Retesalute, Maldini: grazie al CdA, ora si riparta con forza

Ora che la vicenda che ha riguardato Retesalute è arrivata ad una definizione, qualche riflessione è d'obbligo, anche per non lasciare il campo ad alcune strumentalizzazioni che si leggono in questi giorni.
Sono passati circa due anni da quando il consiglio di amministrazione, ora decaduto, ha messo in luce una situazione fino a quel momento sconosciuta e drammatica, che non andrebbe mai dimenticata, perchè sia da monito per il futuro. Ritengo quindi doveroso ringraziare tutte le persone che hanno dedicato tempo ed energie a mantenere la società in esercizio, seppur in un momento di grande difficoltà, senza mai far venire meno i servizi alla persona offerti ai cittadini del territorio, ancora più importanti durante questa terribile pandemia.
In questi mesi invece, mentre la maggioranza degli amministratori del nostro territorio lavorava per trovare una soluzione sostenibile alla profonda crisi di Retesalute, un gruppetto minorinario ha provato in ogni modo a far saltare il banco, rischiando di portare così alla morte dell'azienda e alla fine, forse per sempre, di una esperienza virtuosa di cui tutti dobbiamo andare orgogliosi.
Retesalute è un prezioso patrimonio del territorio meratese-casatese e se qualcuno, approfittando della situazione di difficoltà, sta pensando a piani alternativi, non troverà terreno fertile. Infatti, nonostante la gestione degli anni passati abbia lasciato in eredità risultati finanziari negativi, resta comunque e sicuramente valida l'idea di un'azienda territoriale in grado di gestire il welfare di prossimità rispondendo alle specifiche esigenze delle comunità in cui opera.
La scelta, senz'altro sofferta, di dare avvio alla liquidazione volontaria era l'unica possibilità per poter raggiungere l'obiettivo di rilanciare l'azienda e migliorarne l'efficacia e l'efficienza. Come Partito Democratico siamo al fianco dei nostri amministratori in questo percorso e organizzeremo con loro dei momenti di approfondimento per delineare una Retesalute rinnovata, un modello che guardi al futuro dei servizi alla persona.
Infine, tengo a ribadire per l'ennesima volta un aspetto che tutti coloro che conoscono la storia di Retesalute sanno ma che, evidentemente, qualche inesperto dirigente di partito ignora. La governance della società è, sin dalla sua nascita, condivisa da tutti gli azionisti e le scelte conseguenti non sono mai state di una parte, ma frutti di percorsi che hanno visto coinvolti tutti i comuni aderenti, come è giusto che sia. Le responsabilità su quanto emerso le accerterà la magistratura e saranno chiare solo al termine di tutti i gradi di giudizio. Al momento io vedo decine di amministratori, di tutti gli orientamenti politici, che in questi vent'anni di vita dell'azienda hanno dedicato anima e corpo affinchè un progetto diventasse realtà e potesse camminare superando molte difficoltà. Sono pertanto certa che supererà anche questa.

Marinella Maldini, Segretaria provinciale PD Lecco

Ogni volta che qualche funzionario di partito scrive di Retesalute ci si rende conto di come l'appartenenza faccia premio sulla competenza, sul desiderio di studiare, di capire, di valutare. Il Consiglio di Amministrazione ora decaduto era guidato da Alessandra Colombo, notissima esponente del Partito Democratico. Che oggi - caso davvero singolare - siede anche nel collegio dei liquidatori dietro compenso di 40mila euro. Siamo sfrontati e stavolta un po ci vergogniamo ma non possiamo tacere: per come abbiamo conosciuto 46 anni fa Ambrogio Sala crediamo che non avrebbe mai accettato una soluzione simile per l'azienda che ha contribuito in modo determinante a fondare. E citiamo Sala non certo in qualità di marito dell'avvocata Colombo ma perchè immaginiamo la sofferenza nel vedere finire questa avventura per la quale ha dato tantissimo negli anni. Perchè, signora Maldini, l'avventura è finita. Se Retesalute resterà assolverà semmai alle funzioni di broker di servizi alla persona, non certo di pianificatore e erogatore. Le dimissioni che si susseguono sono la prova della fine. Alessandra Colombo non ha avuto il merito di scoperchiare la pentola: i conti erano già chiari a metà 2018 quando il precedente CdA aveva proposto il piano di risanamento e rilancio, bocciato per un pugno di millesimi da quasi tutti gli esponenti sindaci del PD. I nomi, signora Maldini dovrebbe conoscerli bene. Aristofane, e dopo di lui Goebbels, sosteneva che una menzogna ripetuta dieci, cento, mille volte finisce per diventare verità. Se però non ci sono elementi a supporto della verità autentica. In questo caso c'è il piano di rilancio con firme e date. Bastava applicarlo senza scatenare l'inferno come ha fatto Alessandra Colombo. Ora Retesalute è al capolinea, la Colombo, a differenza di tutti coloro che l'hanno preceduta, non ha lavorato né lavorerà gratuitamente e quelli che avevano lanciato l'allarme, a partire dal dottor Stefano Maffi si devono pagare un avvocato perchè i liquidatori, tra cui la Colombo, li hanno denunciati.  I partiti, a iniziare proprio dal PD dovrebbero osservare un rigoroso silenzio. Le frasi pret a porter lasciano il tempo che trovano. E grondano di ipocrisia. Spacciando il grigiore reale per un orizzonte radioso.

C.B.
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