Merate: dopo la disfatta in Aula niente sarà più come prima

Quello che è accaduto giovedì sera in Consiglio comunale a Merate non è frutto del caso.

Non diciamo che dietro ci sia stata una regia ma certamente un nuovo scenario si è aperto con l’intervento di Giuseppe Procopio. Il Vice sindaco, dato per marginalizzato dopo la sua corsa alle regionali, con poche lucide parole ha tracciato la rotta. Svincolato da eccessivi legami di partito ha rivendicato l’autonomia di giudizio, lasciando ai pasdaran l’arduo compito di portare in porto una mozione francamente scritta con i piedi, densa di puntini di sospensione, del tutto fuori tempo, fuori clima e priva di alcun principio di urgenza. Insomma una cazzata che solo il capocomico poteva sperare di fare approvare. Dietro Procopio si sono schierati gli assessori Tamandi e Albani mentre l’assessore Maggioni, pur essendo in linea con il Vice sindaco, ha tentato di salvare il salvabile dando controvoglia il proprio assenso. Perché se si fosse astenuta sarebbe inevitabilmente scattata la sfiducia nei confronti del sindaco Massimo Augusto Panzeri. La cui lungimiranza è pari a quella di una talpa. Altrimenti avrebbe capito che l’aria è cambiata, la subalternità è osservata solo dall’assessore Casaletto e dai tre firmatari della mozione sulla lingua italiana e le contaminazioni inglesi. E soprattutto, che il suo Vice mangia pane e politica da qualche lustro e sa come muoversi.

E poi c’è Andrea Ambrogio Robbiani che, tra gli altri assai fondati, ha posto un problema di priorità. Il tema linguistico esula dalla dimensione locale, semmai sarà oggetto in Parlamento – quando il DDL Rampelli sarà calendarizzato – di un dibattito. Merate ha ben altre priorità a partire dalla questione sanità pubblica con l’ospedale costantemente sotto attacco, difeso soltanto dal lavoro di quanti stanno dentro le mura. Un rilievo di evidente pertinenza al quale il Sindaco ha risposto che le priorità sono soggettive. Dando prova, ancora una volta, di una preoccupante carenza di capacità di analisi e, ancor più grave, di agire sotto l’impulso di sentimenti e emozioni. Peraltro l’ex sindaco con una calma improbabile ha tentato di salvare la compattezza del gruppo proponendo a più riprese il ritiro della mozione e un approfondimento del tema con l’assessore alla Cultura Fiorenza Albani. Invito-ciambella lanciato anche da Procopio ma che non solo il Sindaco non ha raccolto ma, al contrario ha respinto con sdegno proponendo emendamenti al testo originale sicuro che così sarebbe stato approvato e avrebbe rimediato un’altra stelletta sulla spallina.

Invece gli è arrivata addosso una bordata da abbattere un bisonte. Cinque della maggioranza si sono astenuti, giusto per non dichiararsi contrari come i tre di minoranza. E la mozione è stata respinta.

E ora le conclusioni: Alessandro Vanotti per dignità dovrebbe dimettersi da capogruppo anche se ci rendiamo conto che non c’è un sostituto, a parte Norma Maggioni.

Il gruppo ormai è sfilacciato e questo non è un buon segnale per Massimo Panzeri in vista dell’imminente tornata elettorale alla quale intende partecipare a qualsiasi costo.

L’area nuova che si è disegnata potrebbe essere l’embrione di una lista alternativa aperta al contributo esterno di esponenti anche con grande esperienza.

Infine due parole sulla segretaria comunale, la dottoressa Vignola. Durante il dibattito sul bilancio di Retesalute ha ricordato la lettera inviata a tutti i sindaci da alcuni segretari, in violazione del principio storico del rapporto fiduciario col primo cittadino. Robbiani, ex sindaco, probabilmente non sarebbe intervenuto se non ci fosse stato questo richiamo. Invece, provocato sul punto, senza perdersi in preamboli ha scandito che, lui sindaco, lei non sarebbe rimasta segretaria più di mezz'ora. Parere del resto condiviso ampiamente dai tre borgomastri che hanno preceduto l’attuale. Un segretario si consulta col proprio sindaco, lo consiglia ma non prende iniziative. Invece a rispondere alle domande è stata proprio la Vignola mettendo in ombra lo stesso Panzeri. Che però non ha dato segni di insofferenza.

Un segretario di grandissimo valore come Nicola Gerace mai si sarebbe arrogato questo diritto. Né del resto un sindaco come Dario Perego (né Battista Albani, né Andrea Massironi) glielo avrebbe permesso.
Claudio Brambilla
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.