Secchi: ''Il covid c’è ancora, ma è cambiato. Cambiamo anche le regole''

Il neocordinatore provinciale di Italia al Centro Andrea Secchi prende spunto dall'intervento del Presidente Toti per fare il punto della situazione covid in Lombardia:
"Il covid è tornato a circolare - ha sottolineato Secchi - ma non ha gli stessi effetti di due anni fa, non è la stessa malattia che abbiamo conosciuto nel passato. Oggi ci sono molti meno pazienti nei nostri ospedali, in Lombardia ieri (domenica) sono stati processati 36.178 tamponi, per un tasso di contagio pari a 23,60% in linea con quello di Sabato. Sono pressochè stabili anche i pazienti ricoverati negli ospedali della Lombardia: 24 quelli in terapia intensiva (lo stesso numero registrato sabato), 1.002 quelli nei reparti ordinari (-5 rispetto al giorno precedente).
"Oggi - continua Secchi - osserviamo un fenomeno assai diffuso ma meno severo, per cui la maggior parte delle persone contagiate ha conseguenze riconducibili a qualche giorno di febbre, raffreddore e dolori muscolari e articolari. La campagna vaccinale, fino alla quarta dose per gli over80 e le persone più fragili, protegge in modo efficace non tanto dai contagi ma dal rischio di complicanze. Credo quindi che sia l'ora di iniziare a trattare diversamente il covid, sia nell'organizzazione ospedaliera, sia nella catalogazione quotidiana, sia nel regime delle quarantene, uscendo anche da questa 'ossessione' dei tamponi. Questo è il momento per farlo: all'inizio di un'estate nel segno della voglia di vivere e della ripresa del turismo e dell'economia.
Invece - prosegue Secchi - oggi continuiamo a considerare il covid come una malattia più pericolosa di quanto sia in realtà, con ospedali organizzati in funzione del virus e quindi meno efficaci nel dare risposte alle altre malattie, limitazioni in molti spazi della sanità, un sistema di tamponi che sforna migliaia di contagiati asintomatici, costretti in casa per giorni.
Cerchiamo di gestire il covid per quello che è: un virus che circola molto nel paese ma che, grazie ai vaccini e alla capacità diagnostica e di cura, non comporta nella stragrande maggioranza dei casi alcuna delle conseguenze terribili che abbiamo conosciuto in passato. Dico tutto questo non avendo mai minimizzato il problema e avendo concordato in passato anche con le misure drastiche di chiusura, quando erano necessarie per la salvaguardia di tutti. Auspico che il governo si occupi di questo in tempi rapidi: il proseguimento con misure eccessive di contenimento della malattia, unite alla crisi causata dalla guerra in Ucraina, potrebbero comportare conseguenze nefaste per nostro Paese, già prostrato dalle chiusure imposte dal virus".

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