Retesalute: rinuncia all’Appello e bilancio positivo, due ottimi risultati. Ma il futuro dell’Azienda  Pubblica resta assai incerto

Sul piano tattico l'esito dell'assemblea di Retesalute, svoltasi giovedì sera nell'aula consigliare di Merate è stato doppiamente positivo. Con le sole astensioni di Brivio e Unione Valletta in un caso e di Brivio e Robbiate nell'altro - assenti Sirtori, Nibionno, Sirone, Cassago, Ello - sono stati approvati sia il ripiano del costo dell'ultima sentenza favorevole a Simona Milani e Anna Ronchi, 93.309 euro consentendo così la chiusura in utile di poco più di 12mila euro dell'esercizio 2021, sia la rinuncia all'Appello contro la medesima sentenza che si è particolarmente accanita verso Retesalute, condannata anche a risarcire le due imputate, ex dipendenti, per i danni morali e economici subìti nella misura di 11mila euro ciascuna. (art.96, in pratica "lite temeraria").

Ma sul piano strategico fatichiamo a vedere un futuro per l'Azienda speciale pubblica, nonostante oggi abbia un Consiglio di Amministrazione di prim'ordine - guidato dall'esperto Antonio Colombo ex sindaco di Casatenovo - e tra breve un direttore generale con le necessarie competenze.

Troppe sono le perplessità manifeste da parte dei comuni soci nel conferire i servizi, ritenendo più conveniente ricorrere ad altri soggetti erogatori. La variabile prezzo non vale neppure al mercato della frutta e verdura, figuriamoci in quello dei servizi alla persona. Ma non ci è parso di scorgere una preoccupazione in tal senso da parte dei sindaci presenti; per lo più silenti, ieri nel avallare la richiesta di liquidazione - con la sola lodevole eccezione di Olgiate Molgora - oggi nel voler prendere le distanze da quella sciagurata iniziativa.

Iniziativa che, ancora una volta, il presidente dell'Assemblea, Massimo Panzeri, ha definito inevitabile. Dando dimostrazione plastica di non avere le necessarie nozioni per guidare un organismo così importante. Basta solo un'evidenza per comprendere l'inutilità della liquidazione e delle successive denunce per richiesta danni, costate sinora all'azienda 400mila euro: il ritorno in bonis - peraltro l'attività mai si è fermata né sono stati bloccati ammortamenti e accantonamenti - è avvenuto non già sulla base dei versamenti da parte dei comuni della quota di competenza del disavanzo da colmare, in modo da rivedere il patrimonio netto positivo, ma sulla scorta di impegni di spesa che hanno costretto l'organo amministrativo a iscrivere a bilancio una maxi partita di crediti verso soci.

Operazione che si poteva effettuare senza per ciò finire in liquidazione. Ma il Presidente - che già si era distinto per non aver versato interamente la quota di copertura spettante a Merate ma solo la quota proporzionale alle azioni possedute - con l'imprudente avallo del suo assessore al bilancio Alfredo Casaletto - importo ancora oggi non versato, si è pure distinto tuonando che lui, quei 22mila euro di risarcimento non li avrebbe "tirati fuori". Linguaggio a parte - al quale ormai ci siamo abituati pur non frequentando le osterie - in un'altra sede sarebbe stato sommerso dai fischi. L'Aula si è divisa tra chi ha rumoreggiato, chi ha sorriso e chi - come il sindaco di Casatenovo Filippo Galbiati - ha scosso la testa ormai rassegnato.

L'inadeguatezza della presidenza va di pari passo col rischio che i comuni acquistino i servizi dai propri concorrenti. Per questo sotto il profilo strategico abbiamo seri dubbi sul futuro dell'Azienda.

A Filippo Galbiati che per primo aveva parlato di necessaria assunzione di responsabilità circa quanto accaduto - ottenendo l'appoggio convinto della sindaca di Monticello - si dovrebbe chiedere l'estremo sacrificio: candidarsi alla presidenza dell'Assemblea dei soci. Col conforto degli olgiatesi, tra i pochissimi a dare prova di avere studiato le carte, conoscere perfettamente il "caso", disporre della necessaria lucidità per andare avanti.

Se la situazione, al contrario, si dovesse cristallizzare, temiamo che Retesalute, tra non molti mesi, si ritroverà nuovamente in liquidazione volontaria. E stavolta - per la fondatezza delle cause - senza alcuna possibilità di ritorno.

Claudio Brambilla
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