Quella sera con Umberto Filacchione

Umberto Filacchione
Umberto Filacchione l’ho conosciuto una sera dell'ottobre 1976, a Lecco, nell’ufficio del quotidiano La provincia che ancora non aveva l’edizione lecchese.
Mi aveva invitato Luciano Baggioli, responsabile delle pagine di Lecco, col quale avevo stretto amicizia durante il servizio militare nei carristi della divisione Centauro. Baggioli, già allora giornalista affermato, mi aveva proposto di seguire per conto del quotidiano, la Brianza meratese.
Il primo approccio col mondo dell’informazione locale. Che dura tuttora a distanza ormai di 46 anni. Filacchione ci saluta e se ne va; io resto una buona mezzora poi saluto Luciano e riprendo la strada di casa. Svoltato il primo angolo c’è Umberto che mi aspetta. Stiamo preparando un settimanale, mi dice, puoi collaborare anche con noi oltre che con la Provincia.
L’idea mi piace ma già lavoro otto ore al giorno, non è facile seguire un territorio ampio, soprattutto con gli scarsi mezzi di allora.
Però ci provo, vado in redazione, conosco tanti cronisti che costituiranno l’ossatura dell’informazione lecchese negli anni a venire. Umberto è il direttore del settimanale che si chiama “Leccodomani”.
E’ un bel giornale, curato nei minimi particolari anche grafici, Umberto è rigoroso, taglia se deve tagliare, rimprovera se deve rimproverare.
Cura le pagine lecchesi del Giorno ma poi corre al settimanale che mese dopo mese cresce in autorevolezza e diffusione.
Durante una Sagra delle Sagre, per conto dell’editore, la Filca casa, con Giancarlo Ferrario, altro cronista di lunghissima data, prepariamo un progetto editoriale da dedicare a Merate e al suo territorio. Il successo di “Leccodomani” – vi lascio immaginare le battute dei visitatori passando davanti al nostro stand a Pasturo – ci convince che la stampa locale ha terreno fertile da coltivare.
L’editore è interessato, ma Umberto stronca l’idea. Pensa che non ci sia spazio per un settimanale così tanto localizzato.
Un paio d’anni dopo, pur continuando la collaborazione con “Leccodomani”, con Giancarlo e altri amici incontrati lungo il percorso, mandiamo in edicola il primo numero del Giornale di Merate. E’ il 7 dicembre 1979. Umberto ci regalerà un articolo sul Giorno. Occhiello: “Fiocco azzurro nel mondo della stampa”. Titolo “E’ nato un giornale ma ancora non morde”.
Nel pezzo Umberto ci spronava a non avere remore, timori, reticenze, mezze misure. Quel che va scritto va scritto.
Negli anni i rapporti sono stati altalenanti per via dei rispettivi impegni.
Quando mandammo in rete Merateonline, l’1 giugno 2000, fu lui il primo a mandarci gli auguri con i complimenti per la “felice intuizione di quella che sarà l’informazione del domani”.
Da allora non ha mai mancato di mandarci un suggerimento, una reprimenda, un incoraggiamento. E’ stato indispensabile per i colleghi della giudiziaria, lui che a Palazzo di Giustizia era una vera e propria Istituzione. Conosceva tutti e tutto di tutti.
Non mancava a una nostra cena sociale. Ci ha sempre fatto sentire la sua presenza, discreta ma attenta, complimentosa ma anche critica.
Posso dire che se Antonio Risolo, primo direttore del Giornale di Merate, prematuramente scomparso, è stato il mio maestro, Umberto Filacchione è stato il mio insegnante di sostegno.
L’avevo visto in piazza a Merate – dove veniva spessissimo a fare compere – poco prima della improvvisa malattia.
Poi ne ho seguito da lontano le vicissitudini.
E ora che ha raggiunto Sergio Perego, un altro grande amico scomparso, i posti vuoti a tavola sono due.
Ci restano le loro immagini di decani del giornalismo lecchese, tra i tanti nuovi volti dei ragazzi che si sono affacciati in questo meraviglioso e sempre più difficile mondo dell’informazione locale.

Ciao Umbi.
Claudio Brambilla
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