Robbiate: il dolore dei famigliari di Maurilia Corno, 69 anni, travolta da un'auto a pochi metri da casa. Altruista sino alla fine

L'ultima lezione di vita, Maurilia Corno l'ha data alla figlia qualche giorno prima di Natale. Lei era così, una persona spontanea, semplice, dal cuore grande, che sapeva apprezzare le piccole cose, affrontando le durezze quotidiane della vita con saggezza, pazienza e una giusta dose di serenità.
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“Davanti ai momenti di debolezza e cedimento, mi aveva detto che bisognava imparare ad essere grati giorno per giorno di quello che si ha, della propria famiglia, di ciò che si è costruito con fatica e costanza” ha raccontato la figlia Cristina “Mi aveva spiegato come lei fosse felice delle piccole cose, delle persone di cui si era circondata ed era felice che tanti andassero da lei per scambiare quattro parole, per confidarsi, trovando in lei una spalla a cui appoggiarsi. Lei era così, gentile, altruista ma era una persona molto attenta, che non prendeva le cose sottogamba. Come la sicurezza. Era scrupolosa e lo era anche con noi, dicendoci di stare attenti in strada, di non essere distratti”.

Proprio per questo la tesi che la donna fosse in sella alla bicicletta, secondo i famigliari, non sarebbe corretta. Il tratto di strada che dalla sua abitazione di via Colleoni porta sino al semaforo di via Mario Riva, Maurilia Corno, 69 anni sposata con Attilio e mamma di Cristina, Matteo e Tiziano, era solita percorrerlo a piedi, spingendo la sua bici. La donna, quindi, arrivata in prossimità dell'intersezione si sarebbe trovata sul lato nord della strada ma senza pedalare, camminando e spingendo il suo mezzo di trasporto. Una versione che, chiaramente, se trovasse conferma nei rilievi degli agenti di polizia locale e di eventuali telecamere e testimonianze, cambierebbe enormemente il quadro della situazione e, dunque, le eventuali responsabilità.

Quando la conducente dell'Audi, dirimpettaia della vittima, avrebbe svoltato in via Colleoni, provenendo da Paderno, si sarebbe trovata di fronte la donna a piedi, dunque non in “velocità” sulla bici, travolgendola.

“La mamma andava a piedi sino al semaforo, non percorreva mai quel tratto in sella alla bici” hanno raccontato i famigliari “era molto prudente e stava attentissima quando era in strada, comportamento che raccomandava a tutti noi, dicendoci che bastava un attimo per farsi male. Non era una persona imprudente, tutt'altro. E quei 150 metri li ha sempre percorsi a piedi, adagio. Poi giunta al semaforo attraversava e si recava generalmente al Penny a fare la spesa, ma fino lì ci arrivava a piedi”.
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Nell'impatto con l'autovettura la bicicletta è rimasta accartocciata e la donna, che prima di dedicarsi per 18 anni ad assistere la madre anziana e malata tenendola con sé sino all'ultimo giorno aveva lavorato al maglificio Regina, è stata sbalzata a terra picchiando violentemente la testa.

Una caduta che le ha provocato ferite profonde giudicate da subito gravissime dal medico dell'elisoccorso giunto in posto in ausilio ai sanitari arrivati da terra sul luogo dell'incidente.

Poche le speranze lasciate ai parenti che, tuttavia, vi si sono aggrappati con tutte le forze.

“Era il perno non solo della nostra famiglia ma di tantissime persone che venivano da lei per trascorrere un po' di tempo in serenità. I medici ci hanno detto da subito che la situazione era disperata, l'hanno sottoposta a un intervento chirurgico per ridurre un ematoma ma non è stato sufficiente. Quando ci hanno chiesto se fossimo d'accordo alla donazione degli organi, non abbiamo avuto alcun dubbio. Lei sarebbe stata sicuramente a favore. Ha aiutato qualcuno anche negli ultimi istanti della sua vita, come ha sempre fatto”.

Al momento la data del funerale non è ancora stata stabilita e si attende il nulla osta da parte del magistrato a cui è stata assegnata l'indagine.
S.V.
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