autoritarie e dittatoriali, in primis quella fascista da noi direttamente subita?

La trasversalità della difesa del valore centrale dell'essere umano non ci dovrebbe accomunare tutti?

Quindi un invito rivolto a tutti a prendere le distanze dall'uso manipolatorio che fa certa politica (con la p minuscola) basata sulla capacità oratoria e non sulla coerenza delle azioni.

A partire da questo Governo “di facciata” ( forte coi deboli e debole coi forti) ma anche da qualsiasi Governo di altro colore che si comporti nei fatti similmente.

Che il nostro faro rimanga la bellissima Costituzione che è nata dalla Resistenza che ha visto il concorso di tutte le componenti politiche contro la dittatura nazifascista. Come risuoni sempre, specie di questi martoriati tempi, quel monito alla Pace come valore irrinunciabile sancito dal suo articolo 11.




Mi si consenta poi una breve chiosa postuma, anche se non sono meratese, sulla vicenda del Manzoni e a quel “siam pronti alla Vita”.

E' perlomeno triste dover constatare che ci sia ancora chi antepone un concetto rigido di sacrificio per la Patria all'essenza della difesa nella sua accezione più ampia: quella della Vita nelle sue aspirazioni più profonde.

E anche sul concetto di Patria non è giunta l'ora di confrontarsi a fondo con queste parole di Don Lorenzo Milani prese dal suo libro “L'Obbedienza non è più una virtù” (1965), in risposta ai cappellani militari: “Non discuterò qui l'idea di Patria in sé. Non mi piacciono queste divisioni. Se voi però avete diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall'altro. Gli uni son la mia Patria, gli altri i miei stranieri.”
Germano Bosisio
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