Valletta: 'tour' tra i quartieri e le stranezze di Tokyo. Il 'Cicerone' è il giovane Andrea

Dalla Mongolia al Giappone. Ha fatto tappa in estremo oriente "Viaggi e Racconti", l'iniziativa promossa dall'Unione dei Comuni della Valletta a quattro mani con il Cai di Rovagnate per permettere a tutti gli interessati di scoprire "angoli" del mondo tramite i "reportage" di chi li ha visitati personalmente.

Andrea Fumagalli


Se infatti venerdì 3 marzo ha "aperto le danze" il signor Sergio, narrando la sua "avventura" sui pedali lungo 1.600 chilometri, da Ulan Bator fino al confine con la Siberia, per poi scendere verso la frontiera con il Kazakistan, il 10 è stato il turno di Andrea Fumagalli, giovane sirtorese che ha trascinato idealmente i tanti presenti nella sala conferenze del nuovo Stadio Idealità per le strade di Tokyo, città visitata dal "Cicerone" della serata nel 2010, da studente in mediazione linguistica prossimo alla laurea. L'afa il primo ricordo condiviso con la nutrita platea: l'estate - ha spiegato il ventottenne - non è proprio la stagione ideale per programmare un viaggio alla scoperta dell'Impero del Sol Levante.

Tanti poi gli aneddoti di viaggio snocciolati uno dopo l'altro dall'appassionato e appassionante oratore - ora dipendente proprio di un ufficio giapponese a Milano - a cominciare dall'iter lunghissimo da seguire prima di poter lasciare - dopo 11 ore di volo - l'aeroporto e iniziare a vivere a tutto campo una realtà effettivamente estremamente "diversa rispetto a quella a cui siamo abituati".
Le quasi due ore di racconto sono state strutturate immaginando una passeggiata nei principali quartieri della città, coprendo però distanze enormi: Tokyo - come spiegato da Andrea - è infatti una megalopoli da 13 milioni di abitanti, più dell'intera Lombardia.

L'itinerario ha preso il via da Ochiai, zona residenziale dove il sirtorese e le amiche che hanno condiviso con lui l'esperienza di questa vacanza-studio durata complessivamente due mesi, alloggiavano, a circa 20 minuti di metropolitana dal cuore economico/amministrativo della capitale. La descrizione della loro abitazione ha strappato sorrisi per via dell'ammessa scomodità dei futon e... per la pulsantiera - immortalata in una delle tante foto che hanno accompagnato il racconto - a disposizione a lato della "tazza" per mascherare le proprie "secrezioni corporee" con bolle di sapone, schizzi d'acqua colorata e diverse fragranze godendo al contempo di "benefici" quale la tavoletta riscaldata o... fibrante.

Qualcosa per noi inimmaginabile, esattamente come l'esistenza - in centro- di un quartiere dichiaratamente in mano alla "mafia" locale, con tanto di insegne luminose e "personaggi dalle facce losche", non solo tollerato dal governo metropolitano ma anche "regolamentato", all'interno di una città "davvero sicura" dove la gente, per tenere occupato un tavolo nel più commerciale dei fast-food non esita a lasciare il cellulare, un pc o la borsa sul tavolo, nella convinzione che nessuno si permetterà di toccare nulla secondo la logica "cose tu sono tue, cose mie sono mie". Altra cosa per noi impensabile come il non poter fumare per strada - se non in aree riservate ai bisognosi di nicotina - o l'entrare in un vagone della metro strapieno senza però venire in contatto con gli altri presenti, quasi a mantenere invisibile bolla d'aria tra un passeggero e l'altro oppure ancora il non poter tenere i capelli lunghi per gli impiegati o il dover nascondere i tatuaggi in un Paese dove tale arte affonda le proprie radici.


Tutte stranezze viste con gli occhi del turista. Ma altrettanto "curiosi" - come ben evidenziato da Andrea - risultano invece i viaggiatori occidentali agli occhi di un popolo a lungo isolato come quello nipponico. Ed ecco allora i locali guardare con stupore una ragazza alta 1.80 e con i capelli naturalmente biondi, lontanissima dal giapponese tipo oppure sviscerare strani stereotipi sull'Italia e l'italiano medio tutti in grado di far sorridere i presenti: da Roma in giù è il far west, con spari per strada; il pranzo della domenica non è tale senza trenta famigliari almeno al tavolo come nei film; se dimentichi di "onorare le feste" il Papa ti bacchetta...

Riprendendo il "giretto" per la città, dopo Shinjuku, il giardini reali dominati dal silenzio interrotto solo dal canto delle cicale e Harajuki, Andrea ha guidato la platea a Shibuya, celebre per la statua del cane Hachiko, simbolo di fedeltà, reso "famoso" dal film con Richard Gere. Passaggio poi ad Harajuku, il quartiere dei giovani nonché in vetta alla Tokyo tower alta ben 333 metri con la visuale capace di spingere, nelle giornate limpide, fino al monte Fuji e al parco di Ueno con il suo enorme stagno per metà coperto da fiori di loto.


Di Asakusa citato invece il quartier generale della birra Asahi - con il palazzo a forma di pinta - e l'antico tempio decorato con due enormi pantofole pronte per essere indossate da Buddha qualora decidesse di tornare sulla terra. Non è visitabile in alcun modo, poi, il palazzo reale a Chiyoda: ci si deve accontentare della bellezza delle case in stile vittoriano e della copia della stazione di Amsterdam, uno dei diversi edifici, della città, rifatti identici agli originali sparsi per il mondo.

L'esempio più incredibile? La statua della libertà, riproposta uguale uguale - ma ben più piccola - a Odaiba, sulla baia celebre per i suoi "fiori di fuoco", come i giapponesi chiamano i fuochi d'artificio, romantica chiusura del tour tra le strade di Tokyo scelta dal sirtorese che ha regalato al suo "pubblico" anche un'appendice a Kamakura, fuori dal perimetro della capitale, caratterizzata da un alto numero di templi e da una grande statua di Buddha, che regala la possibilità di vedere il mondo... attraverso i suoi occhi.

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Non negate, nella riflessione finale, le problematiche - come l'elevato tasso di suicidi - che affliggono un Paese a noi "distante" - non solo geograficamente - come il bel Giappone.
La prossima destinazione? Il Salvador. Si "parte" il 31 marzo alle 20.45.
A. M.
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