Umberto Bossi e la politica fratricida

Per cercare di capire il contrasto in atto nella Lega Nord da qualche tempo è indispensabile rileggere velocemente il profilo pubblico del senatùr. Umberto Bossi nasce a Cassano Magnago il 19 settembre 1941, è eletto per la prima volta al Senato  nel 1987  (X legislatura), fatto per il quale ancora oggi è soprannominato il Senatùr.  Dal 1992 al 2001 ricopre per quattro volte la carica di deputato e per altrettante quella di parlamentare  europeo; attualmente è ancora deputato del Parlamento Italiano e da pochi giorni non è più ministro, non del parlamento padano, ma quello della penisola. E, per concludere, con il fazzoletto in bocca, gridando 'Roma Ladrona' è entrato nel governo per la prima volta nel 2001come Ministro per le Riforme Istituzionali e la Devoluzione nel Governo Berlusconi II.
Nel 1980 insieme a Roberto Maroni e con Salvadori fonda Unione Nord Occidentale Lombarda per l'Autonomia  che diventerà nel 1984 Lega Lombarda. Nel lontano 1989 è eletto segretario della Lega Nord, lo è tuttora (1989-2012); da 23 anni è il segretario indiscusso della Lega Nord.  E' il segretario di partito della Repubblica Italiana e dell'immaginifica padania più longevo, quasi come Stalin (1927-1952) che per 25 anni fu segretario del PCUS.
I primi ad essere messi alla porta dal movimento da Umberto Bossi, cofondatori, sono stati  il cognato Pierangelo Brivio e la sorella Angela Bossi.
Umberto Bossi è un accentratore, un padre-padrone, che si è inventato un partito, prendendo ispirazione da Union Valdotaine (1979), per sbarcare il lunario della sua precarietà di  soggetto indefinito. In poco tempo diventa un self man, un sedurre, un incantatore. Tutto questo per sottolineare che la Lega Nord è Umberto Bossi, la Lega Nord è sua; è il frutto della sua mitomania, è il lavoro che si è inventato. E' riuscito a catturare verso di sé, per poi escluderli, persone come Alessandro Cè, Francesco Castellazzi, Vito Gnutti, Fancesco Tabladini, Gianfranco Pagliarini, Sergio Rossi e altri che credendo nelle istanze politiche emergenti del movimento e nel cercare di allargare in modo democratico il movimento, si sono trovati di fronte l'incarnato Alberto da Giussano. Anche Alberto da Giussano è un personaggio leggendario del XII secolo citato in alcune opere letterarie scritte in secoli successivi. Il nome di Alberto da Giussano appare per la prima volta nella cronaca storica della città di Milano scritta dal frate domenicano Galvano Fiamma nella prima metà del XIV. La cronaca fu scritta per compiacere Galeazzo Visconti signore di Milano, ricostruendo la storia del medioevo del comune in toni eroici. Alberto venne descritto come il cavaliere che si distinse insieme ai due fratelli nella battaglia di Legnano del 29 maggio 1176 per aver guidato la Compagnia della Morte.
Umberto Bossi sfruttando un archetipo psicologico del pensiero  magico-animistico, che è presente nella dimensione collettiva e richiama aspetti fantasmatici di mondi possibili, di mondi immateriali e immaginifici che coinvolgono il cuore, la pancia e la testa delle persone, è riuscito a costruire attorno a sé un consenso sociale. Bossi si è inventato tutto, non può accettare che il fratello più caro lo ripudi pubblicamente. Bossi però, da buon mitomane, si è preparato in tempo, crescendo e coccolandosi una schiera di nipotini pronti a combattere per lui, sacrificando anche sull'altare della Compagnia della Morte il fratello Roberto Maroni.
All'interno della Lega Nord si sta consumando una scena primordiale che determinerà un cambiamento nel consenso sociale ma non nel politico. Non a caso l'angoscia di essere mangiati dal padre Cronos (Bossi) fa dire immediatamente ai politici locali della Lega Nord di essere con il padre fondatore e salvifico  e non con il fratello.
Ciò che accade nella Lega Nord non è un fenomeno a se stante ma è presente anche nelle altre organizzazioni politiche italiane e non solo. E' un paradosso: più la società è ipermoderna, ipertecnologica, globalizzata e globalizzante e più compaiono strutture archetipe e/o primordiali che
preoccupano.
Dott. Enrico Magni
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