Scelta del Presidente: la sindrome del 'torcicollo' limita il campo visivo

Enrico Magni
Ormai si è prossimi al traguardo per l’elezione del Presidente della Repubblica.  Sono mesi che il tormentone rimbalza sui social, in tv e sulle pagine dei giornali come se fosse la promozione pubblicitaria di un nuovo prodotto che ripete noiosamente gli stessi slogan. Si è in attesa di qualche aspetto particolare che stuzzichi la fantasia, come quando compare un nuovo farmaco. Ma non è tempo di miracoli. C’è come una sindrome del torcicollo o dolore cervicale che impedisce di spostare il capo per aumentare il campo visivo evitando vertigini o dolori: chi soffre periodicamente di questo disturbo sa che bisogna fissare sempre un punto, un segno ipotetico per mantenere l’equilibrio.
La semiotica ci dice che i segni sono importanti. Infatti da parte di tutti i soggetti coinvolti, per la candidatura del Presidente della Repubblica, per evitare il dolore cervicale, hanno messo il segno unidirezionale.
Il Presidente in carica, tutte le volte che presiede una cerimonia, saluta e ringrazia; usa il segno del saluto per comunicare la sua intenzione di non (pare) candidarsi.  
Il Presidente del Consiglio, in due conferenze stampa, ha espresso implicitamente la sua disponibilità (non dicendola); nella prima presentandosi come il buon nonno d’Italia pronto a sacrificarsi per i nipotini; nella seconda chiedendo gentilmente ai giornalisti di non porre domande sulla sua candidatura: il nonno desidera essere lasciato in pace. In questo modo ha detto indirettamente che sarà il nonno di tutti e che non appartiene a nessun schieramento politico.
Contemporaneamente il centrodestra ha candidato in prima battuta il padre fondatore del partito di FI considerato uomo d’onore e statista. A candidarlo è stata la fratria di quarantenni, cinquantenni che faticano a emanciparsi dal vecchio e inabile padre a causa della sindrome cervicale. Il padre, dopo qualche giorno, si è accorto di essere stato tradito dal Bruto celtico di turno e ha iniziato a lanciare strali e a segnalare che è lui che comanda, ed essendo il dio dell’olimpo sarà lui, solo lui a decidere cosa fare. Nel frattempo la dea Tarpea aspetta il segnale per scaraventarlo giù dalla rupe: nell’attesa asciuga la fronte del padre. Gli altri della stirpe scappano come scoiattoli o come rane si appostano a terra in attesa.
Da parte del centrosinistra il silenzio è assordante, segnala la congiura, l’attesa, l’assalto alla Bastiglia e aspetta che Bruto compia il parricidio; però, va detto, che all’interno c’è una lotta fratricida tra le varie parti che inibiscono le candidature proposte. Non tutti i nipoti acquisiti tifano per il nonno desiderato dal fratello maggiore: doppio torcicollo con sindrome ulcerosa (attaccare o fuggire?). Soluzione: attendere. Il conflitto latente potrebbe impazzire come una maionese, che per essere recuperata necessita della mano di un bravo chef: Mattarella.
L’altro schieramento non sa dove stare, dove andare, pur essendo il gruppo di maggioranza nel parlamento, dà segnali di insofferenza, rinnega tutto, è in attesa di un miracolo del grillo parlante che è intrappolato nel ventre della balena.
Poi ci sono i naufraghi approdati sull’Isola di Calvino, che grazie a tanti salvagenti appesi in Transatlantico aspettano il segnale più opportuno per permanere ancora un anno nel caldo palazzo. Aspettano il segnale. Sono naufraghi scappati dalle tempeste e dai  Titani di turno.
I segnali sono ancora unidirezionali, per favorire la doppia circolazione, ci vuole un accordo: il semaforo giallo si è bloccato da una parte e dall'altra.
Dr. Enrico Magni
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